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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

Isolani, isolati, dispersi. All’apice di un triangolo rovesciato, nel mare dell’indifferenza

Ditgprocida

Ago 6, 2018

Michele Cacciuttolo  – “Siamo poveri ma costretti a vivere da ricchi”, me lo ripete sempre il mio amico di una vita. Lui conosce a fondo la realtà isolana, ma viene da fuori. Ha lo sguardo ampliato da orizzonti più vasti.

“In quest’ isola il tenore di vita è alto… Non riesco ad immaginare come possano vivere a Procida le persone meno abbienti”. “infatti pensandoci bene, come fanno?”.

Mi fa riflettere. Sempre, ogni volta che ci parlo.

Certo siamo isolani e a volte isolati, altre dispersi, su un pezzetto di terra al centro del Mediterraneo.

Chi si prende cura di noi? Quale riflettore potrà mai accendersi su una realtà così piccola e sconosciuta ai più?

Proviamo a fantasticare su un immaginario triangolo istituzionale rovesciato disegnato su una cartina geografica: alla base le latitudini più lontane; all’apice, nel punto più basso, la nostra isoletta. Alla base troviamo l’Europa. Bene, ragioniamo.

A Bruxelles non sanno neanche che esiste un’isola che si chiama Procida. Al massimo possono conoscere la Sicilia o Lampedusa per la questione degli immigrati.

Poi,in ordine discendente c’è lo Stato, la Regione, la Provincia e infine il Comune.

Se tutti questi Enti avessero negli anni posto l’attenzione su Procida, convergendo il loro sguardo, anche per qualche istante all’apice del nostro triangolo, oggi non ci troveremmo nella condizione attuale, simile a chi deve scontare una pena.

Sì proprio una pena, almeno per i residenti di questa piccola isola densamente popolata, che ha costi da Montecarlo.

Cominciamo dai trasporti.

Abbiamo a disposizione per i nostri spostamenti dei mezzi che impropriamente vengono chiamati ancora aliscafi come si legge sui tabelloni degli orari, ma in realtà sono più simili a delle cassette da frutta. Un po’ più veloci delle navi e senza più le ali.

Torno indietro con la memoria.

Gli aliscafi Rodriguez, quelli sì erano mezzi veloci: 36 nodi, affidabili e potevano navigare con mare fino a forza 6. Si andava a Napoli in 25 minuti e questo giustificava il costo più elevato rispetto ad un’ora e più della nave.

Oggi disponiamo di “modernissimi” catamarani a jet e di monocarena a jet ma molto più lenti con tempi di percorrenza quasi come la nave, che con un po’ di vento si fermano. In città si paga un euro per prendere il metrò. Il nostro metrò che va sul mare costa 10 volte di più senza concorrenza. Un inganno somministrato col contagocce, lentamente, in modo da non farne accorgere: stesso costo ma senza ali, e nessuna delle istituzioni o associazioni di consumatori ha mai detto niente.

Mentre la nostra autostrada del mare (leggi traghetto) per 18 miglia marine cioè 33 km costa da residente 60 volte di più delle autostrade terrestri .

Dunque ripenso alla frase del mio amico.

Vivere a Procida o comunque su un’isola minore italiana è da ricchi, ed inoltre risente degli svantaggi di chi ha il mare che si frappone tra te e il mondo.

Facciamo un piccolo elenco dei motivi che costringono un procidano a spostarsi: l’IMPS ha sede a Pozzuoli come anche il Collocamento, L’INAIL è a Napoli, il Tribunale anche, l’Agenzia dell’Entrate a Ischia, Pozzuoli o Napoli, e anche per avere il rilascio di un passaporto devi recarti o nell’Isola Verde o nel capoluogo partenopeo o la visita medica per patente a Forio.

Oppure il dramma nel dramma è quando il 118 trasferisce un proprio congiunto in una altra provincia, a chi ha vissuto queste esperienza non oso fare domanda.

