Redazione – Accessibile è meglio per tutti dovrebbe essere lo slogan che dovrebbe guidare la progettazione o la riqualificazione di nuovi spazi ed edifici commerciali: un po’ perchè lo prescrive la legge, un po’ perché forse finalmente il concetto sta entrando in circolo. Ma si tratta di una strada da battere anche da parte di chi, negoziante, volesse semplicemente realizzare.
Valutare quindi l’accessibilità – al di là dell’aspetto per così dire etico – come una strategia per differenziarsi e rendersi appetibile a una fascia di utenti e consumatori che attualmente fatica a trovare risposte, è una visione lungimirante sotto il profilo del business: non c’entra, come dicevamo, niente il buoncuore. Sprigionare le proprie potenzialità inespresse bloccate da un’entrata stretta o da un gradino che lascia fuori chi si muove con la sedia a rotelle o con un bastone (ma anche la mamma con passeggino o la signora col trolley della spesa) è un processo che deve passare per la resa accessibile degli spazi e locali commerciali.
Si potrebbe obiettare che per i negozi sia una spesa: la rampa e l’occupazione del suolo pubblico hanno un costo, e non tutti sono persuasi che gli convenga investire su uno strumento di questo tipo.
Per questo motivo è da plaudere a tutte quelle iniziative che negli ultimi tempi che vedono gli esercizi commerciali, coinvolti in uno sforzo che deve essere congiunto, anche con chi amministra la cosa pubblica. Lo hanno capito molto bene sull’isola di Arturo, dopo un tamt tam mediatico che ha visto e che vede le attività commerciali ed imprenditoriali di fornirsi di strumenti utili per i diversamente abili.
Da altre parti consci delle barriere che possono presentarsi a chi si muove con difficoltà o con ausili su un territorio con molteplici e stringenti vincoli architettonici – legati alla insularità del territorio – i promotori di iniziative simili hanno deciso di venire incontro a quei commercianti ed esercenti che volessero migliorare la propria accessibilità. I progetti, in sostanza, lanciano un avviso pubblico attraverso il quale questi soggetti possono fare richiesta del “kit del negozio accogliente”, che sarà poi fornito gratuitamente da parte del Comune. Il kit è composto da: una rampa mobile, richiudibile in poco spazio e facilmente trasportabile, o altra attrezzatura idonea allo stesso scopo; una vetrofania che permetta la riconoscibilità del negozio accogliente; un documento con linee guida per migliorare la capacità di accoglienza e la propria professionalità.
Sull’isola di Procida poi, accessibilità non è solo una rampa, da tempo Peppe Giaquinto porta avanti una sacrosanta battaglia sui problemi legati alle barriere architettoniche e all’accessibilità.
«Oggi voglio soffermarmi – dice Peppe Giaquinto – sulla particolare sensibilità mostrata da alcune attività commerciali e turistiche della nostra isola che raccogliendo l’invito lanciato dall’associazione isolana “L’Isola che non isola” hanno profuso piccoli sforzi economici ma certamente grande cuore nel rendere accessibili le loro attività alle persone diversamente abili, specie quelle con difficoltà motorie. Sappiamo bene i percorsi ad ostacoli che sono costretti a fare i disabili isolani ed ospiti del territorio quando si avventurano per le strade dell’isola, spesso senza possibilità alcuna di fruire di mezzi pubblici. E sappiamo altrettanto bene quanto per loro sia difficile accedere ad un negozio, ad un bar, ad un ristorante, ad un pubblico locale. Sappiamo pure quanto può essere difficile per loro reperire servizi igienici adeguati in tutti questi posti. Ma qualcosa cambia. Procida si muove».
«La battaglia – e continua – culturale messa in atto dall’associazione “L’Isola che non isola” comincia ad avere i suoi effetti, almeno nel cuore di tanti privati operatori. Il cammino e’ ancora lungo ma cominciare a rendersi conto che esistono anche tanti cittadini sfortunati che chiedono con estrema dignità un cambio di passo e’ qualcosa che ci deve vedere impegnati tutti, qualsiasi ruolo o posizione occupiamo, nel costruire una Procida che accoglie e non discrimina quelli che non possiamo considerare più dei condannati ad essere cittadini diversi. Elencare tutti quelli che hanno già palesato concretamente la loro attenzione verso questo problema non spetta a me, ma se posso permettermi un plauso, quello di oggi va ai gestori del Lido Bar Annamaria al Pozzo Vecchio che con grande sensibilità e con buona volontà hanno dato accesso sul loro Lido ai tanti disabili, persone in carrozzina e con difficoltà motorie».
«Da qualche giorno – e conclude – la spiaggia del Postino apre le porte alle persone disabili di Procida e del Mondo e davanti a loro si spalanca il bellissimo mare del Pozzo Vecchio. Un piccolo, grande gesto di civiltà che aiuta la nostra comunità a crescere ed il nostro turismo a qualificarsi. Avanti per una Procida sempre più in movimento!!! Per tutti!!»