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DISABILITA’ E SPOSTAMENTI: IL DRAMMA DI VIAGGIARE COME DEGLI INVISIBILI

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Gen 30, 2018

Redazione | Sebbene da molto tempo abbia ormai piena cittadinanza nel consesso civile, Il concetto di disabilità fatica a trovare una definizione universalmente condivisa. Nel 2001 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha introdotto un nuovo strumento di classificazione della disabilità: La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, denominato ICF. Secondo l’ICF, la condizione di disabilità è determinata, oltre che dagli “specifici fattori patologici dell’individuo, anche dalla sua interazione con il contesto ambientale e culturale che lo circonda”.

 Questo approccio multidimensionale tende a spostare l’attenzione, e le responsabilità connesse, dall’ottica puramente individuale a quella sociale. La condizione di disabilità non è quindi causata (solo) da limitazioni personali, ma (soprattutto) da carenze a livello di integrazione e inclusione sociale. In questo senso una persona affetta da disturbi fisici o mentali quanto più è nelle condizioni di esprimersi nel pieno delle sue capacità e aspirazioni, tanto più perde la connotazione di “disabile”. Oltre che di cure, infatti, le persone disabili necessitano di servizi.

Tra i servizi pubblici, quello dei trasporti rappresenta senza dubbio uno dei settori nei quali maggiormente si mette in causa la capacità della pubblica amministrazione di assicurare una qualità adeguata dell’offerta, che sia prodotta da soggetti (aziende) pubbliche o da soggetti (aziende) private. Nei trasporti infatti la fruizione stessa del servizio presuppone un’interazione forte, “fisicamente” tangibile, tra servizio erogato ed utente (o cliente, come sarebbe meglio dire). Il passeggero che viaggia su un mezzo del trasporto pubblico lo deve fare in condizioni dignitose di comfort e di sicurezza, oltre che di rispetto dei parametri di prestazione attesa (puntualità, velocità, informazioni ricevute ecc.). Questa intensità di rapporto tra servizio erogato e fruitore è talmente rilevante che interessa direttamente la sfera dei diritti di cittadinanza e, più in generale, le politiche per la qualità della vita.

Tra i servizi pubblici, per un’isola, quello legato ai vettori del mare, rappresentano senz’altro un calvario. Giorni fa – infatti – Milena Aurelio dell’Associazione Isola che non isola, attraverso il suo profilo social ha portato a conoscenza quanto accaduto durante una traversata del golfo:

“Siamo nel 2018. L’Art 3 della costituzione Italiana dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Ieri mentre ero seduta in macchina, nel garage della Nave “Fauno” della Caremar mi sono chiesta se Procida facesse ancora parte dell’Italia e se quel articolo della costituzione valesse pure per me e per le persone che sono nella mia stessa condizione. Mi sono imbarcata per tornare a casa dopo una giornata in ospedale per i soliti controlli pneumologici e mi tocca rimanere in garage, con una puzza esagerata, perché la nave non ha l’ascensore. La mia “fortuna” è che viaggiavo in auto quindi non ho inalato quell’aria irrespirabile. Ma chi viaggia in carrozzina è costretto a respirarla!!!

Non è discriminazione questa? Per fortuna che la traversata era breve e se mi fossi imbarcata da Napoli? Un’ora bloccata in garage violando ogni regola di sicurezza. Ma questo “grazie” al fatto che l’Ufficiale mi ha consentito di rimanere in garage, ma altre società non lo permettono e quindi noi diversamente abili di Procida e Ischia quando dobbiamo prenotare una visita in qualche ospedale di Napoli non dobbiamo più consultare solo la nostra agenda ma dobbiamo prima di tutto vedere se quel giorno c’è un nave che ci consente di imbarcare e poi cercare di far coincidere tutto il resto. Tutto ciò accade ancora oggi, nel 2018 in una nazione che si reputa civile. Io di civile non ci trovo proprio nulla, io ci trovo solo tanta discriminazione nei nostri riguardi vedi legge 67/2006. Sulle tratte Procida – Pozzuoli o Napoli della Caremar c’è una unità veloce con pedana e una nave con ascensore ma solo per alcune corse, per il resto, con le altre società il niente più assoluto. Questo per quanto riguarda i traghetti, invece gli aliscafi e i catamarani sono TUTTI off limits per i diversamente abili. Art. 2.2 della legge 67/2006 recita “Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga”. Ebbene ci tengo a chiarire per chi non lo sapesse che il disabile paga lo stesso biglietto di un normodotato, le nostre macchine pagano la stessa tariffa delle auto di altri cittadini isolani con la differenza che noi viaggiamo in garage e non nel salone, gli altri possono andare al bar o al wc, noi no! Credo che sia giunta l’ora di mettere fine a questa perpetua discriminazione nei riguardi dei diversamente abili, vogliamo avere la libertà di poterci imbarcare quando, dove e come vogliamo e non elemosinare la cortesia di farci imbarcare. Speriamo che le autorità competenti, Regione Campania, Capitanerie di Porto, Registri di classifica, Amministrazioni Comunali, Organi di stampa, Associazioni di categoria e “TUTTE” le società di navigazione, prendano provvedimenti IMMEDIATI !!”»

1 commento su “DISABILITA’ E SPOSTAMENTI: IL DRAMMA DI VIAGGIARE COME DEGLI INVISIBILI”
  1. COME COMMENTI ” INAUDITI ”
    QUESTO E’ STATO UNO DI QUELLI ! NON SOLO PAGANO LA TARIFFA EQUIVALENTE A CHI NON HA DISABILITA’ EVIDENTI MA, DEVONO ADDIRITTURA ELEMOSINARE ATTENZIONE….NON C’E’ TERMINE ADEGUATO A ESPRIMERE TUTTO IL NOSTRO BIASIMO ….

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