Pasquale Lubrano – Ricordando Flaiano si può dire che “la nostra situazione amministrativa é grave ma non è seria”. La situazione é grave per le difficoltà a cui il nostro Comune, come tutti quelli che hanno un piano di riequilibrio finanziario da attuare, deve far fronte per il sovrapporsi ad esso (com’è noto) degli impegni imposti dalle normative di trattamento dei residui passivi e di quelli attivi.
Questi ultimi sono crediti (es. entrate da condoni edilizi) ereditati al pari dei passivi. Solo che, in attesa di essere incassati, i crediti per quasi l’intero importo sono considerati debiti dalla normativa attuale e così, per quel che ci riguarda, viene quasi raddoppiata l’entità annuale delle risorse da accantonare. Le due normative si sovrappongono dal 1° gennaio 2015 ed i Comuni interessati non riescono a venirne a capo.
Sottolineo che il deficit di bilancio nel 2014 era pari a 4,6 mil, e con annessi e connessi, si arrivava ad una decina di milioni da colmare in 7/10 anni, attualmente in 20 anni. Sovrapponendo gli accantonamenti per sistemare i residui a questi, l’impegno annuale a cui far fronte raddoppia. Questo è il quadro che diventa di 24 mil. di debiti nella versione del Sindaco, di 32 in quella del delegato Villani, di 40 per altri. Ai residui attivi e passivi che rivengono da gestioni precedenti si aggiungono quelli dalla gestione attuale, come rilevano i Revisori contabili, e ciò vanifica gli accantonamenti fatti. Una specie di fatica di Sisifo.
Se un Comune come il nostro ha ridotto la propria pianta organica molto al di sotto del minimo stabilito dalla normativa (provvedimento della precedente Amministrazione: risparmio annuale attuale di 1,3 mil. con ovvia negativa ricaduta sui servizi da rendere); se sono state aumentate al massimo le aliquote fiscali (provvedimento dell’attuale Amministrazione: maggior incasso annuale di pari importo del risparmio per il personale); se si è provveduto a ridurre all’osso le spese, si è venuta a creare una disponibilità complessiva di circa tre mil. di Euro annui, più che sufficiente ad equilibrare la gestione annuale e recuperare lo sbilancio. Cosa chiedere di più e mortificare l’Ente e i cittadini? Intanto fa piacere leggere che, dopo tre anni in cui l’Amministrazione dava il dissesto dietro l’angolo, oggi è convinta della inutilità, come era evidente da sempre.
Il problema vero da affrontare è la mancanza liquidità per effettuare pagamenti, l’incapacità ad incassare le partite a credito, sia di competenza che da residui. Qui il Comune mostra carenza. Invece di agitare lo spauracchio dei debiti, l’impegno collettivo va posto sul recupero crediti e sul non produrre ulteriori residui attivi fasulli o nuovi residui passivi, (ciò è quanto invece si verifica), considerando che le disponibilità createsi sono sufficienti ad una gestione equilibrata.
Ritengo grave e produttore di danno erariale l’imporre da parte dei burocratici organi di controllo la svendita di beni immobili e patrimoniali, pur in presenza di risorse sufficienti allo scopo.
Il quadro delle responsabilità così come in precedenza delineato e da cui deriva la gravità della situazione trova la radice nelle scelte di Governo e maggioranze politiche parlamentari. Dal 2011, in nome del Federalismo Fiscale, per ridurre il deficit statale ne hanno scaricato una parte sugli Enti locali, creando squilibri. Tanto per esemplificare il tipo di “Federalismo”, il contributo statale annuo al nostro Comune è diminuito da circa 6,5 mil. a poche centinaia di migliaia di Euro, assegnando in sostituzione l’imposizione di imposte e tasse che l’Ente, senza idonea struttura e capacità, non è in grado di gestire in modo adeguato, al netto (ieri come oggi) di esigenze clientelari. Da qui il verificarsi di deficit in Bilancio ed espedienti per farvi fronte. Di anno in anno, finora in modo parimenti pasticciato ed inefficace, il Parlamento cerca di porre qualche rimedio per evitare le inutili dichiarazioni di dissesto che darebbero l’unico risultato di far pagare laute parcelle ai Commissari liquidatori a carico dei malcapitati Comuni.
