Redazione – Dopo la risposta dell’assessore Antonio Carannante che, non smentendo conferma quanto da noi scritto e cioè che VIVARO a giorni ( 26 novembre ) passerà agli eredi Diana e a margine illustra una serie di considerazioni (?) per spiegare le ragioni per le quali non sia stata ancora rispettata la sentenza del Tribunale di Napoli ( ESECUTIVA che intima dal 4 maggio 2018 alla Fondazione Abano Francescano di modificare lo statuto e al comune di Procida di nominare 6 rappresentanti nel CDA della Fondazione e nel caso di inottemperanza chiedere per ogni giorno di ritardo 100 euro al giorno – ad oggi siamo a 9900 euro ) in queste ore è intervenuto Peppe Giaquinto di “Procida in Movimento” che dice:
“Le parole definite rassicuranti dell’assessore Carannante onestamente mi creano un po’ di sconforto. Per lui, fattivamente impegnato nell’attività amministrativa per una Procida migliore, gli appelli alle sentenze, dagli esiti incerti ed imprevedibili, sono gli unici appigli che lo rassicurano nel difendere i beni della comunità e il ruolo del Comune e della comunità procidana. Mi sconforta altresì il fatto che, da una parte, l’assessore si dice preoccupato delle sorti dell’Albano Francescano, visto la complicata situazione debitoria della fondazione, dall’altra si dice persuaso che avere come proprietario di Vivara la Fondazione Albano Francescano oppure un privato, per lui non cambia molto, importante che sia Riserva Statale. Forse per lui non cambierà molto. Ma per noi procidani cambia parecchio. Visto che la donazione fu disposta con atto di ultima volontà dal de cuius Domenico Scotto Lachianca all’ente assistenziale per assistere i poveri e i malati dell’isola, oggi privare la Fondazione della proprietà di Vivara significa togliere ossigeno fondamentale all’Ente benefico e alle sue attività assistenziali, di cui il Comune dovrebbe ergersi a tutela. Ma qui non sappiamo bene neanche le motivazioni per cui si è perso la causa, se la Fondazione sia stata ben difesa e se il Comune abbia seguito con interesse la vicenda.
Per quanto riguarda la nomina dei 6 membri di spettanza comunale, l’assessore le considera poltrone, per noi procidani invece significa avere un controllo maggioritario sull’attività della Fondazione Albano Francescano visto che i 6 membri da nominare rappresenterebbero gli interessi della comunità procidana sulla fondazione benefica. Che l’ente abbia debiti lo sappiamo, ma non è che nominando i membri di prerogativa comunale ci accolliamo, come comunità, i debiti dell’ente francescano, ma semplicemente ne assumiamo il controllo, anche dal punto di vista contabile, per garantire gestioni più virtuose e di maggiore interesse per la comunità. Poi se i francescani sono amici dell’amministrazione e non bisogna farli “arrabbiare” tanto di cappello, ma voglio rimarcare che c’è stata una sentenza di maggio 2018, esecutiva, anche se appellata, intervenuta su ricorso del 2012 proposto dall’allora amministrazione Capezzuto, che ha disposto che il numero dei componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Albano francescano sia aumentato di 6 unità, da nominare tra cittadini di provata probità su proposta del Sindaco, in adempimento dell’onere testamentario disposto con atto di ultima volontà da Domenico Scotto Lachianca e che nella stessa sentenza il Giudice ha condannato la Fondazione Ospedale Civico “Albano Francescano”, ai sensi dell’art. 614 bis c.p.c., al pagamento della somma pari ad euro 100,00 per ogni giorno di ritardo nell’ adempimento disposto a partire dal centesimo giorno dalla pubblicazione della sentenza ( 04.05.2018).
E allora, visto che l’assessore è alquanto preoccupato per i debiti dell’Albano Francescano, perché non mette in esecuzione la sentenza e il Comune di Procida nomina i 6 membri del consiglio di amministrazione facendo risparmiare all’ente francescano i 100 euro al giorno statuiti in sentenza?
Poi non mi si venga a dire che non si è interessati alle poltrone, visto che quest’amministrazione le poltrone le duplica, le spacchetta, le spezzetta pur di creare “capi”, “sottocapi” e “generali” a volontà”.