Redazione | E’ partita da qualche giorno la petizione on line, promossa dal Comitato Utenti Isola di Procida coordinato da Peppe Giaquinto, per chiedere alle Istituzioni e compagnie di navigazione che operano nel Golfo di Napoli di fare in modo che “I Figli di Procida” quando tornano alle loro origini non vengano trattati alla stregua di turisti.
“Preg.me Rappresentanze in indirizzo,
ci preme condividere con Voi la necessità di intraprendere un’iniziativa per far si che la riduzione del biglietto passeggero ed auto riservata ai residenti ed applicata sui mezzi di trasporto marittimi – traghetti ed aliscafi – da parte delle società che operano nel golfo di Napoli, venga estesa anche a chi è nato a Procida, a chi vi ha vissuto per anni, a chi è nato da genitori procidani.
Con la presente richiesta e sottoscrizione vogliamo mettere al centro della nostra comune attenzione e sensibilità tutti quei Procidani che, per motivi familiari, di lavoro, di studio risiedono fuori dall’isola e che si vedono costretti a subire un vero salasso economico quando decidono di ritornare a Procida per le vacanze, per ritrovare i parenti, per partecipare ad eventi e cerimonie, per semplice affetto.
Sono tanti i Procidani sparsi fuori dall’isola. Sono nati e cresciuti a Procida, ci sono rimasti fino a venti, trenta, quarant’anni e più. Poi motivi di lavoro in genere, ma anche motivi di studio e scelte di vita li hanno portati a risiedere lontano dall’isola.
Un’isola che ovviamente non riesce a dare risposte occupazionali alle centinaia di giovani diplomati e laureati e che esporta in Italia e all’estero, un’isola dove anche le occasioni di studio e di specializzazione vedono collocare centinaia di giovani fuori dal proprio territorio, dove spesso poi mettono su famiglia. Procidani che per forti valori e tradizioni trasmesse, mantengono un rapporto molto stretto con i propri familiari e con le specificità del territorio.
Tutti questi Procidani, sparsi per l’Italia ed il resto del Mondo, hanno sull’isola genitori, parenti, amici. Hanno il piacere di ritornarci ogni fine settimana per riabbracciare, per riassaporare, per risentire. Hanno legami col territorio, che trasmettono ai propri figli, portano dentro tradizioni mai sopite, aspettano eventi e manifestazioni a cui partecipare, programmano le ferie da trascorrervi.
A loro che hanno Procida nel cuore dobbiamo riuscire a dare una risposta di cuore.
E’ mortificante vedersi tra le mani un biglietto con su scritto “tariffa ordinaria”. Loro non sono ordinari, sono speciali. Sono figli di Procida, che già per altri motivi hanno scontato la loro condizione di isolani isolati: istruzione, lavoro, trasporti, sanità, tempo libero. Non gli possiamo anche chiedere un dazio cosi esagerato per riabbracciare i propri cari e ritrovare il calore inconfondibile della propria isola. Questi Procidani vanno rispettati. Portano in giro valori familiari come la solidarietà ed il senso della comunità. E quando avvertono il richiamo dell’isola dobbiamo accoglierli come Procidani. Debbono sentirsi sempre padroni di casa e non ospiti.
E’ assurdo pagare per una famiglia di 4 persone circa 100 euro ogni volta che si decide di rientrare a Procida e qualcosa in più se si viene con l’auto al seguito, senza contare il pagamento della tassa di sbarco per mettere piede sulla propria isola.
Tassa di sbarco che nella recente modifica al regolamento voluta ed apportata dall’amministrazione comunale prevede che i cugini di Monte di Procida ne siano esonerati per ragioni di legami storici, sociali, culturali. Tanta sensibilità per i cugini, nessuna per i figli di Procida.
Resta evidente che su questo aspetto l’Amministrazione Comunale ed il Consiglio Comunale dell’isola debbano fare la propria parte per vedere cancellata, in tempi brevi, questa disparità e vessazione a carico di chi ha radici molto più profonde sul territorio.
Da questa azione di notevole impatto dal punto di vista emozionale ed antropologico, ne uscirebbero orgogliosi tutti, dalle rappresentanze istituzionali locali, passando per le Compagnie di Navigazione, fino alla Regione Campania che riscontrerebbero con estrema sensibilità le esigenze di una comunità. Questo permetterebbe, certamente, a tanti di venire più spesso sull’isola, recuperando, da parte delle compagnie di trasporto marittimo, in parte le perdite sulle agevolazioni riservate. Una sorta di fidelizzazione con l’isola e con il trasporto via mare a costi contenuti.
Si parla tanto di continuità territoriale, di direttive europee, di carta dei servizi, ma poi, nella pratica quotidiana, quando un collega di lavoro, di studio o un vicino di casa di Milano o piuttosto di Salerno, nel fine settimana, decide di far ritorno a casa per riabbracciare la famiglia, si mette in auto, paga il rifornimento e i dovuti pedaggi stradali e arriva a destinazione. Per chi abita su un’isola campana, come Procida, a tutto questo bisogna aggiungere il trasporto via mare che per un Procidano, non più considerato residente, raggiunge costi assolutamente scoraggianti, iniqui e diseguali.
Esemplare, in questo senso, il caso di un nostro concittadino, nato e cresciuto a Procida fino a 32 anni, dove tuttora vive la madre disabile, ma residente a Roma per motivi di lavoro. Per lui andare settimanalmente a far visita alla madre – impossibilitata a muoversi – insieme a moglie e figlia rappresenta un “salasso” perché solo per i biglietti Caremar la sua famiglia di tre persone spende 305 € ogni mese, venendo in aliscafo e rientrando in traghetto e lasciando l’auto al porto di Napoli con ulteriori costi. Si tratta di cifre insostenibili ed assurde per andare a trovare un proprio caro perché sono le stesse tariffe applicate al turista che viene una volta l’anno a vedere le bellezze isolane. Costa meno volare low cost verso una capitale europea: è un paradosso.
Ovviamente, tutte le modalità di concessione dell’agevolazione vanno opportunamente concordate e disciplinate, onde evitare abusi ed eccessi. Ad esempio, allargare l’agevolazione per i nati a Procida, così come stabilito nei regolamenti di trasporto per molte altre isole, risulterebbe di nessuna efficacia, visto che per ragioni sociali legate essenzialmente alla carenza di organizzazione sanitaria, la quasi totalità dei Procidani dagli anni 60 ad oggi nascono fuori dall’isola. Per cui riteniamo imprescindibile legare l’agevolazione ai figli di genitori procidani e ai diretti familiari.
E’ chiaro che diventa fruttuoso intraprendere un tavolo di confronto che in tempi ragionevoli porti ad una soluzione che dia il giusto riconoscimento ai tanti Procidani che vivono fuori dall’isola e che non possiamo considerare turisti.
Sia chiaro: la nostra non è e non può essere una battaglia di rivendicazione e di legittimazione giuridica, è semplicemente una battaglia di sensibilizzazione verso le istituzioni e le compagnie di navigazione. Altre isole ci sono riuscite (vd. Sardegna, Sicilia, Isole Toscane). Altre istituzioni si sono mosse (vd. Regione Sicilia, Sardegna, Toscana oltre alle amministrazioni locali delle isole toscane, siciliane, sarde). Altri armatori hanno accolto la richiesta con estrema disponibilità (vd. Moby Lines, Toremar, Tirrenia, Delcomar, GNV). Adesso tocca a Voi.