Sebastiano Cultrera “Il Carcere da palla al piede a palla gol” recitava uno slogan al tempo della chiusura del Carcere di Procida, quasi trent’anni fa. L’aveva mirabilmente coniato il grande Kiodo, al secolo Domenico Ambrosino, giornalista e politico di lungo corso. E riassumeva le speranze che si accendevano nell’isola con la chiusura della casa di reclusione. Si prospettava un avvenire roseo di sviluppo turistico derivante dalla rimozione dello spauracchio lugubre e incombente della prigione (LA PALLA AL PIEDE), cogliendo l’opportunità dell’utilizzo della vasta aerea e degli ingenti immobili che la struttura penitenziaria occupava e che si sarebbero meglio impiegati in funzione di uno sviluppo turistico (ecco, quindi, LA PALLA GOL!).
Recentemente l’amico Peppe Giaquinto ha ricordato quell’episodio proponendo un parallelismo che non mi convince appieno, ma che ben rappresenta alcuni stati d’animo che attraversano la nostra comunità.
Non ho mai creduto che il Carcere fosse l’unico e decisivo deterrente allo sviluppo turistico dell’isola. Le ragioni più importanti sono altre, ma ben ricordo il clima dell’epoca e il significato (in termini di svolta culturale) che quel momento storico comportò. Un fremito attraversò l’isola di Procida, che cominciò a progettare e a scommettere sul proprio FUTURO. E fa bene Giaquinto a ricordare come quella progettualità non debba essere abbandonata, che quel FUTURO è solo rinviato. Certo trent’anni non sono passati invano: hanno falcidiato molte imprese umane ed economiche che scommettevano sullo sviluppo e sul turismo; molte aspirazioni di giovani e meno giovani, molte energie sono andate sprecate; molte opportunità sono state disattese. Ma, piano piano, è cresciuta l’attenzione su quest’isola. Soprattutto è cambiato il mercato e l’isola di Procida è divenuta una meta ambita da coloro che cercano identità e veracità, nella crescente domanda di un turismo accorto ed informato, proveniente da tutto il mondo (favorito dalle immagini di Procida che impazzano nel web). Credete che QUESTO TIPO di turismo avrebbe spento la propria crescente curiosità sulla nostra isola se fosse ancora attivo il penitenziario? Immaginate se fosse attivo, oggi, per esempio, lo Spaccio con la vendita del LINO tessuto all’interno del penitenziario. Probabilmente sarebbe, invece, motivo di un clamoroso boom di vendite e un attrattore poderoso!
Il “QUID” che continua, invece a mancare, per un ordinato sviluppo turistico è la CULTURA DELLA OSPITALITA’. Intendiamoci, il popolo procidano è ospitale; le persone e le famiglie procidane lo sono, talvolta, anche troppo (u’ prucetano è amante ddù furastière, usa dirsi). La storia della nostra isola è fatta di apertura al mondo, di interscambi, di matrimoni misti, di migrazioni, di commerci, di contaminazioni.
Manca, tuttavia, l’attitudine a fare sistema e l’impressione, che da anni, resta prevalente è che PROCIDA NON VUOLE IL TURISMO. Il che in parte è vero: non vorremmo più il turismo straccione che preferiva Procida solo perché più economica (volere e non potere Capri o Ischia). Vogliamo, però, sempre di più, ospiti attenti e rispettosi della nostra identità. Ciò nondimeno abbiamo bisogno di fare un passo avanti nella cultura di apertura e di ospitalità, mandando anche messaggi forti e chiari in tal senso.
Aprendo l’isola e non chiudendola.
Quindi, caro Peppino, capisco e condivido molto delle tue idee e conosco e apprezzo il tuo percorso; sei e rimarrai un soggetto attivo e importante per la nostra isola (che forse doveva darti migliori occasioni per mettere a disposizione le tue capacità), ma consentimi di vedere la questione sotto un’altra prospettiva. Non saranno i migranti a fermare il turismo, secondo me, come in passato non fu solo il carcere.
