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L’editoriale di Sebastiano Cultrera: «TUTTOLOGI E PARACULI»

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Nov 23, 2017

Sebastiano Cultrera | Se qualcuno creda di offendermi chiamandomi “tuttologo” si sbaglia. Anche perché, mi sono, come mia abitudine, documentato e la Treccani recita, alla voce tuttologo: “Neologismo di coniazione scherzosa e di tono ironico riferito a chi pretende boriosamente di sapere tutto e di poter quindi parlare o scrivere di qualsiasi argomento”. Mi piace l’ironia e lo scherzo ma non pretendo di sapere tutto. Mi documento, come ogni bravo commentatore dovrebbe fare e, quindi, mi esprimo sui vari argomenti. Di certo mai “boriosamente”. Chi mi conosce bene sa che sono persona mite e disponibile, pronta a mettere in discussione le proprie idee. Quindi l’offesa risulta incauta ed irricevibile.

Forse, nell’epiteto, era implicita la mia mancanza di “titolo” per parlare di Sanità, giacché di questo argomento ne dovrebbero parlare solo gli “addetti ai lavori”. E lo conferma l’enfasi (meritata) del giusto tributo che i miei detrattori fanno, per contro, al prof. Finelli, come a dire: quello sì che può parlare, non tu che non sei del settore. Non ho dubbi: spesso mi sono trovato e mi trovo ad imparare cose (della sanità e della vita) dall’amico Gino Finelli e ricavo gioia e piacere ogni volta che, ritenendomi amico, può condividere un po’ di tempo con me. La sua opinione sull’argomento (che poi mi è sembrata tra le poche, finora, portatrice di indicazioni e suggerimenti concreti) è importante. Anzi si dovrebbe ripartire da quella.

Ma mi sia permesso dissentire profondamente da una concezione elitaria che proprio un Comitato di base, composto da cittadini dovrebbe rifuggire. Sembra, infatti, che, oltre a rivendicare qualche medaglietta che nessuno vuole loro negare (ho ripetuto, fino alla noia, che in questa vicenda TUTTI sono stati utili), quelli del Comitato rivendicano una specifica “professionalità” sanitaria. In particolare in un suo passaggio sull’ospedale: “qualcuno di noi ci ha lavorato e sa bene quali sono le dinamiche di quella struttura”.

E qui si rivela (oltre che la vera firma del comunicato) la ragione dell’attacco gratuito ad un modesto commentatore delle cose isolane. Forse quel “tuttologo” aveva acceso troppo i riflettori sulla nudità del RE!

Per mesi ho dubitato sulla strategia scelta di difendere QUESTO OSPEDALE (così com’è) a tutti i costi, ma mi fu detto che era necessario, era la linea giusta per non farcelo togliere (addirittura…)

Ora abbiamo la prova che non è così. Infatti ora che si potrebbe, tranquillamente, passare alla fase successiva, e parlare delle MODIFICHE PROFONDE necessarie alla piena efficienza e funzionalità della struttura, qualcuno contrattacca, spiegandoci che, sì, qualcosuccia da migliorare c’è, ma enfatizza che la struttura continua a fare cose egregie, salvando vite umane. Ciò dovrebbe ordinariamente attenere, per intero, alla professionalità medica, ringraziando sempre il Signore di averci donato la medicina e uomini di buona volontà che ad essa si dedicano. Ma chiedere di salvarne di più e fare vivere ancora meglio la popolazione isolana, magari garantendo un accesso più facile e più sollecito alle varie prestazioni sanitarie è una richiesta scorretta? L’idea di guardare alla Sanità isolana come un tutt’uno, in una unica Rete della Salute che accompagni la vita di ogni cittadino, è sbagliata? Per chiedere ciò c’è bisogno di una laurea in medicina? O c’è il rischio di toccare tematiche esoteriche riservate a “qualcuno di noi che ci ha lavorato e sa bene quali sono le dinamiche di quella struttura”?

 E se poi succede che qualcuno, com’è stato finora, difenda le proprie prerogative (e i propri specifici interessi) dietro una coltre di “leggi e leggine” non facciamo, temo, nessun passo avanti. La burocrazia, e nel nostro caso la “burocrazia sanitaria” è la principale nemica dell’efficienza dei servizi, quindi dei cittadini. Dei mille cavilli sindacali, normativi e regolamentari hanno finora abusato, nella nostra sanità, troppi medici, paramedici e paraculi. A fronte di una maggioranza di professionisti corretti e dediti al loro lavoro. L’interesse dei CITTADINI è che il sistema sanitario venga costruito attorno alla PROPRIE esigenze, con il supporto delle giuste professionalità che devono, tuttavia, essere considerate a SERVIZIO DEI CITTADINI.

Per troppo tempo, infatti, le esigenze (e le tragedie) dei cittadini di Procida sono solo servite da alibi per aumentare le spese e gli sprechi senza aumentare, in corrispondenza, i servizi. Cerchiamo di evitare che anche stavolta vada a finire così. Fa specie, inoltre che proprio chi, nel passato (nelle varie responsabilità dirette avute nella sanità) ha condiviso questo stato di fatto, adesso alimenti, in altra veste, una strategia dell’ammuina, evidentemente finalizzata alla protesta fine a sé stessa (a cambiar tutto affinché non cambi nulla). O magari no, forse coltiva solo una speranza di tornare a maneggiare, a breve, quelle leggi e leggine dello spreco che nel passato sono state tanto benevole per lui e per qualche parente. Stando, magari, più accorto a maneggiarle.

In realtà non abbiamo bisogno di polemiche, ma di andare avanti. Però se il problema fossero le medaglie facciamo una graduatoria dei meriti definitiva e non parliamone più: Medaglia d’oro ex aequo ai Comitati (ne erano due, mi sembra) con annessi e connessi. Medaglia d’argento ex aequo ai ricorsi al Tar (anche questi erano due, pare). Medaglia di bronzo ai “tuttologi” di ogni risma (è un privilegio che vorrei condividere anche con altri più capaci e meritevoli) e, alla fine, solo una menzione di partecipazione alle istituzioni (Comune, Regione, Governo) che si sono occupate della faccenda! Ok? Basta che la chiudiamo qui! Con una risata.

Il problema che ci troviamo di fronte è, invece, di una serietà assoluta. L’apertura formale che la Regione ha fatto abbisogna DA SUBITO di divenire sostanza, per ciò servono proposte e compattezza. La vigilanza deve continuare, ma dobbiamo avere il coraggio, la capacità e la lucidità di prendere il gioco in mano. Non attendiamo prossimi occasioni di protesta. Sappiamo già che il cuore dei procidani, in ogni parte del mondo si trovino, è un cuore grande e pronto a sostenere le giuste battaglie per la sanità e per la vivibilità dell’isola.

Ma adesso usiamo tutte le nostre competenze, tutte le nostre intelligenze, tutta la nostra capacità per una PROPOSTA organica ed efficace di Sanità isolana, senza che nessuno si chiami fuori. Possiamo e dobbiamo farlo.

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