Redazione | Si è tenuto a Dodoma giorni fa, l’incontro dei missionari italiani in Tanzania organizzato dalla Fondazione Missio con il CUM di Verona. 45 i presenti: missionari e missionarie quasi tutti con una lunga permanenza nel paese che sono arrivati presso la struttura del St Gaspar Centre da tutta la Tanzania.
L’incontro ha avuto per titolo: “La missione in Tanzania dopo 150 anni“. Il tema riprende il giubileo che la chiesa tanzaniana sta celebrando in questo 2018 in ricordo dei 150 anni dall’arrivo dei primi missionari sulle coste del paese, a Bagamoyo. E la domanda, risuonata per tutto l’incontro, è stata: quale ruolo deve avere oggi la presenza dei missionari?
Dalla Fondazione Missio erano presenti il direttore – il procidano – don Michele Autuoro, mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia- Pordenone e membro della Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le chiese, p. Giulio Albanese, direttore delle riviste della fondazione Missio, che si sono alternati nelle relazioni a voci della chiesa tanzaniana.
L’incontro è iniziato con la relazione del missionario fra Riccardo Riccioni dal titolo “Fondamenti della missione nella Parola di Dio”: una panoramica di spunti missionari nelle pagine del nuovo testamento. Mons. Pellegrini ha affrontato il tema “Paradigmi della missione per la chiesa italiana“, p. Giulio Albanese ha dialogato con i missionari sul tema: “Quali sono le aspettative della chiesa italiana nei confronti dei missionari?”. Sr Anna Mhongale, suora tanzaniana, docente di catechesi ad Iringa ha parlato dei laici nel contesto dell’evangelizzazione partendo dalla Lumen Gentium per arrivare a situazioni concrete vissute nel paese.
Molto atteso è stato l’intervento di mons. Severine Niwemugizi, vescovo di Rulenge, che ha parlato delle “aspettative dei vescovi tanzaniani nei riguardi dei missionari”. E il presule non si è fatto attendere nelle valutazione e nelle prospettive. “Ringrazio i missionari italiani per la loro presenza, per quanto hanno fatto e stanno facendo per la chiesa in Tanzania: ci aspettiamo dai missionari una presenza sempre più vicina alla gente, in sintonia con il vangelo”, ha ribadito mons. Severine. Che ha parlato anche di problematiche sociali che coinvolgono la chiesa (come il referendum per la costituzione) e delle sfide all’evangelizzazione legate anche alla presenza di chiese neo- pentecostali rispetto alle quali il dialogo non sempre è agevole.
I missionari nei vari gruppi di approfondimento non hanno aggirato le problematiche, scambiandosi considerazioni molto franche sul loro lavoro pastorale. Su tutte, quella di un mondo africano che, nonostante la lunga esperienza nel paese di molti missionari italiani presenti all’incontro, sembra avere lati oscuri. “La gente africana vive una tradizione che da una parte ha valori di una grandezza inestimabile, dall’altra ha aspetti molto complessi da decifrare”, dice Nives Labinaz, consacrata dell’Associazione Laicale Missionaria, con una lunga esperienza nel paese. “Solidarietà e vendette, partecipazione e riti magici: due facce della stessa medaglia anche nel mondo dei cattolici. La gente è spesso schiacciata dal peso di tradizioni che la forza liberante del vangelo fa superare”. “Ma 150 anni” , continua Nives, “seppur rimane un traguardo significativo, non sono sufficienti. Serve tempo, serve che l’Africa prenda il suo tempo, per far inculturare un seme venuto da lontano “ .