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La morte di Giovanni Barblan nel ricordo del decano dei giornalisti procidani Domenico Ambrosino

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Feb 14, 2018

Domenico Ambrosino | Qualche giorno fa aveva mandato un messaggio rassicurante alla redazione del TG Procida: Era stato poco bene, ma scriveva: “Ho perso una battaglia, ma vincerò la guerra. Presto tornerò a collaborare”.

Ma la vecchia con la falce era in agguato: Giovanni Barblan, il fine intellettuale senese che circa 2° anni si era trasferito a Procida insieme alla sua grande amica Maria Gloria Bicocchi, che poi sposerà, ci ha lasciato all’improvviso. Stanotte, dolcemente, nel sonno, il suo cuore generoso ha cessato di battere. Maria Gloria lo ha trovato ancora caldo nel letto alle sei, quando era andata a portagli il caffè.

Giovanni Barblan era un fine intellettuale.  Era nato a Siena nel 1938. I suoi molteplici interessi culturali, irrorati da una curiosità ininterrotta, lo avevano portato a ricoprire diversi incarichi. A Firenze, aveva lavorato prima alla casa editrice La Nuova Italia, per poi diventare direttore della prestigiosa Fondazione Longhi, una delle presenze culturali più importanti in Italia e forse nel mondo che si occupa degli studi della storia dell’arte.

Da qui la sua amicizia con Maria Gloria Bicocchi, figlia del grande pittore Primo Conti, artista d’avanguardia nella produzione di videotapes d’arte.

22 anni fa la scoperta di Procida che già un altro senese importante – Cesare Brandi – aveva fatto negli anni 50. E fu amore a prima vista. Giovanni e Maria Gloria erano andati a vivere in una parte del vecchio palazzo antico del comandante Leonardo Pescarolo e Vera Vergani.

Giovanni lo incontravi nella tarda mattinata a Marina Grande. In mano sempre un libro, una rivista e gli immancabili giornali. Discuteva di tutto e con le sue argomentazioni solide cercava di imporre il suo punto di vista. Specie in materia di religione. Giovanni era un valdese. Io lo avevo soprannominato “Giovanni dalle bande nere”, com’era chiamato Ludovico Giovanni dei Medici, grande condottiero fiorentino del Rinascimento. E per le sue origini toscane e per la sua indomabile verve di polemista, rivestita da un garbo e da una gentilezza naturale, piena di rispetto vero con l’interlocutore.

L’isola diventa con la dipartita di Giovanni Barblan sicuramente più povera. Le sue ceneri – mi ha rassicurato Maria Gloria – saranno custodite nel piccolo giardino a fronte della casa di via Vittorio Emanuele. Siamo certi che contribuiranno alla crescita di buoni alberi con buoni frutti. Ciao Giovanni, ti sia lieve e buona madre terra! 

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