L’accoglienza e l’integrazione dei 34 migranti del progetto SPAR possono, anzi, risultare il passe-partout per aprire nuove porte. L’isola che apre le braccia e accoglie i nostri fratelli in difficoltà non potrà più essere bollata come l’isola CHE NON VUOLE GLI OSPITI, e tanto meno gli ospiti turistici. Ci tocca, tuttavia, se vogliamo che l’operazione vada a buon fine, fare uno sforzo non solo di accoglienza (con il supporto dello Stato) ma anche di INTEGRAZIONE. Dobbiamo, anzi, PRETENDERE integrazione e rispetto: per la nostra cultura, per la nostra sensibilità religiosa, per la nostra lingua. A tal fine dobbiamo sforzarci di dare uno scopo alla permanenza nell’isola di queste persone. Per esempio anche nel recupero di alcuni mestieri ad alto valore identitario. Perché non attivare un progetto (magari chiedendo ulteriori contributi dello Stato) sul recupero della tessitura e del ricamo, anche con l’utilizzo di uomini e donne immigrate? O riattivare, con il loro lavoro, la VIGNA dell’ex Carcere, nel tenimento agricolo? E questi sono lavori cui difficilmente i giovani isolani potrebbero ambire. Sono solo esempi, altri potranno essere studiati in una logica di operosa convivenza e di integrazione in un progetto di sviluppo compatibile. Purché vadano nel senso di trasformare i MIGRANTI nella nuova PALLA GOL!
4 commenti su “L’EDITORIALE DI SEBASTIANO CULTRERA: “I MIGRANTI facciano GOL!””
Caro Sebastiano,
commento volentieri il tuo editoriale che condivido appieno. E’ evidente la tua conoscenza antica e profonda delle problematiche isolane legate al turismo. Sono convinto che l’accoglienza, come ho scritto recentemente, sia un punto a favore per l’Isola e che la stessa debba trasformarsi in una opportunità. Sono altresì convinto che i Procidani debbano smetterla di lamentarsi e imparare a cogliere questa opportunità che , come giustamente tu dici, si è manifestata anche per la pubblicità sul web. L’apertura a nuove prospettive di lavoro offre quella diversificazione nel mondo del lavoro assolutamente necessaria in un mondo globalizzato. Per queste e, molte altre considerazioni che sarebbe troppo lungo elencare, ritengo che quanto scritto da te centri un punto focale e sostanziale per qualsiasi amministrazione presente e futura che dovrebbe, finalmente, impostare un progetto politico serio sul futuro dell’Isola che, oggi più che mai, non può non tener conto dell’offerta turistica.
Con stima Gino Finelli
Condivido appieno il ragionamento tuo caro Sebastiano e sono d’accordo con l’amico Gino Finelli.
Caro Gino, dobbiamo impostare sin da subito un progetto politico sul futuro della nostra isola. E non aspettare troppo sotto.
buon anno
Scusate se mi dilungo un pò
ma mi è molto difficile digerire le insensatezze che ho letto,e quindi vorrei un pò mettere a fuoco le c…..te scritte,motivandole un pò.Le contraddizioni sono molte.
Sebastiano dice:
” Non vogliamo il turismo straccione di una volta(offendendo pesantemente moltitudini di persone),e poi fa il finto chierico buonista,aprendo le porte a persone ,per carità ,non oso giudicare),nullateneti,senz’arte nè parte,di cultura e valori “COMPLETAMENTE OPPOSTI ” alla civiltà occidentale ”
Vorrei ricordare all’amico Cultrera,( che mi è pure simpatico perchè mi fa ridere molto)
che ai tempi dei cosiddetti ” straccioni” i Procidani si sono super arricchiti,traghetti super pieni,collegamenti diretti pozzuoli-chiaiolella,migliaia di PERSONE ( non straccioni…hai capito Seb!, non ti permettere di usare un tal offensivo limguaggio mai più !!!)
invadevano l’isola e consumavano,taxi,bar, salumerie ,etcetc,
si certo,magari erano troppi e un po vocianti…,ma tutti,bene o male,consumavano qualcosa(fosse pure una bibita).
