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AFFONDAMENTO DELLA MARINA D’EQUA. L’INIZIATIVA DELL’ASSESSORE CARANNANTE

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Dic 29, 2017

Redazione | “….perché la luce della preghiera e della memoria resti viva in tutti quelli che li hanno amati e che da ora li contemplano felici nel porto di Dio“. Con queste parole – vergate in una lapide commemorativa a Sant’Agnello – ci piace iniziare il nostro commosso ricordo alla memoria dei nostri tre procidani, Pietro Cibelli, Grazio Scotto di Marrazzo e Giuseppe Visaggio, che in  quel tremendo tardo pomeriggio del 29 Dicembre del 1981 trovarono la morte nel tempestoso Golfo di Guascogna, e con loro in quell’immensa e gelida tomba altri 27 membri dell’equipaggio.

Alle 17,55 del 29 Dicembre 1981 a circa 320 miglia a SW di BREST, il MARINA D’EQUA s’inabissava nell’Atlantico in tempesta. Le cause del sinistro furono attribuite, dalla Commissione d’Inchiesta Ministeriale – come fatto iniziale – al cedimento degli elementi n° 2 e 3 dei boccaporti della stiva n°1 e come causa finale – al collasso della paratia tra la stiva 1e 2. Il tutto per le proibitive condizioni del tempo instauratesi nei giorni 27, 28 e 29 Dicembre per la presenza di una depressione di 975 mb. (731 m/m) posizionata in Lat. 43°N e Long. 28°W che provocava, soprattutto il 29 Dicembre, vento da SW forza 10 e mare da WSW di altezza significativa di 11 metri. Il che provocò, come detto, dapprima un notevole imbarco d’acqua nella stiva e, successivamente, per lo sbattimento della massa d’acqua penetrata nella stessa stiva n°1, il cedimento (collasso) della paratia stagna fra la stiva 1 e 2, con conseguente perdita di galleggiabilità e quindi l’affondamento della nave.

In meno di un minuto, infilandosi di prua, un’onda assassina trascinò in fondo al mare la nave con 30 giovani vite le cui salme non sono state mai più restituite alle famiglie. Di questi martiri del mare  – oltre ai tre procidani –  ben 21 appartenevano alla penisola sorrentina, 12 di Meta di Sorrento, 5 di Piano di Sorrento, 2 di Sorrento ed altrettanti di Massa Lubrense, 5 di Torre del Greco ed un cileno di Santiago del Cile, completavano l’equipaggio.

Sono trascorsi trentasei anni, ma il dolore e l’angoscia dei parenti, per una tragedia che non potrà mai scrivere la parola fine, si rinnovano giorno dopo giorno.

«Ormai questa è una giornata-simbolo per la nostra comunità per ricordare tutti i marittimi procidani morti sul lavoro – ricorda Antonio Carannante, Assessore con delega al Lavoro Marittimo – infatti sono decine i nostri concittadini che hanno perso la vita in mare per assolvere al proprio dovere, e il ricordo di diversi di loro, purtroppo, è sfumato col passare degli anni.

Per tale motivo questo Assessorato si propone di redigere un elenco dei marittimi morti in mare. Dunque invito pubblicamente i procidani a prendere contatto con il sottoscritto tramite gli uffici comunali (0818960369) o a trasmettere direttamente via email: antonio.carannante@comune.procida.na.it i nominativi dei marittimi di loro conoscenza deceduti sul lavoro indicandone dati anagrafici e luogo del sinistro.   Mantenere vivo il ricordo di marittimi che con la vita si sono sacrificati sul lavoro è essenziale per la nostra memoria collettiva e quindi per la nostra identità. Al mare dobbiamo quasi tutto il nostro benessere, ma abbiamo dato, e continuiamo a dare, davvero tanto» – conclude l’Assessore Carannante.

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