Redazione – Diceva una scena di Palombella rossa con più tristezza e meno veemenza di quella degli schiaffi a bordo piscina: «Chi parla male pensa male, e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti».
Nel caso della violenza di genere bisogna partire da molto più lontano: c’è tutta una base della piramide che tace e finge che non ci sia alcun problema col sessismo nella nostra società; poi c’è chi pensa male e parla di conseguenza («Le mani sotto la gonna rispondono a un insopprimibile istinto naturale, a un codice ancestrale, a una pulsione senza tempo perché fuori del tempo. Valgono come carnale rassicurazione: tu sei maschio, io sono femmina», scriveva una giornalista qualche tempo fa piangendo la fine del maschio); poi c’è chi capisce che qui, insomma, siamo davanti a un bel problema. E ci conviviamo da sempre, ma un po’ come è successo con le onde gravitazionali, aspettava solo che avessimo gli strumenti per accorgerci che c’è.
Con l’espressione «violenza di genere» si indicano tutte quelle forme di violenza che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso. È «violenza contro le donne» ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.
Per costruire una nuova cultura servono modelli, leggi, educazione, protezione. Quasi 7 milioni di donne, in Italia, avrebbero subìto nella loro vita violenza fisica o sessuale, secondo un’indagine effettuata nel 2014 da Istat e Ministero per le pari opportunità. A commettere le violenze più gravi, sono soprattutto i partner o gli ex partner.
È allora importante che chi per professione è esposto ai casi di violenza sappia cosa fare per sostenere le vittime a conquistare l’autonomia dalle relazioni malate orientandole alla ricostruzione di un progetto di vita.
In questa direzione va il protocollo d’intesa siglato tra le isole del golfo, l’asl e le associazioni di categoria.
“Nei giorni scorsi – dice l’assessore Sara Esposito – grazie al lavoro costante che portiamo avanti con i Comuni dell’ Ambito n.13, abbiamo aggiunto un tassello importante a tutela delle donne.
Seduti allo stesso tavolo abbiamo stipulato un PROTOCOLLO DI INTESA per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere, della violenza intra-familiare, della violenza assistita, con delle iniziative di promozione ed attuazione di percorsi di sostegno alle vittime.
I firmatari del protocollo sono stati diversi attori: l’A.S.L.Napoli2 Nord- Distretto 36, l’Ambito n.13 dei Comuni di Ischia e Procida, il centro antiviolenza “Non da Sola”, i Presidi Ospedalieri di Ischia e Procida, il Comando dei Carabinieri delle isole Ischia e Procida e il Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Tra gli obiettivi individuati troviamo: promuovere azioni di prevenzione e contrasto della violenza di genere, della violenza domestica garantendo il soccorso , l’assistenza e il sostegno alle vittime attraverso un sistema integrato di interventi che vedono personale specializzato e periodicamente formato.
Con questo nuovo strumento ciascun ‘attore’ firmatario del protocollo avrà una specifica linea da seguire. Il ‘percorso rosa’ metterà tutti nella condizione di condividere un piano di intervento, interessando e coinvolgendo a più livelli la rete Istituzionale dei Servizi Sociali, le strutture ospedaliere, i centri antiviolenza, le FFO le Procure.
Come Assessore al ramo e come specialista ritengo: che il lavoro di equipe rappresenti una garanzia verso il raggiungimento di importanti obiettivi. In questo momento la nostra comunità con questo nuovo strumento si sta impegnando realmente e concretamente a sostegno delle donne, ed in particolare a sostegno di quelle che purtroppo per complesse dinamiche spesso vivono momenti buoi perdendosi nel crudele mondo della violenza.”
E’
un discorso del tutto femminista,mono direzionale.
Purtroppo,non è cosi. Perchè colpevolizza il maschio a prescindere..A mio parere, i principi ispiratori del ” percorso rosa ” sono del tutto sbagliati,perchè impregnati solo di superficialità ,di pregiudizi femminli,di incapacità di analisi e studi,di tabù sessuali,di un attento esame e conoscenza dell’animo umano, solo sessista e femminista. Non è cosi che si affrontano problemi cosi seri.A senso unico ,senza la benchè minima cognizione dell’argomento,che richiede,a mio parere,ben altro approcio