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L’editoriale di Gino Finelli: SCONCERTANTE QUANTO ACCADUTO GIORNI FA NELLA SANITA’ LOCALE

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Lug 21, 2017

Gino Finelli – Sconcertante. E’ il termine giusto per definire l’episodio accaduto ad un collega e paziente qualche giorno fa.  Recatosi all’Ospedale di Procida per un forte dolore addominale di natura da definire, si trova in un presidio ospedaliero  con una flebo al braccio antidolorifica e come accertamento diagnostico un prelievo venoso.

Neanche una semplice ecografia, non per l’assenza  dell’apparecchio, ma di chi avrebbe saputo e dovuto far funzionare la macchina; nessun altro accertamento diagnostico . Un ritorno dunque al passato quando l’assenza della tecnologia dava spazio alla sola semeiotica clinica che, attraverso i segni e i sintomi, consentiva di formulare una diagnosi e applicare una terapia. Erano i tempi di De Ritiis, Coltorti, Galloro, Zannini ecce cc, tempi in cui la clinica era lo strumento cardine e, forse anche unico, per effettuare una diagnosi. Ma oggi la semeiotica, orami desueta, che non viene più insegnata nelle scuole di medicina e che non ha più neanche valore scientifico, ha lasciato spazio alla tecnologia spesso anche sopravvalutata e male utilizzata. E quindi accade che difronte ad un dolore addominale di natura da definire, in assenza di attrezzature specifiche o di tecnici in grado di farle funzionare, il medico è costretto a riesumare tutte le sue conoscenze semeiologiche ed affidarsi, come si faceva un tempo, al suo intuito, alla sua esperienza ed alle sue conoscenze sui segni ed i sintomi per capire di cosa si tratta.

E’ vero che “Chi identifica la malattia ed inquadra il paziente è e deve essere ancora il medico” che attraverso anamnesi, segni, sintomi pone una ipotesi diagnostica, imposta un progetto terapeutico, ma lo stesso va  poi confermato con l’aiuto della tecnologia, indispensabile oltretutto per non incorrere in spiacevoli azioni legali.

E questo è quanto è accaduto.

Ma difronte ad un episodio sconcertante come quello capitato ad un amico e collega, viene da chiedersi: A che serve un ospedale fornito anche di attrezzature tecnologiche di prima emergenza se non ha personale per farle funzionare?

Ci siamo battuti tutti affinchè il presidio rimanesse aperto e fosse in grado di fornire quel servizio minimo di base soprattutto nelle emergenze, che rappresentasse per i cittadini quel punto di riferimento e garanzia , soprattutto di inverno con condizioni atmosferiche difficili, il posto di prima emergenza , che avesse dei servizi emergenziali efficienti ed in grado di prestare il primo soccorso, spesso fondamentale per la vita  Insomma abbiamo chiesto e, ci sembrava di averlo ottenuto, quel livello minimo di assistenza emergenziale a garanzia della sicurezza delle nostre vite.

Non dobbiamo ricrederci e non possiamo farlo.  Io credo, per aver insegnato per 40 anni, che i medici formati dalle nostre scuole di medicina siano dei professionisti con un buon livello culturale ed una capacità tecnica, a loro va data la possibilità di operare nel modo migliore fornendogli mezzi, uomini ed attrezzature a supporto della loro difficile professione. Bisogna che si eviti di farli incorrere nella cosiddetta medicina protezionistica che rende tutti noi più fragili perché ampiamente esposti alle problematiche legali, che spesso sono pretestuose ed ingiustificate.

E’ dunque, si un compito della classe medica operare ed impegnarsi sempre di più, ma e’ compito e dovere primario della politica assicurare che le strutture siano funzionanti, all’altezza dei tempi, e che siano in grado di far svolgere ai colleghi la loro professione con dignità, decoro e professionalità

Un attesa di oltre un’ora tra dolori  violenti , in una situazione di assoluta precarietà, sulla banchina di un porto in attesa di un ambulanza e ancora la continuità dell’attesa anche nel presidio ospedaliero attrezzato di arrivo, sono segnali di un funzionamento a dir poco deprimente di un sistema di emergenza sanitario che troppo spesso il cittadino è destinato a subire.

Sono stanco davvero di assistere alle inefficienze presenti purtroppo dovunque nella sanità della Campania se pure in misura diversa, e di non sapere mai a chi attribuire responsabilità e colpe. Perché di colpe si parla quando non si è in grado di assistere un paziente, di negligenza quando non si è in grado di far funzionare il minimo indispensabile per una diagnosi, di imprudenza quando non si è riusciti in tempi ragionevoli ad assicurare un soccorso. E non attribuiscano i politici, come troppo spesso si sente, responsabilità al personale medico e paramedico, piuttosto si adoperino per elevare le prestazioni e, se non ci riescono, abbiano il coraggio di dimettersi in segno di protesta anche per dare un segnale inequivocabile   finalizzato a costruire un percorso di qualità e non di clientelismo.

O si lascia aperta una struttura in grado di assolvere al compito per cui è progettata o si deve avere il coraggio di dirci che si deve chiudere assumendosi tutte le responsabilità politiche, legali e sopra tutto umane. Bisogna che si esca definitivamente allo scoperto evitando quel gioco politico del detto e non detto del fatto e non fatto che è stato alla base della rovina del nostro paese.

Fare assistenza e fare soccorso non può entrare nella logica aziendale.

Se la smettiamo di definire gli ospedali “Aziende”, forse finalmente capiremo che il profitto non va di pari passo con la salute e che, la salute in quanto bene, non è e non deve produrre profitto.

Ma come sempre ci aiuta la fede, la speranza che qualcuno comprenda e che finalmente ci ascolti.

1 commento su “L’editoriale di Gino Finelli: SCONCERTANTE QUANTO ACCADUTO GIORNI FA NELLA SANITA’ LOCALE”
  1. Sono convinta che malasanità corrisponda a malavitosa amministrazione;
    che ricatta i cittadini più o meno abbienti a servirsi, delle strutture a parziale o totale pagamento .

    Non a caso le attrezzature d’avanguardia sono acquisite ed amministrate da private strutture che,
    speculano sugli assistiti onde ottenere qualificati operatori per eccellenti strumentazioni, sempre fuori uso,
    se gratuite o senza alcuna manutenzione qualificata .

    I pazienti meno abbienti dovranno accontentarsi di ciò che resta a disposizione da ogni ” privilegiata ” disponibilità,
    attendere con tempi e modi vetusti ogni rispettivo soccorso !!

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