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L’EDITORIALE DI SEBASTIANO CULTRERA: «Caro Sindaco: STOP ai veicoli a motore!»

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Ago 2, 2018
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Sebastiano Cultrera – Dino Ambrosino ha fatto una ammissione che gli fa onore. Che fa onore, per lo meno, alla sua onestà intellettuale: la nostra isola sta morendo di traffico, e, nonostante diversi e vari tentativi, non si riesce a trovare il bandolo della matassa. La soluzione del problema non è neanche alla fase progettuale.

E la domanda, come dice il nostro grandissimo compaesano, sorge spontanea: ma il problema è risolvibile?

La risposta della politica (cioè di chi deve risolvere il problema, badando, però, al consenso dei cittadini) sembra essere stata, finora, negativa. Da almeno 30 anni il tema è stato al centro del dibattito politico.

A mia memoria solo la stagione del primo anno dell’amministrazione Muro ottenne risultati rimarchevoli (ricordate i taxi collettivi a mille lire?). Poi il trionfo della ipocrisia (più permessi che divieti) e poi solo qualche sporadico divieto estivo o, addirittura, la pagliacciata delle targhe alterne.

E, dopo la stagione dell’opposizione (quando ogni piccolo ingorgo o disagio da traffico era colpa degli amministratori del momento) anche Dino Ambrosino e i suoi compagni di viaggio hanno scoperto che (anche circa questo problema) amministrare è difficile ed è difficile mettere d’accordo un popolo di migliaia di automobilisti incalliti (e impenitenti). Era sembrato, quindi, che si fossero rassegnati. E qualche sintomo di rassegnazione c’era. A partire dai divieti sempre più misurati, contro deroghe e permessi sempre più smisurati. Ecco: ciò sembrava acquiescenza al problema. Il grido d’allarme del Sindaco rimette le cose in discussione.

In realtà il problema è risolvibile nella misura in cui venga sul serio percepito ed affrontato come un problema.

Diciamo la verità: ancora oggi molti (troppi) procidani percepiscono come problema il DIVIETO e non il TRAFFICO, di cui negano perfino l’esistenza.

Il dilemma, credo, sia più radicale. E senza un approccio radicale non se ne viene a capo.

Partiamo dal dato che l’attuale rete viaria isolana (tranne via libertà e quei pochi metri di via IV novembre e del Lungomare Colombo) è la stessa del 800, quando circolavano, sulle stesse strade solo i pedoni, e qualche decina di carrozze ed equini addetti a trasporti vari. L’idea di rendere l’isola compatibile con la motorizzazione di massa è stata sbagliata. Eh ha retto (MALE!) solo comprimendo la fruibilità delle strade proprio alla categoria per cui erano state costruite: i pedoni! I pedoni, oggi, non a caso, sono percepiti, sempre più (dagli automobilisti) come un ostacolo alla circolazione, al pari delle biciclette elettriche.

C’è, quindi, UN SOLO vero rimedio al vero problema, che sono i veicoli a motore da idrocarburi: ELIMINARLI TUTTI.

Sembra una enormità ma si tratta, in effetti di una soluzione razionale, anzi dell’unica soluzione razionale possibile. Naturalmente tenendola come meta finale di un processo che preveda vari step, ma che proceda con determinazione. Potrebbe durare anche dieci anni, ma dovrebbe essere un percorso chiaro, condiviso, controllabile.

Se non si agisce all’interno di questo scenario le tappe intermedie (compreso qualche necessaria regolamentazione delle fasce orarie di traffico) sono destinate a fallire.

Naturalmente necessita, a questo punto un quadro serio di MOBILITA’ ALTERNATIVA che garantisca, sempre di più, la possibilità della popolazione di spostarsi.

Certo, anche, e soprattutto, alle persone anziane e, in generale, a tutte le persone a mobilità ridotta.

Non è una cosa facile ma cominciamo a dire che è POSSIBILE!

Non mi attarderei, invece, più di tanto sulle storie di educazione stradale e sulla sensibilità culturale da modificare. Sono utilissime, ovviamente, tutte le iniziative che vanno in tal senso, ma non più di quanto sia utilissimo (e lo è molto) il libro Cuore per i nostri ragazzi.

Se, però, avessimo voluto incidere veramente sulla cultura di compatibilità ambientale dei nostri ragazzi avevamo il mezzo più potente: quello dell’esempio! E quello del coinvolgimento. Purtroppo non siamo riusciti ad organizzare neanche, in maniera stabile, un pullmino per il trasporto collettivo scolastico: ma di quale educazione ambientale vogliamo parlare???

Le vere necessità per un piano di ampia portata (e quindi efficace) sono quelle di una progettazione all’altezza, di una visione ampia ed innovativa (con supporti tecnologici avanzati), di non poche risorse economiche (non comunali, ovviamente), e, non ultimo, di una adeguata volontà politica (possibilmente supportata dal consenso).

Oggi il grido di dolore del Sindaco apre degli spiragli ed il tema è troppo vitale per generare divisioni politiche. Certo, potrebbe essere solo un’altra puntata del serial di moda “è colpa del popolo”, anche in questo campo. Ma ci è sembrato, onestamente, di cogliere, nell’appello, un serio intendimento di mettere in discussione le scelte complessive in materia di mobilità.

Poco meno di due anni non sono pochi per mettere in campo, almeno, una adeguata progettualità. Proviamoci.

 

 

 

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