Insomma, i Procidani devono girare il golfo per qualsiasi rapporto con lo Stato, perdendo giornate di lavoro, senza che nessuno li tuteli o abbia nemmeno mai fatto una riflessione su questo tema.

E questa realtà qualcuno lo chiama “sistema paese”.

Mentre a qualcun’altro viene in mente che c’è internet, a me viene solo in mente.

Continuiamo col carburante.

Aumenta senza controllo in tutt’Italia, ma da noi ha un costo in più per il trasporto con traghetto dedicato, invece di essere free-tax o di avere lo stesso costo del continente, come minimo dico come minimo.

Sarebbe opportuno, fatte queste considerazioni, concentrare l’attenzione su quegli Stati dell’Europa che hanno isole minori con regime fiscale agevolato ma non solo, si và

dall’accesso al credito alla registrazione delle proprietà, dal regime fiscale agevolato del commercio, al costo del lavoro fino alla facilità di apertura di impresa. Sono tanti i fattori che rendono un posto più attraente di un altro dove investire e fare impresa. Fra questi il risparmio sulle tasse rappresenta di sicuro uno dei motivi più forti si và da 2,5% al 12% sul reddito di impresa.

Mentre su un’isola minore italiana gli imprenditori sono strozzati dal regime fiscale, all’estero invece ci sono molte zone,isole,isole stato, Paesi  dove la fiscalità è davvero facile e tiene conto delle condizioni geografiche di una comunità.

In Italia nessuno ha il buon senso necessario a comprendere che il popolo delle isole è uguale agli altri, invece siamo figli di un dio minore con politici affaccendati in cose piu grandi di loro che non risolveranno mai.

Ma ci rendiamo conto che stare in una Europa rassomiglia più ad un Condominio,  dove fiscalmente ognuno fa come gli pare.

A questo punto o le Istituzioni  iniziano a garantire i servizi essenziali per una vita isolana autonoma, oppure ci permettono di detrarre tutti i costi dico tutti .

Qualcuno mi suggerisce L’ANCIM (Associazione nazionale comuni isole minori) come forma di tutela per le isole minori. Un altro organismo fatto di promesse solo enunciate anche online, come lo Statuto Autonomo delle isole minori.

Il mio amico allora ha proprio ragione.

Siamo un popolo di serie B: isolani, isolati, talvolta dispersi, all’apice di un triangolo rovesciato. Troppo lontani per essere conosciuti, troppo vicini per essere considerati. Credetemi, oppure, se volete, credete al mio amico: troppo poveri per poter vivere da ricchi.

 

2 commenti su “Isolani, isolati, dispersi. All’apice di un triangolo rovesciato, nel mare dell’indifferenza”
  1. E ‘nge ne costa lacrime sta’ Procidaaaaaa…
    cantano i figli dei connazionali sfrecciando sulle loro bici elettriche fiammanti che, a partire dai 10 anni, tutti devono avere, più belle e veloci degli altri giovani piccoli colleghi di sventura.
    A me la pidocchiaggine lamentosa non è mai piaciuta.
    Procida è tra le isole Campane quella che viene, per reddito medio dichiarato (e sottolineo dichiarato) subito dopo Capri,notoriamente uno dei comuni più poveri del mondo. Esistono, certamente, i problemi, ma non mi sembra il caso di schiagnazzare in questo modo, facendo perdere di dignità a tutti noi.

  2. Altro che “pidocchiaggine lamentosa!
    Altro che schiagnazzare !

    il Sig.Cacciuttolo fa un quadro esatto della siyuazione ,della nostra condizione di “minorità ” in cui versa l’isola di Procida.
    Addirittura,ci vogliono abolire il P.S.A, quando la Costituzione Repubblica garantisce a tutti la’assistenza sanitaria,e,quindi,la salute del cittadino.

    grazie .Michele,di questa minuziosa e dettagliata analisi della realtà procidana.

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