Redazione | La spada di Damocle della chiusura o del ridimensionamento del piccolo nosocomio dell’isola di Arturo torna a farsi sentire prepotentemente alla vigilia di questa estate. E paradossalmente è il silenzio tombale che è calato su tutta la vicenda ad allarmare i Procidani. Proprio nelle ultime ore il Comitato tutela difesa dei diritti del cittadino #lospedalenonsitocca, che da pochi giorni si è legalmente costituito, ha indirizzato una lettera aperta alle istituzioni preposte per far luce sulla situazione sanitaria sull’isola:
«Dopo la favorevole sentenza del Tar di dicembre 2016 , con delibera 127 del 14-2 17 il direttore dell’Asl D’Amore prendeva atto della disposizione dell’allora Commissario Polimeni di far reincludere il Ps di Procida nell’atto aziendale e dava mandato ai suoi dirigenti di dare seguito alle prescrizioni di Polimeni.
Ebbene da allora sono passati quasi 4 mesi e di tale modifica dell’atto aziendale non v’è alcuna traccia, né potendosi invocare a giustifica il voler attendere un eventuale ricorso del Ministero al Consiglio di stato( i cui termini peraltro scadono a giorni)
Né peraltro( cosa ancora più grave) c’è stata da parte della struttura commissariale nessuna modifica del Piano ospedaliero in seguito alla sentenza del TAR.
Sembra quasi che entrambi vogliano stendere un velo di interessato oblio sulla vicenda giudiziaria, evidentemente non ancora metabolizzata da Ministero e Asl.
In questi quattro mesi invece abbiamo assistito al continuo ed inarrestabile declino del presidio ospedaliero.
Non vogliamo riferirci ai due episodi culminati nel decesso di una bambina e di una giovane sulle quali ci sono delle inchieste in atto che certamente faranno luce su eventuali responsabilità. Non possiamo comunque dimenticare che ogni giorno medici e paramedici del nostro ospedale si battono al meglio delle loro capacità, anche compatibilmente con l’organizzazione e le strutture che vengono a loro forniti.
Ci riferiamo piuttosto alla pluriennale mancanza di una qualsiasi forma di direzione sanitaria che non avvenga per via telefonica,al persistente allontanamento del cardiologo ambulatoriale e del gastroenterologo, con impossibilità di eseguire endoscopie ecocardiografie, ecg e quindi con la necessità di eseguire faticose e costose trasferte in terraferma con un’ambulanza per eseguire consulenze specialistiche per pazienti ricoverati.
Come pure nulla è stato fatto per dotare il laboratorio di analisi della possibilità della firma digitale da remoto, per abbreviare i tempi di consegna dei referti laboratoristici.
Intanto mentre è gia andato in pensione il dr Venza, apprezzato chirurgo ambulatoriale, ad agosto perderemo per la stessa ragione il dr Caruso, stimato responsabile del day Surgery, che in questi anni si è battuto tra mille difficoltà per assicurare una attività chirurgica di elezione: diventerà un problema persino trattare un’unghia incarnita.
Ma la novità di questi giorni è quella del prossima chiusura “ per inidoneità dei locali” del presidio di via Libertà dove sono allocati il 118 e la Continuità assistenziale (Guardia Medica) e del loro trasferimento dal 1 luglio presso l’ospedale.
Intanto rileviamo come sia singolare che il presidio di via Liberta, posto in zona centrale e nevralgica dell’isola, in fitto dal 2003 alla guardia medica e dal 2010 anche al 118, oggetto in questi anni di plurimi e costosi lavori di adeguamento, improvvisamente si riveli “inidoneo”.
Se pure così fosse,in questi mesi non c’è mai stato il tempo di individuare una sede alternativa che non fossero alcuni locali che sono stati impudentemente chiesti dall’Asl in comodato gratuito al Comune? E, solo per esempio per la Guardia medica, perché non si è pensato ai locali del Distretto a S.Antonio?
Tale trasferimento significherà che in ospedale verranno sacrificati locali per assicurare spazi vitali ( ed a norma ?) a questi servizi territoriali sottraendoli a quelli ospedalieri, aumentando il tasso di promiscuità( si prevedono 7 addetti in una stanza!) e la confusione dei ruoli. Senza considerare la perdità della centralità “ geografica” del presidio di via Libertà, obiettivamente più facilmente raggiungibile dall’utenza e dai sanitari.
Ancora: chi ricoprirà i ruoli dei dipendenti OSS attualmente in servizio in ospedale e Distretto quando (dopo la gara di appalto indetta per quest’autunno) verranno destinati come previsto al servizio 118 di Procida e Ischia?E i volontari che prestano la loro opera nel 118 che fine faranno?
Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, e non vorremmo che tutte queste disposizioni non siano invece propedeutiche (come da anni si ventila e si sia persino scritto nel piano Ospedaliero)all’obiettivo che il P.S diventi un punto di Primo Intervento ,iniziando già da questa estate a tamponare improvvise (?) carenze del personale ospedaliero.
Pertanto invitiamo l’amministrazione comunale ad attivarsi presso la dirigenza Asl per discutere di tutti questi aspetti che abbiamo segnalato da tempo. Se ci sono locali che il Comune ha da mettere a disposizione lo si faccia ( immaginiamo almeno in cambio di impegni precisi e stringenti sulle criticità suesposte) per evitare di dare alibi a chi persegue obiettivi inconfessabili .E’ evidente che se dovessero continuare da parte dell’Asl NA2nord atteggiamenti di sfacciata negligenza o peggio provocatori ,non resterebbe , da parte di noi del Comitato per la difesa dell’ospedale, che chiedere alle forze politiche di pronunziarsi sulla richiesta di distacco di Procida dalla ASL Na2 nord e sulla richiesta di essere integrati nella ASL Na1, come avvenuto per Capri».