Redazione – Nel silenzio più assoluto si sta consumando l’ennesima sconfitta della comunità isolana. Pare – stando qualche bene informato – che lunedì 26 novembre, un ufficiale giudiziario prenderà possesso di fatto per conto della famiglia DIANA, dell’isolotto di Vivaro.
Il tutto a termine di lunghe e farraginose cause perpretate in questi anni. Casus belli il venir meno di alcune volontà testamentarie. Su tutte quella di aver trasformato la struttura di accoglienza ex spedale civico, in una struttura diversa da quella voluta e per la quale Scotto Lachianca si adoperò. Mentre su quest’ultima non vogliamo soffermarci, la mancata nomina – ancora ad oggi – di sei membri da parte del Comune all’interno del CDA dell’Albano Francescano, crediamo possa essere oggetto di discussione.
Il Comune di Procida da sempre ha avuto il diritto/dovere di rivendicare all’interno del Consiglio di amministrazione dell’Albano Francescano SEI rappresentanti e ciò non per una bramosia di potere del potente di turno, ma anche e sopratutto per il rispetto ( MORALE E GIURIDICO) della volontà del Dott . Domenico SCOTTO LACHIANCA che con testamento del 14 luglio del 1939 ” donava ” l’isola di Vivaro all’ Albano Francescano disponendo che il Comune di Procida dovesse nominare 6 membri nel Consiglio di Amministrazione,
Il Comune di Procida non ha mai ha provveduto a ciò almeno fino alla fine degli anni 90 quando l’allora sindaco Luigi Muro, iniziò una vera battaglia sfociata in una delibera dell’ente del 2001 poi bocciata ( o meglio fatta bocciare….) dalla Regione. Chi come noi ha seguito questi anni ricorderà in tempi molto più recenti – amministrazione Capezzuto – una riunione tenutasi al Comune alla quale parteciparono i rappresentanti del Clero procidano e dei Francescani ( che nel frattempo con i loro 4 membri hanno il controllo della Fondazione benefica) e qualcuno dei presenti di allora ( Luigi Muro ) fu apostrofato molto duramente dai certi uni perchè ( a loro dire) le rivendicazioni dell’allora Presidente del Consiglio, non avevano alcuna sostanza giuridica e che la morale a cui si richiamava ( e cioè il rispetto della volontà di chi aveva donato Vivaro) doveva sottostare alla legge. Bene, la legge. Da maggio c’è, la legge! O meglio c’è una sentenza.
Il tribunale di Napoli ” … condanna La Fondazione Albano Francescano alla modifica del proprio statuto aumentando di sei unità il numero dei componenti del Consiglio di Amminiatrazione,da nominare tra cittadini su proposta del Sindaco ,in adempimento dell’onere testamentario disposto con atto di ultima volontà da Domenico Scotto Lachianca….”
Ora la domanda – come direbbe un nostro illustre concittadino – nasce spontanea. Perchè il Sindaco di Procida non garantisce i diritti dei procidani e nomina i 6 rappresentanti?
Aspettando Godot, e sperando che qualcuno ci risponda, come dicevamo in premessa, gli eredi Diana, – dopo che nei mesi scorsi hanno visitato con l’ufficiale giudiziario le proprietà che furono dell’Albano Francescano (affermando di esserne i nuovi proprietari), pare che lunedì 26 tocchi proprio all’isolotto di Vivaro.
Il fatto che questo accada sta suscitando agitazione e qualche incazzatura, passateci il termine. Abbiamo chiesto a Peppe Giaquinto – di Procida in Movimento di dirci la sua sui fatti:
“Come Procida in Movimento siamo seriamente preoccupati per l’atteggiamento di questa amministrazione di fronte alla salvaguardia di importanti pezzi del patrimonio procidano. Siamo preoccupati per il destino di Vivara, siamo preoccupati per il futuro dell’ex carcere, siamo preoccupati per il destino del circolo capitani e macchinisti, siamo preoccupati per la mancanza di un piano strategico di sviluppo del territorio e persino di idee su cui fondare ogni azione amministrativa che miri a disegnare un possibile futuro ad un’isola che vive un buon momento dal punto di vista turistico ma un pessimo momento dal punto di vista della gestione ordinata del vivere quotidiano e delle azioni amministrative orientate ad uno sviluppo sostenibile.
Che gli eredi Diana , in virtù di sentenza della Corte di Appello di Napoli, avessero tutta l’intenzione di riappropriarsi dell’isolotto di Vivara e/o quantomeno di essere coinvolti nella gestione di Vivara lo si era capito da tempo, anzi lo avevano detto a chiare lettere ai rappresentanti del Comune. Non so con quali armi quest’amministrazione si è opposta e si opporrà e farà gli interessi della comunità procidana visto che già in altra occasione, quale la nomina dei 6 membri nel consiglio di amministrazione dell’Albano Francescano, di prerogativa dell’amministrazione comunale e sancito con sentenza del Tribunale di Napoli, ha preferito assecondare le intenzioni del clero di non perdere l’egemonia e la maggioranza sulla gestione sull’Albano Francescano, mortificando i diritti dei procidani e continuando a mantenere un ruolo di serie B nelle attività dell’ente. Per non parlare dell’ex struttura carceraria che, dopo l’acquisizione al patrimonio comunale risalente già a 5 anni or sono, è finita nel dimenticatoio, priva di ogni azione seria e concreta per garantirgli un’azione di sviluppo a sostegno del futuro e dell’economia dell’intera isola. Si continua a preferire una gestione del complesso borbonico fatta di annunci, di quale festicciola o addirittura di una delibera che inserisce il complesso ne “I luoghi del cuore” del Fai, cioè in quel luoghi da salvare che vivono in stato di degrado e di abbandono. Ma visto gli scarsi risultati raccolti anche in termini di voti espressi sul sito del FAI mi immagino che con l’atto amministrativo volessero salvare l’imponente complesso di Terra Murata da loro stessi e dalle loro incapacità.
Medesima preoccupazione esprimiamo anche per la recente vicenda che coinvolge la storica sede del circolo dei capitani e macchinisti. Molte chiacchiere da parte dell’amministrazione ma nessun atto o presa di posizione seria nei confronti di quegli ambienti religiosi che vogliono salvaguardare esclusivamente i propri interessi e mortificare la storia o le ricchezze materiali ed immateriali della comunità procidana”.
Che l’isoloto ritorni in famiglia, mi sembra un fatto positivo, visto che in mani pubbliche non ha avuto nessun felice destino. L’unico miracolo, e ancora non mi sembra vero, è che sia finora sfuggito alla propensione cementizia degli indigeni. Lo sarà ancora nel futuro? Ah, saperlo; ah, saperlo!