Redazione | Un fulmin a ciel sereno si abbatte sulla riapertura dell’isolotto di Vivaro. Gli eredi DIANA – infatti – hanno diffidato il Comune di Procida ad intraprendere qualsiasi iniziativa senza aver sottoscritto un accordo o un protocollo d’intesa. Ecco il testo del duro ed inequivocabile comunicato stampa:
«Gli eredi Antonio e Francesca Diana, beneficiari in virtù della sentenza della Corte di Appello del maggio 2015, che ci riconosce universalmente proprietari dell’isolotto di Vivara sentono la necessità di rispondere a quanto pubblicato il 1 aprile su repubblicanapoli.it, relativo alla riapertura ufficiale dell’isolotto di Vivara. Dopo contatti avuti con il sindaco di Procida e l’assessore a Vivara Carannante, eravamo in attesa di essere coinvolti, come da loro auspicato, per le suddette attività, relative alla nostra condizione di proprietari, mentre apprendiamo attoniti, dall’articolo di Repubblica, di essere stati retrocessi arbitrariamente a proprietari di serie C rispetto ai vecchi proprietari costituiti dalla Fondazione Ospedale Albano Francescano di Procida.
L’isola di Vivara, come riportato dai nostri legali, è stata da sempre proprietà privata, e dal 1940 a maggio 2015 nel possesso dell’attuale Fondazione Ospedale Albano Francescano di Procida, che certo non si è distinta per la cura e tantomeno la valorizzazione dell’isola. La questione giuridica pone le sue origini nell’interpretazione del vecchio testamento del 1939 che assegnava l’isola alla Fondazione, dalla quale è nato un contenzioso legale iniziato nel 1999, e che ad oggi – dopo 6 gradi di giudizio, ha determinato nel 2015 che i legittimi proprietari dell’isola sono Francesca e Antonio Diana.
Definita l’attribuzione della proprietà a seguito di una sentenza della 4a Corte di appello Civile di Napoli del 2015, segue una precisazione: «Se quindi sembra strano, da un lato, che nessuno – e specialmente gli amministratori comunali – sentano il dovere di confrontarsi con la proprietà, discettando di future destinazioni di Vivara come se fosse cosa loro, dall’altro va chiarito che, se l’Italia è ancora uno Stato di diritto e la sempre invocata Costituzione conta davvero qualcosa, nessuno può disporre di un bene altrui senza il consenso dei legittimi proprietari. Nel nostro caso noi signori Diana, nel solco di nostro padre, l’avvocato Giuseppe Diana, che dedicò molti anni di studio a Vivara, scrivendo anche un libro sulla sua storia e le sue vestigia, siamo fermamente decisi ad assicurare, ancora più delle nostre ragioni, un futuro prossimo di rilancio e valorizzazione di Vivara, mettendo fine a decenni d’incuria e di sostanziale abbandono. Tutto ciò dialogando con ogni soggetto realmente interessato a partecipare a questo progetto, ma senza accettare imposizioni e condizionamenti di sorta».
Il nostro auspicio è che d’ ora in poi, chi voglia immaginare un futuro per Vivara si confronti «con i suoi neo proprietari, ai quali sta a cuore di vedere l’isola riportata alla dignità e anche ad una civile e corretta fruibilità da parte del pubblico, in forme adeguate e con le opportune tutele. Si sa che il tempo porta tanti risvolti differenti , ad esempio nel gennaio di quest’anno, hanno chiesto di incontrarci il Sindaco di Procida accompagnato dall‘Assessore per Vivara, incontro avvenuto presso gli uffici dei nostri legali, i quali ci chiedevano quale fosse la nostra posizione su una probabile riapertura al pubblico dell’ isola di Vivara. Eravamo ben propensi a rendere fruibile l’isola al pubblico, e in quell’occasione comunicammo al sindaco e all’Assessore che la riapertura poteva
avvenire formulando con noi un protocollo d’intesa.
Entrambi gli esponenti del Comune si mostrarono favorevoli a questa proposta, ma inaspettatamente oggi scopriamo tramite i media che questo accordo ancor prima di essere stabilito è stato vanificato. Alla luce di quanto sopra è nostra intenzione diffidare tutti gli enti preposti dal riaprire l’isola, senza aver stilato un protocollo d’intesa o una convenzione con la proprietà.»