Poi continua:
“l’accoglienza e l’integrazione dei 34 migranti del progetto SPAR possono, anzi, risultare il passe-partout per aprire nuove porte. L’isola che apre le braccia e accoglie i nostri fratelli in difficoltà non potrà più essere bollata come l’isola CHE NON VUOLE GLI OSPITI, e tanto meno gli ospiti turistici. Ci tocca, tuttavia, se vogliamo che l’operazione vada a buon fine, fare uno sforzo non solo di accoglienza (con il supporto dello Stato) ma anche di INTEGRAZIONE. Dobbiamo, anzi, PRETENDERE integrazione e rispetto”
-Ma come si fa a scrivere queste cose!
Vuol dire essere ciechi e sordi,queste persone vengono in Italia solo perchè l’Italia è il paese di bengodi,hanno casa,cibo,assistenza a titolo gratuito,
e,secondo lo scienziato Cultrera,potrebbero diventare un ‘opportunità ”
E come ? Con la miseria e la fame che hanno…
Però il Don Chisciotte Cultrera,nè fà una delle sue invenzioni… la tessitura,il ricamo…Ma dove vive Cultrera ? A Procida la tessitura e il ricamo appartengono a un secolo precedente…
E,quindi fa un’altra invenzione il genio..,fare progetti approvati e pagati dallo Stato Italiano…che poi magari ci possiamo lucrare sopra( ma è solo una malignità mia,scusatemi)
Non voglio più continuare a scrivere,posso tediare..
Dico solo,che a differenza di quello che si pensa A Procida c’è
una grande fetta ,ma grande ,di gente che non arriva a fine mese,che non paga le tasse perchè non può,che il lavoro,tranne nei 60-70 giorni estiva non latita,è morto completamente,che ci sono centinaia di giovani che sono costretti a uscire da Procida(e sono anch’essi migranti,veri però,perchè vanno a lavorare,a Roma milano in germania etcetcetc
e questo…..vuol fare i predicozzi alla gente… ma per favore!
è meglio mi fermi qui,altrimenti,direi cose ben più pesanti..
MBravo Sebastiano
Hai toccato quel “quid” che, secondo me, è finora mancato all’attuale amministrazione, un po’ chisa a coltivare l’orticello del ” fatto da me”. Ben inteso, fa bene a farlo, ma, per la valenza dell’isola, per le qualità culturali, storiche e ambientali, Procida merita più del folkloristico autocomplimentarsi che l’Amministrazione ha fatto, peraltro egregiamente finora.
Caro Sebastiano,
commento volentieri il tuo editoriale che condivido appieno. E’ evidente la tua conoscenza antica e profonda delle problematiche isolane legate al turismo. Sono convinto che l’accoglienza, come ho scritto recentemente, sia un punto a favore per l’Isola e che la stessa debba trasformarsi in una opportunità. Sono altresì convinto che i Procidani debbano smetterla di lamentarsi e imparare a cogliere questa opportunità che , come giustamente tu dici, si è manifestata anche per la pubblicità sul web. L’apertura a nuove prospettive di lavoro offre quella diversificazione nel mondo del lavoro assolutamente necessaria in un mondo globalizzato. Per queste e, molte altre considerazioni che sarebbe troppo lungo elencare, ritengo che quanto scritto da te centri un punto focale e sostanziale per qualsiasi amministrazione presente e futura che dovrebbe, finalmente, impostare un progetto politico serio sul futuro dell’Isola che, oggi più che mai, non può non tener conto dell’offerta turistica.
Con stima Gino Finelli
Condivido appieno il ragionamento tuo caro Sebastiano e sono d’accordo con l’amico Gino Finelli.
