Peppe Giaquinto – Raccolgo tanti commenti e non solo da procidani, ma da tanti amici ischitani, circa la mancata vittoria della barca procidana alla sfilata di S. Anna. Giudizi che mettono in risalto le nostre qualità creative e gettano non poche ombre sull’organizzazione della manifestazione ischitana.
Mi sia innanzitutto consentito, avendo organizzato più di qualche evento, mettere in discussione la poca brillantezza, il poco coordinamento, le lacune tecniche di una manifestazione che ha il pregio di svolgersi in un luogo suggestivo ma che risente di indubbie difficoltà organizzative.
Detto questo, ritengo che ieri sera ci sia stato un verdetto non veritiero rispetto a quanto visto. Pur rispettando e giudicando positivamente l’impegno e la genialità di tutti i partecipanti alla manifestazione mi sento di rilevare alcune cose.
Innanzitutto non è stato mai semplice vincere in terra straniera, specie se hai una giuria tecnica dove Procida non alcun rappresentante in qualche modo di riferimento. Certo, abbiamo incassato alcune vittorie importanti negli anni precedenti, ma abbiamo dovuto “stupire”, perché abbiamo da sempre compreso che se si concorre alla pari non si vince.
Lo si capisce dal fatto che le barche vengono sottoposte ad un giudizio del pubblico composto da stragrande maggioranza da ischitani o comunque ospiti dell’isola d’Ischia con un evidente campanilismo che condizionerebbe qualunque sana competizione.
Lo si capisce dal fatto che nelle parole del rappresentante della giuria tecnica viene esaltato il carattere innovativo ed il messaggio moderno della barca vincitrice. Ora mi chiedo, come poteva la barca procidana, assegnataria di un tema sulla canzone napoletana dei primi del novecento farsi interprete di una rappresentazione moderna e fatta di proiezioni multimediali ed effetti speciali. Avrebbe in primo luogo tradito la propria interpretazione autentica ed il rispetto del regolamento.
E dove si possono ritrovare le caratteristiche e le abilità realizzative, costruttive, di partecipazione corale nella barca che ha vinto.
Ora se con questa vittoria si vuole lanciare il messaggio che anche S. Anna, come Sanremo, deve trovare la strada per modernizzarsi ed affascinare ancora, allora lo si stabilisca prima e la si indirizzi verso nuovi connotati.
Noi restiamo convinti che le tradizioni vanno sapute interpretare e rispettate. Questi sono i valori che portiamo anche fuori dal nostro territorio, questi sono i cardini della nostra arte creativa.
Comunque, passata l’amarezza, la nostra partecipazione e la nostra realizzazione applaudita dai molti ci fa ancora una volta riflettere sulle capacità realizzative, sulla creatività ideativa e scenografica e sulla superba messa in scena collegiale dei nostri ragazzi che con l’apporto determinante di tanti meno giovani e di tante donne, riescono ad imporsi in una tradizione artistica che non può avere paragoni nella vicina isola d’Ischia.
Chi ha seguito la festa di S. Anna nel corso degli anni sa che con la prima partecipazione dei procidani anche la realizzazione delle barche dei comuni dell’isola d’Ischia ha abbandonato una tradizionale staticità per arricchirsi di elementi coreografici ed allestimenti innovativi che hanno nel complesso elevato la qualità dello spettacolo offerto dalla festa stessa.
Pertanto, riteniamoci soddisfatti di aver aperto ancora una volta una salutare discussione sulla validità di un giudizio e soprattutto sulla valenza di una manifestazione che ha necessità di ritrovare la propria strada organizzativa e soprattutto il proprio spirito globale.
Un grazie di cuore all’associazione “L’Isola dei Misteri” e a quanti hanno dato il proprio contributo realizzativo. Spesso una mancata vittoria vale una salutare e plebiscitaria condivisione della nostra amarezza!!