Redazione | Quella che raccontiamo oggi è una bella storia. Nel tran tran quotidiano che accompagna la vita isolana, molto spesso siamo distratti dei tanti procidani che si fanno largo nel mondo del lavoro, nel mondo delle istituzioni, delle professioni e così via. Una Procida fuori dall’isola fatta di ragazzi e ragazze, che hanno cucito sulla pelle la forza, la tenacia, la volontà della gente di mare. E se fino a qualche anno fa facevamo invidia solo per i nostri gloriosi comandanti e direttori di macchine, negli ultimi anni un nuovo segmento generazionale si è fatto largo salpando dal porto di Marina Grande
Giusy Iannuzzi, 26 anni è una di queste ragazze. E allora riavvolgere il nastro degli anni per fermare attimi di vita e di scelte compiute, ci aiuta a capire meglio la persona. Giusy è una semplice e bella giovinetta che sin dall’adolescenza aveva maturato il desiderio di spendere la sua vita per gli altri. Non una semplice “vocazione” come possono essere tali a quell’età, ma la profonda convinzione di potersi prendere cura degli altri. Gli anni delle scuole superiori passano brillantemente pensando che lo sbocco più normale fosse continuare all’università ed intraprendere gli studi umanistici e diventare una capace educatrice.
Ma la vita – lo sappiamo bene noi con qualche anno in più – non poche volte pone dinnanzi a bivi per cui bisogna cambiare rotta. Gli anni universitari e gli studi umanistici, allora, lasciano il posto ad altro. Ma non tanto da poter scalfire quel desiderio di legalità, di giustizia, di amor per il prossimo che dentro è molto forte e predominante
Cosi, nel 2013 intraprende la prima esperienza in marina, come VFP1 volontaria, forma prefissata di un anno. Risultando un ottimo elemento e distinguendosi per capacità e volontà. Nell’ottobre 2015 dopo vari concorsi e non pochi sacrifici entra nella scuola Allievi Carabinieri d ‘Iglesias in Sardegna. Non fu un anno facile, tutt’altro. Per chi mastica di caserme e militari sa quanto è difficile mettersi alle spalle la fatica, i vari ripensamenti e continuare. Del resto per Giusy l’arma non era un modo come un altro per lavorare, era la professione da apprendere e da portare avanti con orgoglio. E se chi l’ha dura la vince, Giusy ha vinto raggiungendo il traguardo.
A chi le chiede cosa resta di quell’anno lei risponde la preparazione e tutti i modelli professionali appresi per portare gli alamari con fierezza, ma soprattutto la gratitudine a quelli che lei definisce “Angeli” senza ali, che in terra sarda le hanno permesso di sentirsi a casa, accolta amata e sostenuta.
Oggi Procida può annoverare così la prima donna carabiniere, unica del gentil sesso della caserma di Altamura ( BA) dove è stata destinata e dove quotidianamente con spirito di abnegazione e professionalità esercita il suo ruolo di Carabiniere.