Redazione | «E’ sempre un piacere incontrarla». Esordisce così, Renato Marconi, amministratore delegato del Marina di Procida, mentre ci saluta al tavolino della banchina del porto turistico isolano. Con lui a fare gli “onori di casa” il Presidente Eugenio Michelino e il direttore tecnico Michele Scotto.
La conversazione assume toni molto cordiali snocciolando tutti una serie di novità e soprattutto il lavoro fatto in questo ultimo anno. Infatti ai più distratti, sarà passato inosservato quanto anche in termini strutturali il Marina di Procida abbia assunto una dimensione più dignitosa. Solo fino a qualche anno fa , infatti, gli uffici erano dislocati in due container, i bagni erano dei mostri di plastica a fronte mare, senza parlare di tutto il resto.
Oggi invece gli uffici sono stato ricavati nell’ex macello dopo che per anni la Soprintendenza ne aveva rallentati i lavori e finalmente gli impiegati possono lavorare in un ambiente dignitoso. Del resto il Marina di Procida è un pò la Hall dell’isola. Il punto di sbarco di centinaia e centinaia di yacht e barche che giungono sul territorio isolano. «Siamo il più grande Albergo dell’isola – dice il Presidente Eugenio Michelino – ed è nostra intenzione accogliere i nostri clienti nel migliore dei modi. Sin dal primo giorno del mio insediamento mi sono attivato per cercare di innovare al massimo questo porto. L’esperienza di questi anni in Assonat, mi ha permesso di girare l’Italia e non solo e ho capito le potenzialità del nostro porto turisitico».
Potenzialità che negli ultimi anni, complice una crisi esasperata del settore, ha frenato. Infatti l’introduzione della famigerata tassa di stazionamento/possesso, che ha permesso all’erario di incassare un totale di 25/28 milioni di euro (rispetto ai 200 attesi), ha infatti concorso acché, nel quinquennio 2008/2012, il contributo della nautica al PIL nazionale precipitasse da 5,55 miliardi di euro a meno di 2 miliardi* con le ripercussioni ovviamente estese al capitale umano che ha visto un vero e proprio tracollo sia degli addetti diretti che indiretti dell’industria nautica. I porti turistici nazionali, già alle prese con lo scellerato aumento dei canoni di concessione demaniale del 2007, con la Tarsu/Tares, con una burocrazia disomogenea fra le Regioni ed una normativa fiscale in continua trasformazione, hanno naturalmente patito le ripercussioni dovute all’andamento del comparto nautico assistendo ad una massiccia fuga verso l’estero di diportisti e ad un crollo di ormeggi e spese. Ad oggi, sebbene i timidi segnali di ripresa, sembra essere ancora lontano il momento in cui si potrà stappare la bottiglia di champagne per salutare una vera ripresa che, comunque, difficilmente permetterà di rivedere a breve termine i caratteri e la crescita dei primi anni di questo secolo.
Fatta questa doverosa premessa, a distanza di ormai sei anni dall’inizio di questo inaspettato contesto che ha bruscamente segnato l’intero settore turistico nautico mondiale, è forse giunto il momento di provare a porci un interrogativo. La situazione della portualità turistica nazionale, senza ovviamente generalizzare, sembrerebbe ad oggi mostrare modelli di gestione ancorati a schemi superati, ad idee e concetti non più adatti alla attuale situazione di mercato.
Ad illustrarci le novità, appunto del Marina di Procida, è proprio l’Ing Renato Marconi: «Dobbiamo continuare l’opera di integrazione del porto con l’isola, Il concetto di porto turistico è evoluto in quello più ampio di destinazione turistica integrata con il territorio retrostante. Vivendo nell’epoca del Web 2.0, ci siamo attivati con il presidente per l’avvio di un’applicazione #inprocida che già ha riscosso un grande consenso. Quasi tutte le attività commerciali della zona e non hanno aderito entusiasti al progetto. A ciò si aggiunge la formazione professionale; a tal riguardo il percorso attivato con la scuola per i progetti scuola lavoro, è una importante opportunità per i giovani di Procida. Non dobbiamo mai dimenticare che le capacità tecniche rappresentano ormai una piccola parte del vasto bagaglio di competenze che deve possedere chi gestisce questi porti turistici estremamente complessi».
Il discorso è finito inevitabilmente sul piano ormeggio e sul rapporto con i diportisti locali. «Di concerto con l’amministrazione ed alla presenza del Sindaco abbiamo sottoscritto una bozza di contratto con l’associazione che raggruppa i diportisti. Vogliamo essere disponibile ad ogni interlocuzione e la bozza sottoscritta al vaglio dell’assemblea va in questa direzione».
Purtroppo, però, nella seduta dell’assemblea tenutasi lo scorso weekend, i diportisti all’unanimità dei presenti ha bocciato il piano previsto da Marconi. 37 voti sfavorevoli che riaprono una frattura mai sanata tra il Marina di Procida e l’associazione Marina Grande.
Senza entrare nel merito della bozza del contratto che non conosciamo, la proposta avanzata dal Marina di Procida in sede di interlocuzione non può che essere guardata con attenzione. Non si comprende bene perché non si voglia mettere fine ad una situazione che da troppi anni si trascina e che rischia di minare alla radice la credibilità di certe sigle di diportisti.
L’equazione reddito – pagamento quota ormeggio, crediamo debba essere proporzionata. E non si capisce bene il diniego a mostrare in sede di dichiarazione questi redditi per provare ad uniformare il pagamento della quota associativa i a quanto stabilito dalle norme che regolano il rapporto tra diportisti locali e marina di Procida.
Ma quale look! Ma fatemi il piacere!
La verità è che i napoletani politici..,il cui prestanome è Marconi,si sono impossessati del nostro porto.
All’inizio ,fummo svenduti dall’allora Sindaco ,ora che sono in possesso del 75%
vogliono ” decapitare ” i diportisti procidani e quei 4 lavoratori che ci lavorano,mal pagati e vessati..
La pax tra il Comune e il Marina è dovuta solo al posizionamento di Michelino,per un piatto di lenticchia…
Noi,fino adesso,ci abbiamo solo rimessi ,basti pensare alle ripetute annuali ricapitalizzazione che il Comune ha dovuto sborsare..
Altro che nuovo look! E ,non bastasse ,abbiamo dato pure ,in comodato d’uso,insistente e funzionale al Marina.
Poveri procidani,in mano a questi…