Redazione – A poco più di una settimana dal botta e risposta tra Pio Monte dei Marinai e Circolo dei Capitani e Macchinisti di Procida, sull’isola continua a tenere banco la vicenda “sfratto” locali via Roma. A nulla sono valse da una parte e dall’altra, le rassicurazioni e i buoni propositi. Anzi, un muro virtuale sembra esserti eretto ancora più radicato, tanto da rendere le parti palesemente più distanti. E così, oggi, a mezzogiorno, al comune, l’assessore al lavoro Marittimo, Antonio Carannante ha inteso convocare sia i commissari del Pio Monte che il presidente del Circolo Vincenzo Schiano, per cercare di addivenire ad una soluzione, che allo stato attuale appare davvero molto, ma molto, lontana.
Con l’ingresso della “politica”, per così dire, questa incresciosa situazione assume caratteri diversi che interessano l’intera comunità isolana. Fa specie notare, invece, il silenzio tombale del clero locale su quanto sta avvenendo. Non abbiamo ascoltato un solo sussurro pro o contro una parte in causa. Tutto tace, come a dire “se la vedessero fra di loro”. Aspettando questi “Godot”, un gruppo di Marittimi Procidani, ci ha inviato una lettera per spiegare il loro punto di vista in merito alla situazione e che rimettiamo in toto.
“Dopo gli ultimi avvenimenti che hanno interessato il Pio Monte dei marinai e il Circolo Capitani e Macchinisti, ci corre l’obbligo, in quanto marittimi procidani, di intervenire nel dibattito nella qualità di soggetti fondatori e destinatari delle due associazioni.
Lo spunto ci viene dato dall’ennesima nomina dei nuovi commissari, o pseudo tali, del Pio Monte da parte della curia (questa volta in numero di 3) che arrivati sull’isola in sostituzione del vecchio commissario, sostituito come sempre per ragioni che a noi non è dato sapere, invece di ripristinare il governo democratico dell’associazione nel rispetto del vigente statuto, approcciano il problema come un’ azienda che deve fare cassa a tutti i costi per generare dividendi da spartire agli azionisti, il tutto senza un benché minimo stralcio di bilancio ufficiale, almeno per quanto ci è dato conoscere.
Non contestiamo che una corretta gestione sia fondamentale per l’andamento di un’associazione con finalità sia di culto che di mutuo soccorso, contestiamo che questo avvenga prima di dare il giusto assetto democratico all’associazione che è commissariata da trent’anni, e da parte di commissari che nulla hanno a che intendere con la nostra cultura, la nostra realtà sociale e lo spirito che ha guidato i nostri avi nella creazione del Pio monte; contestiamo che si riproponga per l’ennesima volta una gestione commissariale che negli ultimi trent’anni, visto i risultati, certamente non ha brillato per essere stata virtuosa e proficua.
La giusta ragione del nostro contestare si palesa nel momento in cui i 3 commissari, pensanti solo in termini di cassa, arrivano paradossalmente a sfrattare il circolo capitani e macchinisti, ovvero gli eredi dei padri fondatori del pio monte e i soggetti che formano la platea dei destinatari del mutuo soccorso. A poco serve indorare la pillola con la proposta dello sfratto con la possibilità di rimanere nell’utilizzo del locale in qualità di ospiti. Questo ci offende nella nostra intelligenza e ci crea smarrimento; ospiti di chi? Del commissario che da trent’anni gestisce il pio monte? E in questi trent’anni dove è stato il commissario? O di una squadra di commissari non locali che ha bisogno di un ufficio di 70mq fronte strada? E se queste sono solo illazioni a che serve lo sfratto visto che la futura dirigenza sarà scelta fra noi stessi marittimi, come da statuto?.
Da sempre il Circolo ha avuto una sua funzione sociale e culturale sull’isola e ha permesso negli anni a centinaia di marittimi procidani di avere un punto di riferimento sia durante la vita lavorativa sia dopo quando, con la quiescenza, dopo aver girovagato una vita per il mondo intero, di più si sente il bisogno di un luogo associativo dove continuare a dare un senso alla propria esistenza. Immaginare Procida senza il Circolo Capitani e Macchinisti in via Roma è come immaginare Procida senza l’Istituto Nautico o senza il Cristo di marina grande o la statua di Scialoia a piazza dei martiri ecc. Questo i tre commissari non lo capiranno mai. Ed è per questo che noi marittimi chiediamo la solidarietà di tutti i procidani per scongiurare che con la chiusura del Circolo C.e M. venga cancellata parte della nostra cultura e della nostra storia. E fatto ancora più grave è che ciò avvenga per uno scopo meramente economico fuori da ogni controllo”.
ESPOSTO DENUNCIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
questo è quello che,penso,si debba fare.
Firmata da tutti marittimi e dai tanti che condividono.
Come, giustamente, detto dal Presidente del Circolo, il Pio Monte è inadempiente nei suoi obblighi statuari..
La Curia si appropria indebitamente delle proprietà immobiliari ,frutto del lavoro e delle donazioni degli armatori procidani.
Io penso che, anche se con finalità religiosa, il Monte non ha mai autorizzato la Curia a impossessarsi degli immobili,
CHe ,a mio modesto parere,
sono della intera COLLETTIVITA’ Marinara. Procidana.
Il Clero la deve smettere di pensare solo alle proprietà,pensasse ,piuttosto,al lato spirituale,se ci riescono…….