Redazione – La storia del Pio Monte dei Marinai e del Circolo dei Capitani e Macchinisti di Procida, si perde nella notte dei tempi. Da sempre un sottile file rouge ha tenuto unito questi due sodalizi. Non basterebbero le pagine intere di questo giornale per ripercorrere la loro contingenza reciproca e soprattutto la loro mission istituzionale.
Ci fermeremo ad alcuni dettagli interpretativi stando ad alcune memorie raccolte nel tempo, che possano servire a fare luce su queste due Istituzioni locali.
Nato ufficialmente con regio decreto il primo settembre 1872, il Monte dei Marinai nacque in effetti nel 1617. A fondarlo furono i marittimi procidani dell’epoca che in pratica costituirono un associazione di mutuo soccorso che permetteva ai soci che si erano all’uopo autotassati, di aiutare quanti di loro in difficoltà economiche avessero bisogno di aiuto. Essi non si preoccuparono solo delle loro famiglie, ma costruendo in pratica la chiesa di Santa Maria della Pietà misero in evidenza la loro fede Cristiana e dunque preoccupandosi anche delle anime dei propri associati. Negli anni il Pio Monte dei Marinai acquisiva e costruiva altre proprietà immobiliari sempre con lo scopo di incrementare il patrimonio e le finanze, per adempiere con maggiori possibilità finanziarie, gli ideali associativi così ben codificati nello Statuto.
L’Arciconfraternita del Pio Monte dei Marinai, in virtù delle finalità da essa perseguite,vide riconoscersi, con Regio Decreto del 12.5.1939, n. 1199, la propria finalità di ente religioso e culto (secondo requisiti ancor oggi richiesti dalla Legge 222/1985) ed stato quindi inserito tra gli enti ecclesiastici muniti di riconoscimento in sede civile (fu anzi quella natura a conferire personalità giuridica iure civili all’Ente, che ne era prima sprovvisto.
Tale riconoscimento, avvenuto in base alla legislazione concordataria allora vigente, ha avuto luogo in maniera non casuale, ma grazie alle attività e funzioni di stampo solidale e caritativo sino ad allora coltivate dall’Associazione in nome dei valori evangelici Il Pio Monte pertanto, nel periodo ante-guerra, ha finalmente visto consacrare, anche in sede governativa, la propria originaria e primigenia natura ecclesiastica, di talché e indubitabile l’attrazione del Sodalizio confraternale nell’alveo degli enti ecclesiastici ed il conseguente e doveroso assoggettamento, in primo luogo, al diritto canonico e alla giurisdizione dell’Arcivescovo di Napoli.
Il circolo“Capitani e Macchinisti di Procida”, è una società costituita nel 1911. Scopo della società è quello di cooperare al progresso morale e materiale degli ufficiali della marina mercantile isolani e di offrire un sicuro è sereno luogo di riunione ai Capitani, ai pensionati di lungo corso e direttori di macchine. Il Circolo si propone di rafforzare il principio della solidarietà per la difesa e la tutela dei diritti dei soci e delle categorie in virtù di quanto scritto dallo statuto. Essendo la solidarietà il principio morale fondamentale dell’associazione, è del tutto naturale che il circolo Capitani e macchinisti si ritenga discendente del Pio Monte ed è del tutto legittimo ad interessarsi a fondo alla sua sorte.
L’associazione Capitani e macchinisti ha quasi sempre avuto sede in una proprietà del Pio Monte divenendo negli anni sede del circolo stesso e nello stesso tempo sede centrale ed unica del Pio Monte dei marinai.
L’associazione ne conservava fino al 1993 la memoria storica con la sua biblioteca documentata e amministrativa ed amministrava il patrimonio stesso ispirandosi ai Principi della solidarietà Cristiana quale asse portante su cui è costruito il Pio Monte dei Marinai. Il circolo è quindi moralmente e storicamente l’erede legittimo dei fondatori del Pio Monte i quali furono appunto e armatori e capitani di bastimenti.
Quando negli anni 70′ il parroco di Santa Maria della Pietà Don Antonio Assante, ebbe l’imprudenza di tentare lo sfratto del circolo dalla sua sede perenne naturale, il presidente del circolo di allora l’armatore comandante Trentino Allocca, si recò dal Illustrissimo Cardinale arcivescovo di Napoli Corrado Ursi. Questi ascoltati i fatti comprese le ragioni, e di imperio intimo al parroco di sospendere lo sfratto nominando il comandante Allocca presidente del Pio Monte. Con questa decisione storica, il cardinale Corrado Ursi riconobbe di fatto i membri del circolo Capitani e macchinisti di Procida, eredi del Pio Monte dei Marinai.
Questa misera ricostruzione, non serve, purtroppo, a definire oltre 100 anni di relazione tra questi due enti ma serve a capire di cosa parliamo. Mentre sul Circolo e sulle sue gestioni si potrebbero scrivere ancora qualche pagina, sulla gestione degli ultimi 30 ma anche 40 anni del Pio Monte dei Marinai, si potrebbero scrivere dei libri.
A leggere certe memorie e vedere qualche carta, vengono i brividi. Un impasto di politica locale, clero, commercianti, commissari vari da far rabbrividire. Purtroppo sarà solo il tempo a mettere a tacere di alcune vergogne che si sono macchiati gli interpreti di quel tempo. La storia, fino a quando ci sarà gente che scrive e gente che legge, non le metterà mai a tacere.