Caro Gino, dobbiamo impostare sin da subito un progetto politico sul futuro della nostra isola. E non aspettare troppo sotto.
buon anno
Scusate se mi dilungo un pò
ma mi è molto difficile digerire le insensatezze che ho letto,e quindi vorrei un pò mettere a fuoco le c…..te scritte,motivandole un pò.Le contraddizioni sono molte.
Sebastiano dice:
” Non vogliamo il turismo straccione di una volta(offendendo pesantemente moltitudini di persone),e poi fa il finto chierico buonista,aprendo le porte a persone ,per carità ,non oso giudicare),nullateneti,senz’arte nè parte,di cultura e valori “COMPLETAMENTE OPPOSTI ” alla civiltà occidentale ”
Vorrei ricordare all’amico Cultrera,( che mi è pure simpatico perchè mi fa ridere molto)
che ai tempi dei cosiddetti ” straccioni” i Procidani si sono super arricchiti,traghetti super pieni,collegamenti diretti pozzuoli-chiaiolella,migliaia di PERSONE ( non straccioni…hai capito Seb!, non ti permettere di usare un tal offensivo limguaggio mai più !!!)
invadevano l’isola e consumavano,taxi,bar, salumerie ,etcetc,
si certo,magari erano troppi e un po vocianti…,ma tutti,bene o male,consumavano qualcosa(fosse pure una bibita).
Poi continua:
“l’accoglienza e l’integrazione dei 34 migranti del progetto SPAR possono, anzi, risultare il passe-partout per aprire nuove porte. L’isola che apre le braccia e accoglie i nostri fratelli in difficoltà non potrà più essere bollata come l’isola CHE NON VUOLE GLI OSPITI, e tanto meno gli ospiti turistici. Ci tocca, tuttavia, se vogliamo che l’operazione vada a buon fine, fare uno sforzo non solo di accoglienza (con il supporto dello Stato) ma anche di INTEGRAZIONE. Dobbiamo, anzi, PRETENDERE integrazione e rispetto”
-Ma come si fa a scrivere queste cose!
Vuol dire essere ciechi e sordi,queste persone vengono in Italia solo perchè l’Italia è il paese di bengodi,hanno casa,cibo,assistenza a titolo gratuito,
e,secondo lo scienziato Cultrera,potrebbero diventare un ‘opportunità ”
E come ? Con la miseria e la fame che hanno…
Però il Don Chisciotte Cultrera,nè fà una delle sue invenzioni… la tessitura,il ricamo…Ma dove vive Cultrera ? A Procida la tessitura e il ricamo appartengono a un secolo precedente…
E,quindi fa un’altra invenzione il genio..,fare progetti approvati e pagati dallo Stato Italiano…che poi magari ci possiamo lucrare sopra( ma è solo una malignità mia,scusatemi)
Non voglio più continuare a scrivere,posso tediare..
Dico solo,che a differenza di quello che si pensa A Procida c’è
una grande fetta ,ma grande ,di gente che non arriva a fine mese,che non paga le tasse perchè non può,che il lavoro,tranne nei 60-70 giorni estiva non latita,è morto completamente,che ci sono centinaia di giovani che sono costretti a uscire da Procida(e sono anch’essi migranti,veri però,perchè vanno a lavorare,a Roma milano in germania etcetcetc
e questo…..vuol fare i predicozzi alla gente… ma per favore!
è meglio mi fermi qui,altrimenti,direi cose ben più pesanti..
MBravo Sebastiano
Hai toccato quel “quid” che, secondo me, è finora mancato all’attuale amministrazione, un po’ chisa a coltivare l’orticello del ” fatto da me”. Ben inteso, fa bene a farlo, ma, per la valenza dell’isola, per le qualità culturali, storiche e ambientali, Procida merita più del folkloristico autocomplimentarsi che l’Amministrazione ha fatto, peraltro egregiamente finora.