Redazione – Della bella gioventù che si fa largo nel mondo delle professioni, dello studio, della cultura, non smetteremo mai di scriverne. In un’isola abituata a crogiolarsi nel brodo, avvolta da una cappa di invidie e gelosie, chi ha deciso di lasciare traccia di un proprio sapere nel mondo non può che destare il nostro interesse.
La storia di oggi è quella di Giacomo, 30 anni che ha deciso di tagliare il cordone ombelicale con l’isola di Arturo circa 6 anni fa, dopo aver conseguito una brillante laurea in Biologia Molecolare all’Università Federico II di Napoli. Dopo aver conseguito un dottorato in Genetica e Medicina Molecolare nel 2015, ha iniziato a lavorare a Napoli. Da lì, il salto – non solo metaforico – al nord all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano per 2 anni e subito dopo alla Columbia University di New York per 6 mesi. Attualmente vive a Londra con la moglie, dopo essere convolato a nozze due anni fa proprio a Procida.
A portare all’attenzione della scienza il suo lavoro è stata la nota rivista scientifica, Nucleic Acid Research che nell’ultimo numero ha pubblicato i risultati della ricerca del nostro Giacomo.
“Una ricerca condotta all’Università degli Studi di Napoli Federico II ha tracciato la prima mappatura molecolare nel genoma umano delle regioni del DNA ossidate dai radicali liberi ROS (Reactive Oxygen Species) e che per la prima volta fa una fotografia delle posizioni in cui il nostro genoma è soggetto a danni da ossidazione.
«La nostra isola – dice Giacomo – è ricca di talenti che anche da lontano non smettono di pensare a Procida. Nello studio pubblicato descriviamo di come abbiamo mappato per la prima volta le regioni di danno ossidativo nel genoma umano che possono provocare i tumori. A partire da questa scoperta sarà possibile progettare delle terapie più precise che migliorino l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti affetti da tumore.
«Spero infine – dice Giacomo – che con il mio lavoro possa aver contribuito nel mio piccolo a onorare la mia isola e a sottolinearne le qualità umane oltre a quelle paesaggistiche che molti già ci invidiano».
Speriamo che gli stessi brillanti, eccellenti medici/ricercatori traccino un nesso tra l’inquinamemto da automezzi e motocicli ed i tanti,troppi, casi di tumore che hanno sottratto all’affetto delle proprie famiglie centinaia di procidani prematuramente scomparsi per cause tumorali. Con la speranza che le stesse menti illuminate ed altamente rappresentative si espongano in prima linea a favore di un’isola a traffico zero, dove vivere lentamente e per 110 anni.