Veniamo ai giorni nostri. E’ di queste ore una lettera a firma del legale rapp.te del Pio Monte dei Marinai che in sostanza intima al Circolo – ritenuto scaduto il mandato di affitto – di volersi riprendere per così dire la sede ed utilizzarla a fini propri. Nella missiva si definisce anche la possibilità che il Circolo possa comunque rimanere nei locali, stipulando una sorta di convenzione di sub-affitto da definire.
Tutto ciò ovviamente ha fatto balzare dalla sedia gli iscritti del Circolo, che di lasciare la sede non ne vogliono sapere e anzi già nella giornata di ieri, hanno dato mandato ad uno studio legale di iniziare a vedere le carte. L’accaduto ha alzato un polverone tra la gente, con toni molto accesi e finanche minacciosi. E diversamente non potrebbe essere. Sui Social sono imperversate ricostruzioni pittoresche ( e grottesche) del Pio Monte. Assunti sbagliati e fatti assurdi che hanno costretto il Pio Monte – nella figura dei commissari ad evadere una dettagliata nota:
“La presente nota valga a chiarire definitivamente la posizione dell’Arci Confraternita del Pio Monte dei Marinai di Procida e a liberare 1’Ente, i suoi Amministratori e la stessa Curia Arcivescovile di Napoli, dalle mistificanti e distorsive accuse e congetture che, in modo del tutto infondato, sia nei fatti che in diritto, continuano ad esserle rivolte.
In ordine alla missiva inviata al Circolo dei Capitani e nella quale si attesta la cessazione del contratto, prospettandosi una soluzione di “proficua coabitazione”, non c’è chi non veda che l’iniziativa assunta dall’Arci confraternita, lungi dal voler danneggiare o espropriare o compromettere la valorizzazione del patrimonio dell’Ente religioso intende, al contrario, promuoverlo e proteggerlo.
Cosa farebbe un saggio e prudente amministratore dinanzi alla scadenza di un contratto di fitto? Lascerebbe che l’occupazione del cespite si trascini sine die a condizioni svantaggiose ben al di sotto dei parametri di mercato o si preoccuperebbe di trovare soluzioni che implementino i redditi dell’Ente?
Ed e ciò che ha fatto il Pio Monte dei Marinai, il quale non soltanto si preoccupato di non spogliare it Circolo Capitani e Macchinisti di una sede associativa (che potrà continuare ad essere pacificamente ospitata nello stesso immobile) ma di liberare altresì i locali ove oggi ha invece la sede l’Arci Confraternita e ciò al fine di mettere a reddito quell’immobile e di assicurare all’Ente una ulteriore rendita.
Ebbene, come negare i benefici di questa ottimizzazione nella gestione dell’immobile? L’immobile occupato dall’ Arci confraternita viene locato e genera un ulteriore reddito, mentre quello prima detenuto dal Circolo dei Capitani e Macchinisti diviene oggetto di una sana comunione tra l’Associazione dei marittimi e l’Ente Ecclesiastico (anche perché, in ogni caso, rinnovare il fitto al Circolo alle stesse condizioni sarebbe stato pressoché impossibile, soprattutto in considerazione del fatto – oggettivo – che per un immobile adiacente, di dimensioni e con caratteristiche assai similari, altri conduttori dell’Arci confraternita pagano 8-10 volte di più!)”.
Nulla questio in merito. Pare palesemente legittimo e giuridicamente corretto, quanto chiesto dal Pio Monte, del resto il proprietario di un immobile, può disporne come meglio crede del suo cespite. Però dalla lettura ci sovvengono una serie di interrogativi che rimandiamo con spirito di dialogo ai commissari del Pio Monte.
1. Se si asserisce che l’immobile verrà utilizzato per farne la nuova sede del Pio Monte, non si capisce perché non si può rimanere nei locali dove già da anni il Pio Monte ha sede, e si lascia il Circolo nella sua sede storica?
2. Se si ritiene di monetizzare al massimo l’affitto di un locale, ( come è giusto che sia ) crediamo che si possa ottenere di pi in termini di pigione affittando i locali dell’attuale circolo dei Capitani rispetto a quello ove ora risiede il Pio Monte.
3. Solo un anno fa marzo 2017 , l’allora commissario Mario Carabellese, proponeva il rinnovo del contratto. Cosa è cambiato in questo anno? Delle due l’una. O la gestione Carabellese era ballerina e leggera ( ma noi non lo crediamo) e quindi screditata dalla nuova gestione commissariale, oppure si è cambiato di botto la rotta da seguire. E perchè?
4. Il Pio Monte dei Marinai e i suoi solerti commissari, potrebbero gestire l’opera caritatevole del sodalizio anche in altri locali, attualmente in disuso e sfitti. Perchè non lo fanno?
5. In ogni caso pur volendo soprassedere a quanto sopra, mettendo da parte amore e rancori, è possibile ancora oggi parlare di nuova proposta di fitto del locale al Circolo ad un prezzo che non sia ovviamente l’attuale ( irrisorio) ad un prezzo ragionevole che vada sopratutto nella direzione del ruolo storico del Circolo?