Gino Finelli – E’ la prima volta che dopo aver attentamente letto TgProcida, resto perplesso e non so cosa scrivere.
Leggo di piccoli fatti di cronaca, di nomine, di interviste di difficile comprensione, di conflittualità tra i vari enti, di gare andate deserte e, via via, una cronaca noiosa e poco interessante poiché ,intorno a quei fatti di cronaca, non vi è mai una valutazione politica, un progetto per il futuro dell’Isola, una critica o un giudizio su quanto si è fatto e si deve ancora fare, ma soprattutto non leggo mai qualcuno che sappia aprire la strada ad un percorso realmente sostenibile del territorio. Occuparsi delle cose giornaliere, della spesa per far andare avanti la cassa, delle problematiche piccole e grandi che si verificano quotidianamente e spesso si amplificano in un territorio così piccolo, è certamente cosa lodevole e giusta, ma da sola non basta poiché chi fa politica e gestisce la cosa pubblica ha il diritto-dovere di indicare una o più strade sulle quali camminare in un percorso comune per implementare le risorse e per arrestare tutti quei fenomeni di anarchia territoriale che sono alla base del degrado ambientale e del senso civico dei cittadini.
Ho apprezzato le intenzioni del Comandante dei Vigili Urbani di mettere più uomini sulla strada, ma questi uomini dovrebbero avere delle indicazioni precise sul loro operato finalizzate a mantenere ordine e rispetto che in questi anni sono stati costantemente violati.
Una comunità che si vanta di poter partecipare alla elezione per “il più bel borgo d’Italia” deve avere innanzitutto la coscienza della protezione del proprio territorio, deve imparare a non consumare il pochissimo suolo rimasto, a rispettare regole, a fare giusti sacrifici e, a volte piccole rinunce, che contribuiscono a migliorare la qualità della vita e l’attenzione alle bellezze del luogo.
Oggi non basta più avere La Corricella, la Terra Murata, la storia e le tradizioni marinare; non basta più raccontare le bellezze del mare in cui Elsa Morante voleva immergersi come uno scorfano; non basta più raccontare il passato glorioso dell’Isola, poiché il mondo della globalizzazione e con esso la facilità della comunicazione fa sì che tutto sia evidente, che il grande bluff si consumi rapidamente in pochi anni e finisca inesorabilmente. Ed allora tutta la pubblicità gratuita che ci è stata offerta, tutta la spinta propulsiva al miglioramento della recettività, della ristorazione e più in generale del turismo, non serviranno a riempire le nostre lacune.
Certo Procida è dei Procidani; Procida è un’Isola di naviganti; Procida ha la sua prestigiosa storia; quante volte ce lo siamo sentiti dire e, quante volte abbiamo prestato orecchie a queste idiozie, spesso un alibi frutto di una mentalità mediocre e di una squallida idea del territorio, una scelta dell’epoca fortemente dannosa che ha allontanato per moltissimi anni la nostra realtà dal turismo Nazionale ed Internazionale chiudendo ai nostri giovani una splendida possibilità di lavoro ed integrazione tra le genti.
Ora forse abbiamo capito che “quell’Isola di Camerieri”, descritta da qualche politico del passato e per anni condivisa da una larga parte della popolazione, è una enorme possibilità di crescita e sviluppo sostenibile che oltre a portare soldi e lavoro apre le porte ad un rinnovato senso civico compresa quella protezione del territorio totalmente dimenticata in questi ultimi anni.
Vorrei per questo leggere sulle pagine del Tg Procida qualcosa di progettuale che chi ci governa ponesse sul tavolo, oltre che le problematiche di ogni giorno, che come diceva Gozzano “sono piccole cose di pessimo gusto” anche un’idea di sviluppo del territorio, magari realizzabile nell’arco di dieci anni. Ci facesse capire che cosa siamo, cosa vogliamo e cosa potremo essere. Ci desse indicazioni sulla vivibilità del nostro territorio, sulle attività ad esso connesse quale pesca e portualità, sullo sviluppo turistico e sulla conservazione del nostro ambiente. Ci facesse capire cosa si può o si deve fare della bellissima Vivara e del nostro ex carcere che tanto fu voluto dalla precedente amministrazione e che, ancora oggi non ha identità e progettualità e versa in uno stato di degrado ed abbandono. Ci desse indicazione sul dilagante sul fenomeno di abusivismo che oramai rende il territorio privo di spazi verdi. Ed infine ci ponesse tutti difronte al problema del rispetto delle regole, uguali per tutti, chiudendo la strada a piccoli favoritismi, e a quel senso di anarchia collettiva che rende Procida, oggi più che mai, inguardabile.
So che non basta un mandato per realizzare tutto questo, ma la Politica, quella vera ha idee e come obiettivi dei progetti, idee e progetti che sono alla base di un futuro sostenibile e di una buona amministrazione.
In questi ultimi dieci anni, indipendentemente da chi ha assunto le redini della collettività, ci si è persi nell’ordinaria amministrazione tralasciando sempre di aprire un dibattito per realizzare e costruire insieme un progetto di comune sviluppo nel tempo e per il tempo.
Mi auguro e spero che quella giovinezza sbandierata “che si fugge tuttavia” sia in grado di identificare , scrivere e iniziare a realizzare un percorso di maturità collettiva per il bene di Procida.
Solo così potrà e dovrà essere “il borgo più bello d’Italia” e finalmente di: “doman ci sarà certezza”
A mio modesto parere esame corretto della situazione in cui siamo, per quanto riguardo la coricella oltre a fare i soliti complimenti di facciata alle associazioni amiche, l’amministrazione cosa ha fatto o sta facendo per la sopravvivenza della coricella in senso di salvaguardia e manutenzione???