Se si vuol assegnare responsabilità a “quelli di prima” o a “quelli di oggi” è per prima a Roma che è necessario riferirsi (PD compreso) ed a seguire poi giudicare la qualità delle varie gestioni amministrative locali, quelle di prima e l’attuale.
La situazione è grave ma non è seria. Quando si aizza la canea per speculazione lasciando solo intendere chissà quali “operazioni” da parte di non meglio identificati “quelli di prima” come causa del deficit, si discreditano innanzitutto le Istituzioni, lasciate giudicare come occasione di illeciti vantaggi, e si alimenta il più dannoso dei populismi. Peraltro da noi, tra assoluzioni e complicità, non si riesce a comprendere nemmeno chi siano “quelli di prima” colpevoli.
Gli interventi in Consiglio Comunale, sui social e a mezzo stampa del Sindaco, oltre tanti altri aspetti per nulla “nobili” (tra cui la bufala che evitando il dissesto ha evitato l’aumento della tassa rifiuti: le due cose non hanno collegamento in quanto il costo del servizio va coperto dalla TARI), hanno messo in scena una ulteriore puntata della telenovela iniziata nel 2015. Ricordate il can can con il leitmotiv “L’Amministrazione salva Procida, salva l’Italia”?
A parte che i nostri amministratori mostrano di non “interagire” con nessun organismo istituzionale, che non lo fanno nemmeno tra di loro, sta di fatto che, da allora, si é sempre alla ricerca dell’ancora di salvezza perché, ad oggi, non si è salvato nessuno. Nell’ultima “puntata” il Sindaco ha recitato sia la parte di “salvatore della patria” per non aver deliberato il dissesto, sia di inventore dell’arma segreta da mettere in campo a breve allo scopo. Il segreto di Pulcinella, peraltro da lui appreso da chi legge i giornali. Il “salvataggio della patria” consiste nel prevedere un incasso di circa 3 mil. dalla vendita della partecipazione societaria al porto turistico di M Grande che non avverrà: un “tarocco” come tanti altri.
Quanto all’arma segreta, é noto dalla stampa nazionale che il Decreto Milleproroghe già approvato alla Camera sarà a settembre all’esame del Senato e contiene un emendamento per rinviare l’obbligo di dissesto in caso di inadempienza degli impegni (come si verifica da tre anni presso il nostro Comune), in attesa di qualche altra variazione della normativa che il Parlamento si prepara ad introdurre entro fine anno nella Legge Finanziaria per annacquare l’annoso pasticcio creato dallo stesso. Naturalmente di tutte queste possibilità egli non può avere alcun merito, deve solo cercare di farle applicare al meglio.
Anche il “guanto di sfida”, lanciato dal Sindaco con l’invito ad altri di fare “proposte” e divenuto presunta arma letale in mano al gruppo di fuoco social, è sola barzelletta.
Un’Amministrazione che non ascolta nessuno, non attiva gli organismi di consultazione istituzionali, che per questo provoca anche una para-scissione interna, a cose fatte chiede agli altri “proposte”. Per farne che?
A proposito, per esperienza personale, invito chiunque avesse qualcosa da suggerirle ad evitare di farlo: oltre a non essere nemmeno preso in considerazione, rischia il dileggio e la presa in giro.
E mentre “avanguardisti del like” e “baciatori della pantofola”, avendo catalogato colpevoli e salvatori della patria, al sussurro delle favolette sindacali dormono sonni sereni, il paese è allo sbando. Non resta che affidarsi alla buona stella e all’evoluzione positiva della pasticciata normativa.