Redazione | Un viaggio nel tempo, nelle pregiate stoffe e abiti che narrano la storia dell’isola di Procida. Abiti di seta ricamati d’oro, che legano la più piccola isola del golfo di Napoli all’oriente. Alla Turchia, al Maghreb. Scoprire Procida nelle sue profondità dentro l’anima e l’origine misteriosa di un popolo opulento, ma anche ricco di creatività e di fantasia.
“Una pezzuola di seta screziata di vari colori le stringe la fronte e le cade rovescia dietro il capo, le contiene il seno un giubetto con fregi d’oro da cui scende la gonnella di seta cremisino con una larga fascia di velluto nero al lembo, il grembiule con arte quasi sprezzata le rileva il fianco colmo e grazioso e infilzata alle braccia cade giu dietro le spalle impicciolendosi nei fianchi fino al lembo della veste la camiciola di seta con gheroni d’oro”. Così Peppe Barra, noto artista procidano, descriveva l’antico abito procidano.
E dunque, da oggi e fino al 20 agosto, sei splendidi abiti storici delle procidane racconteranno della grande Procida marinara del passato. Il taglio orientale, le sete e i ricami in oro risalgono al medioevo islamico e ai rapporti commerciali con il mondo ottomano del cinquecento. Il corsetto aperto davanti ad offrire il seno si rifà alle sculture cretesi, decorato con i simboli della fertilità e del mare. La donna, diventa l’elemento portante di un mondo cosmopolita di armatori, navigatori e mercanti, che gestiva l’economia e la società di un’isola ricca e popolosa. Il suo abbigliamento ne identificava il valore. Nell’ottocento ispirò i pittori di tutta Europa sedotti dall’orientalismo rendendo Procida meta del Grand Tour e inducendo La Martine a farla protagonista del suo popolare romanzo.
La ricamatrice dell’oro Lena Costagliola di Polidoro e la costumista Elisabetta Montaldo, autrici del progetto di recupero del costume procidano, mettono in mostra i loro lavori ed alcuni costumi settecenteschi donati al Comune di Procida da importanti famiglie di armatori.
«La mostra è il coronamento di un lavoro iniziato otto anni fa di rifacimento, recupero e restauro dell’oggetto simbolo dell’identità dell’isola da secoli eccellenza della marineria internazionale» dice, Elisabetta Montaldo, pluripremiata costumista del cinema e dell’opera lirica, che si è dedicata negli ultimi anni attraverso i suoi libri e la sua pittura alla tutela dei beni storici dell’isola.
Lena Costagliola di Polidoro è una delle ultime artigiane nel mondo a conoscere e praticare l’antica arte del ricamo in oro risalente alla cultura islamica medievale.
Il loro lavoro comune ha resuscitato un artigianato fermo da due secoli permettendo alle famiglie dell’isola di acquisire l’antico costume e continuare a tramandarlo di madre in figlia. Nel corso della mostra verrà presentato il loro ultimo lavoro reso possibile dalla collaborazione con la sartoria romana Low Costume che lavora per i più importanti progetti in costume, da le Cirque du Soleil ai teatri lirici del mondo, dagli show legati ai giochi olimpici alle ricostruzioni storiche in costumi antichi.
Saranno anche esposte le riproduzioni dei quadri ottocenteschi inediti che descrivono la donna procidana e le foto artistiche del regista Renato Muro che trasformano gli ingrandimenti dei tessuti e dei ricami settecenteschi in quadri astratti.