Redazione | Non solo i giardini di Elsa Morante, quelli dove la scrittrice amava sostare e riposare tra i limoneti e il profumo dei sempreverdi. Procida è piena di giardini letteralmente meravigliosi, curati in maniera certosina dai proprietari, e che si possono annoverare tra le tante ricchezze abbandonate del territorio. Infatti raramente questi splendidi giardini fioriscono e fruttificano all’interno dei palazzi antichi del centro storico oppure prospicienti le villette più moderne. Il verde che non conosci e che non ti aspetti, quello allestito e custodito con amore da tante persone negli spazi di proprietà. Spesso invisibili dalle strade essi spalancano la vista degli osservatori più attenti di una bellezza di natura florida, ricca di colori e di profumi, ma soprattutto di frutti, come i limoni. Eccellenza procidana da secoli infatti il limone è il simbolo dell’isola. Fino ad un secolo fa nei giardini dell’isola, come nei porticcioli, si svolgeva gran parte dell’esperienza vitale delle famiglie isolane: Preti, marinai e contadini, come ha scritto il Prof. Domenico Ambrosino in una delle sue ultime fatiche letterarie. Generazioni di famiglie che amavano incontrarsi in questi luoghi e che cosa più unica che rara non avevano delimitazioni nei confini e si potevano attraversare con libertà e rispetto delle coltivazioni altrui. Purtroppo oggi non è più così. Un massiccio insediamento urbanistico e ha svilito i contorni. Ai confini sono sorte separazioni ben precise, reti metalliche muri di cinte.
“Una buona notizia per chi per anni, operando in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio paesaggistico, storico ed ambientale e facendolo con tecniche integrate, tradizionali e biologiche, ha subìto la concorrenza sleale di un mercato che non sempre privilegia la qualità”. Così Paolo Russo, deputato di Forza Italia, a margine dell’approvazione, questa sera in Senato, del disegno di legge che prevede particolari disposizioni per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici. Il testo torna ora alla Camera per essere definitivamente licenziato dal Parlamento.
“Confidiamo in una approvazione lampo già in sede legislativa alla Camera, in Commissione Agricoltura, in modo da accelerare l’iter sino all’entrata in vigore della legge”, sottolinea Russo, che ad aprile 2013 aveva depositato come primo firmatario, proprio alla Camera dei Deputati, un’analoga proposta di legge, poi confluita nel testo unificato approvato nella seduta odierna da Palazzo Madama.
“Da oggi i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli della nostra fascia costiera possono iniziare a sentirsi più tutelati, il loro duro lavoro può proseguire con una marcia in più, con la consapevolezza cioè di poter presto contare su regole e tutele certe, in grado di compensare quello spread tra ricavi di vendita e costi di produzione che per anni li ha visti indietro o comunque in affanno nella competizione globale tra prodotti agricoli. E ciò proprio a causa degli elevanti sforzi economici che la gestione di queste colture tipiche e tradizionali richiede”.
“Gli agrumeti caratteristici sono infatti tali per le particolari condizioni ambientali e climatiche in cui crescono. Rappresentano dunque un unicum nel nostro Paese, che tuttavia si ritrova massicciamente nelle produzioni campane della Costiera amalfitana, della Penisola sorrentina e delle isole come Procida o Capri. Si tratta di colture famose in tutto il mondo, che non a caso oggi il legislatore ha scelto di tutelare in chiave di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia delle cultivar, con contributi a copertura parziale delle spese che ogni anno i nostri agricoltori sostengono”, evidenzia Paolo Russo, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati nella precedente legislatura.
“Il finanziamento previsto è di 4 milioni di euro in tre anni ma sta comunque alle Regioni, una volta approvata la legge, fare tempestivamente e bene la propria parte, dal momento che il testo prevede il loro coinvolgimento diretto nelle procedure prima di assegnazione dei contributi e poi di controllo dei fondi erogati”, conclude Paolo Russo.