Redazione | Ad un mese dal commissariamento della Congrega dei Turchini, un alone di mistero ancora pervade la comunità isolana. I termini utilizzati dai commissari nella lettera affissa in bacheca – dove si cercano di illustrare le motivazioni che hanno portato al commissariamento – hanno lasciato spazio ad interpretazioni varie che poi, nei giorni a seguire per di più su un territorio come quello procidano, hanno assunto un carattere inquietante. Così, in giro si sono sentite voci di ammanchi di soldi molto consistenti, ammanchi di quote di partecipazioni ereditarie e tanto altro. Insomma un quadro a tinte fosche che ha destato l’interesse di tanti. C’è qualcuno che ha ipotizzato anche un interessamento della magistratura in tal senso.
Ma se è vero che “non ce ne può fregar de meno” di quello che succede nelle quattro mura di un’associazione, di un comitato, finanche del Comune, quando a Procida qualcosa tocca la Processione del Venerdì Santo, assume una rilevanza importante. E la congrega dei turchini – ricordiamolo – è il sodalizio laicale che organizza la processione pasquale. E anche qui altro giro di parole e di considerazioni, sulla fattibilità della stessa processione per l’anno prossimo, sulla volontà da parte di questi commissari a cambiare il percorso e via dicendo. Insomma le solite dicerie di paese.
Nei giorni scorsi, i tre commissari della curia hanno incontrato i confratelli e a dare contezza di quanto avvenuto, è stato il Procida Oggi che in un dettagliato pezzo sull’ultimo numero, inquadra bene la situazione:
«Al posto del “governo” retto dal priore Mimì Lubrano Lavadera è stato nominato commissario Salvatore Mazzaro che reggerà il pio sodalizio avvalendosi della collaborazione di Guglielmo Santasilia e Raffaele Di Luca. Ciò fino a quando (probabilmente ci vorranno diversi mesi) non saranno chiariti e sanati una serie di aspetti burocratico – amministrativi, cioè i motivi che hanno portato al commissariamento. La “triade” napoletana si è insediata giovedì 29 settembre scorso. Una settimana dopo, il 5 ottobre , il commissario e i suoi collaboratori hanno incontrato numerosi “fratelli” turchini nella chiesa della Congrega a via M. Scotti: accorsi per discutere e capire “le oggettive e documentate inadempienze ed inesattezze amministrative che sono state rilevate nel corso della visita amministrativa ad inquirendum et referendum effettuate prima della pausa estiva da parte dei Delegati dell’Ufficio Diocesano Arciconfraternite”.
Il confronto, presenti anche il priore esautorato Mimì Lubrano e l’assistente spirituale don Marco Meglio, è stato franco e cordiale. Le inadempienze e le inesattezze amministrative principali registrate: il mancato perfezionamento burocratico (frazionamento, accatastamento, pagamento Imu, etc., ) relativo ad un immobile di proprietà della Congrega in località Starza; il mancato invio in Curia degli ultimi bilanci; mancanza di polizze assicurative a copertura di eventuali danni o furti dei beni conservati in Congrega. Alla domanda se questi non fossero dei “peccati veniali” che Santa Madre Chiesa potesse chiarire, perdonare e sanare senza la drastica decisione del commissariamento, peraltro con esponenti non locali (come invece avvenuto in passato) è stato risposto che diverse sollecitazioni e avvisi erano stati fatti in precedenza, ma la Congrega non aveva mostrato segni di ravvedimento. Per cui, anche a fronte di denunce scritte pervenute in Curia da Procida, Santa Madre Chiesa aveva preso questa decisione del commissario per “aiutare e salvare il pio sodalizio”. Le spiegazioni e il ragionamento della “triade” commissariale non hanno convinto la platea dei confratelli presenti. I quali si sentono smarriti, perplessi, ed amareggiati. Rappresentando, in certo qual modo, lo sconcerto di gran parte del corpo sociale dell’isola che ha visto nella decisione della Curia napoletana lo stesso atteggiamento “violento” adottato da anni nei confronti del Pio Monte dei Marinai. Sotto accusa, nei “pour parler” nei bar, nei circoli, sugli stessi “social”, velatamente e anche chiaramente, finisce principalmente la chiesa locale che niente avrebbe fatto per mediare una soluzione diversa della vicenda. Numerosi “Turchini” sostengono, inoltre, che all’origine della decisione della Curia abbiano concorso motivi più banali. Come, ad esempio, la decisione della Congrega, di non modificare lo scorso venerdì santo il percorso della processione del Cristo Morto, come invece aveva richiesto l’assistente spirituale . “E’ la solita storia”- dicono – alla Chiaiolella, come alla Congrega. Ai preti, i laici piacciono solo se sono obbedienti e proni, senza mai diventare “adulti”.
Un Priore forte ed autorevole (nelle prossime elezioni si faceva anche il nome dello scrittore Giacomo Retaggio) è meglio “to keep away”! Alla larga»