Redazione | Nemmeno il clima natalizio ormai alle porte, sembra rasserenare e far riappacificare con se stessi i procidani. Presi come sono, da mille odi, rivalse, rese dei conti e chi più ne ha più ne metta. Figurarsi quanto possa interessare l’argomento richiedenti asilo, guerre in Africa ecc. Fatto nuovo, pero, è che a disquisire sull’argomento questa volta siano persone non procidane.
Perché, se da un lato potrebbe essere pure comprensibile il fatto che gente “chiusa” – e lo scriviamo tra virgolette per non urtare qualche suscettibilità – possa non vedere di buon occhio “il f’rastiero” (qualunque esso sia), una lettera giunta in redazione pone in evidenza un altro scenario, l’ennesimo, che potrebbe derivare dalla scelta di accogliere i richiedenti asilo.
La voce – questa volta fuori dal coro dei like, dei mi piace, dei comitati ecc – giunge da una turista che frequenta Procida e che arriva addirittura a mettere in discussione la sua permanenza vacanziera sull’isola se dovesse permanere la volontà politica dell’amministrazione Ambrosino di continuare nel progetto.
Scrive Federica Mormando: «A Procida mi sento sicura, ma spero che “l’accoglienza” dei profughi non si faccia. Sono un’affezionata a Procida, dove vengo con mio marito almeno un paio di volte all’anno, soggiornando in un delizioso residence, dove mi sento strasicura nonostante le porte siano fragili e forse anche aperte in parte la notte. Mi sento sicura in spiaggia a qualunque ora, nei vicoli dove, appiattendosi contro ai muri per sfuggire alle peraltro abilissime auto, si può camminare ad ogni ora godendosi il profumo dei fiori e il cielo di solito limpido. Dove le strade e stradine sono pulite, dove la gente ancora non guarda in terra per paura di incontrare sguardi, ma ti sorride anche se non ti conosce. Ormai parecchi amici mi raggiungono, per gli stessi motivi! Infatti per noi la bellezza dei luoghi, bellezza di cui Procida trabocca, è secondaria rispetto alla sicurezza. Come un fulmine è comparsa la notizia della eventuale “accoglienza” di 34 profughi. Io chiederei al signor sindaco di fare un salto non solo a Milano, dove non si cammina più la notte e dove alcuni luoghi sono ormai preda delle “risorse”, che tra risse furti e stupri hanno la proprietà di fatto di strade e notti, ma anche in città una volta paradisiache, come Bolzano e Trento, oltre che in prodigi di abilità turistiche come la costa riminese. Si accorgerebbe di quale minaccia certa sia l’accoglienza. Non verrei più, perchè la meraviglia di Procida è proprio quanto ho scritto sopra. Come me i miei amici, e poco a poco molti altri. Forse non sarebbe immediatamente una tragedia, ma lo diverrebbe. Spero con tutto il cuore che questa “accoglienza”, in un posto così piccino e splendido, non si faccia, spero che il sindaco pensi anche a noi turisti, che con tristezza abbandoneremmo questa isola di fiaba».
Accogliendo di buon grado la lettera e ringraziando la Sig.ra Mormando, alcune considerazioni vanno comunque fatte. Dalla lettura del testo si evince una grido di amore verso il territorio ma al tempo stesso un sentimento di gelosia, di possessione di un territorio sentito come “proprio”. Un “bene comune” da salvaguardare dall'”invasione barbarica” che l’isola di Arturo si appresterebbe ad accogliere nel suo seno. Un pochettino esagerato appaiono le paure, dobbiamo dirlo senza ombra di dubbio. Nemmeno 300 di profughi o #chiamalicomevuoi, metterebbero in discussione la sicurezza sul territorio che era e resta un dato ben identificato.
Figurarsi 34 poveri cristi che scappano dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione, cosa potrebbero mai fare sul territorio antropizzato come Procida. Parliamo invece di opportunità allora. Diciamo che forse in un momento storico come l’attuale, in un momento di rilancio turistico dell’isola, in un momento in cui nemmeno lo Stato sa cosa fare con i tanti migranti, in un momento in cui l’Europa non sa che “pesci pigliare”, in un momento in cui nel Nord Africa vige ancora la forza delle tribù locali, in un momento in cui quasi tutti i paesi europei stanno chiudendo le frontiere e potremmo continuare all’infinito, forse in un momento simile, dicevamo, azzardare un progetto di accoglienza di migranti sull’isola è stato ed è una scommessa che potrebbe costare non poco.
Comunque, di tutto ciò se ne discuterà (e non poco) a breve, anche perché al protocollo del comune pende una richiesta di “referendum” consultivo che vedrà (forse) i procidani chiamati a dire la loro sull’accoglienza. Diciamo forse perché il neo nato comitato dei garanti – istituito e nominato nel consiglio comunale del 10 novembre – ancora non si è insediato in attesa della pubblicazione della delibera di cc, e poco dopo aver ogni componente accettato l’incarico e soprattutto verificate tutte le possibili cause di incompatibilità.
Invero i cinque “garantos” si sono incontrati in modo informale nella sala del consiglio comunale una settimana fa. Strette di mano, saluti e manuali di diritto amministrativo al seguito. Manco se fosse l’insediamento dell’ONU. Infatti non hanno prodotto un accidenti. Abituati come sono i Procidani ad attendere anche 18 anni (nella fattispecie dei garanti) – si dirà che saranno mai un mese in più un mese in meno. Nulla se non fosse che non vorremmo assistere a giochi e giochetti per ritardare l’insediamento e tardare l’inizio dei lavori.