Redazione – Da un po’ di tempo Procida ci aveva abituato bene. L’isola saliva alla cronaca per l’incremento turistico, per iniziative culturali e per buone notizie. Si è riaperto, invece, il capitolo della cronaca giudiziaria e Procida è tornata alle cronache, anche nazionali, per vicende di malaffare legate alla pubblica amministrazione.
La vicenda risale al 2016, cioè nel secondo anno della gestione della attuale amministrazione, giunta al penultimo anno del suo mandato. Ma non riguarda nessuno degli amministratori. Si riferisce, invece, a 12 dipendenti comunali accusati di assenteismo e, in alcuni casi, di altri più gravi reati legati alla loro condotta e alle loro assenze ingiustificate sul posto di lavoro. L’indagine, insomma, avrebbe accertato come, anche sul Comune di Procida, fosse frequente la tecnica dei cosiddetti FURBETTI DEL CARTELLINO, con la quale nascondevano le loro assenze o che, nell’orario di lavoro, andavano in giro per l’isola a farsi gli affaracci propri, alla faccia dei cittadini procidani.
L’indagine, gestita dalla Procura di Napoli, è stata eseguita dai Carabinieri tramite specifici blitz, appostamenti, pedinamenti e tecniche specifiche di osservazione.
Essa avrebbe acclarato comportamenti di gravi mancanze nei confronti della PA cui prestavano servizio e, addirittura si sarebbero posti in essere comportamenti assimilabili alla truffa aggravata e continuata. Tanto che 4 di essi sono stati colpiti da misura interdittiva, per un anno, dai pubblici uffici.
Insomma, si tratta di un fenomeno di normale malcostume, venuto fuori in una torrida stagione di denunce incrociate e di delazioni interessate o è solo la punta di un iceberg di inadempienze, favori e ricatti che hanno ridotto la macchina comunale ad essere, alla fine, incapace a soddisfare, a regime, le esigenze dei cittadini?
Certo l’indagine sembra essere figlia di una stagione di veleni, mai definitivamente sopiti, iniziati già qualche anno prima, ma che è deflagrata con la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il corpo dei Vigili Urbani, e il suo comandante dell’epoca.
Poco importa, cmq, al cittadino, sapere se l’indagine parta da una “soffiata” interna o da controlli di routine. La cosa che conta è che, sembra, i soldi pubblici sarebbero stati regolarmente pagati per ore di lavoro non fatte, per dei lavori eseguiti di sfuggita e male.
Infatti la cosa più antipatica che emergerebbe dal quadro complessivo delle indagini è che, oltre ad un illecito arricchimento alle spalle del contribuente, i cittadini, da detti comportamenti, ne abbiano ricavato dei servizi pubblici erogati in affanno, con ritardo, e con una inefficienza conseguente della azienda Comune. Insomma i cittadini pagano due volte, sulla propria pelle, questi comportamenti illeciti.
A questo punto riesce più difficile spiegare a un cittadino che si senta, a torto o a ragione, vessato dalla pubblica amministrazione, che bisogna, anche a malincuore, rispettare le regole. Perché questi episodi dimostrano che le regole sono disattese proprio da coloro che sono preposti a farle rispettare.
A chi riceve una multa per la sosta vietata della macchina brucerà ancora di più, per l’idea che il vigile che l’ha fatta è, magari, un assenteista, o, peggio, un mezzo truffatore.
Come qualunque altro comportamento sanzionatorio, anche giusto, diventerebbe più difficile da sopportare, per il cittadino, se il pubblico ufficiale che sanziona è moralmente inadeguato.
Insomma, ne va di mezzo anche il rapporto di fiducia tra il cittadino e la pubblica amministrazione!
C’è una tendenza a minimizzare questi fatti parlando di malcostume diffuso. Che magari è esistito ed esiste tuttora. Ma che è proprio quello che tutti dicono, a parole, di volere combattere.
Come e più della media italiana, il popolo procidano è un popolo di poeti (pochi ma buoni, sembra), santi (???) e navigatori (e qui, fortunatamente, eccelliamo, in qualità e quantità). Come tutti gli italiani siamo disposti a perdonare le persone, rispetto alle quali valgono tutte le cautele e le garanzie del caso.
Ma, prima, bisogna CAMBIARE sul serio, verso una stagione di vera LEGALITA’, che è cosa diversa dallo slogan dell’Onestà, usato spesso a sproposito.
E bisogna riconoscere, anche che le responsabilità della Politica non sono assenti.
Certo l’inchiesta non ha sfiorato i livelli politici, ma l’Amministrazione Comunale ha compiti di INDIRIZZO e CONTROLLO della Azienda comunale. Tra l’altro da dividere, per quanto di competenza, tra maggioranza ed opposizione. Senza scordare che l’andazzo era probabile proseguisse da anni, quando la maggioranza e l’opposizione erano a parti invertite, ma ugualmente responsabili, dal punto di vista politico.
Nel 2016, poi, aveva avuto tempo di consolidare la propria presenza proprio quella amministrazione del CAMBIAMENTO che aveva fatto dell’ONESTA’, e della MORALITA’ una bandiera elettorale. Questa inchiesta vede naufragare miseramente anche questo vessillo. Il Sindaco aveva promesso la costituzione di parte civile dell’Ente Comune contro le presunte malefatte che sembravano emergere dalla inchiesta sul Metano. L’inchiesta è stata archiviata e il capitolo chiuso. Ma, rispetto a danni gravi, non solo d’immagine, dell’Ente Comune, cosa farà? Starà dalle parte dei cittadini truffati o metterà la testa sotto la sabbia? E cosa ne pensano, a proposito, tutti quelli che si preparano per il prossimo confronto elettorale? Sarebbe interessante saperlo.
Per adesso sappiamo che molte inefficienze di un pur affollato Comune, non derivavano, forse, solo da incapacità, o da mancanza di fondi, ma anche da probabili, e gravi, comportamenti illeciti.