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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

L’editoriale di Sebastiano Cultrera: “Natale, il Dono, la Festa”

Ditgprocida

Dic 24, 2018

Sebastiano Cultrera – Mi piace il presepe. E fra poco compiremo tutti il gesto di mettere il bambin Gesù nella sua grotta. Fra poco, questione di una manciata di ore, sarà Natale. Ma cos’è, veramente, il Natale? A parte le abitudini e i riti consueti, consolidatisi nel tempo tra devozione e consumismo, il Natale è, soprattutto, una testimonianza. È la gioia dell’Avvento: dell’avvenimento principale della nostra cultura cristiana. Rivive in ogni Natale, infatti, il mistero della nascita di un bambino figlio dell’Uomo e figlio di Dio. Il quale è più propriamente Dio stesso e quindi Padre Nostro.

La mirabile iperbole poetica di Dante, quando parla della Madonna, esprime in pieno la forza del messaggio (non solo teologico) del Natale e di tutti i natali: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio…”. Non si tratta, quindi, solo di un presepe. E non si tratta di un simbolo “di parte” ma di un messaggio che, viceversa, non dovrebbe essere divisivo per le diverse religioni. E che si potrebbe declinare così: “c’è un Dio sopra di noi, che è l’origine della nostra esistenza; Egli vigila sull’umanità, ma non dall’alto: è presente nella nostra vita, sempre”. Certo noi cristiani pretendiamo che la presenza sia quella incarnata del Verbo che si è fatto uomo, cioè Cristo; ma il senso del messaggio non è molto dissimile a quello delle altre religioni monoteiste.

Ecco, nessuno pretende che, nel porre la statuetta del bimbo Gesù nel suo posto, ci si debba, per forza, impegnare in riflessioni filosofiche e teologiche. Naturalmente, però, il Natale non si può riassumere solo al cappone o all’Alberello. E, secondo me, non è neanche Natale quella sorta di riflessione “light” sul Natale cristiano, che, in sostanza ci spinge ad essere buoni e solidali, almeno in queste circostanze. Non è, chiaramente, inutile uno stimolo alle “opere”, che sono sostanza stessa del vivere cristiano. Ma in tempi difficili, superficiali e frettolosi quali quelli che stiamo vivendo, forse abbiamo bisogno di recuperare il messaggio natalizio nella sua interezza, con la sua ricaduta in termini di esempio, di guida, di Valore.

E il valore primo, che va affermato e sostenuto è l’Amore.

Che è amore verso il prossimo, sicuramente (che implica disponibilità e opere di bene), ma che riassume almeno altre due dimensioni: l’amore verso sé stessi e l’amore per il Padre Nostro. È questa l’Armonia del Creato: l’amore non contempla compartimenti stagni. Non si può amare il prossimo lontano (magari donando soldi in Bangla Desh) e, contemporaneamente chiudendo le porte ai disperati e ai bisognosi che bussano alla nostra porta. E non si può amare il prossimo senza amare sé stessi (mortificando il proprio corpo o lasciando che la nostra mente sia confusa). Ma soprattutto non c’è amore, e non ci sono opere che tengano, senza Dio, senza Fede (o perlomeno senza la sua ricerca). Senza la consapevolezza, cioè, che l’uomo (tutta l’umanità) ha forza e potenza limitate e che tutti i poteri del mondo non sopravvivono ad un solo fulmine ben assestato. Non siamo nulla al di fuori del disegno divino.

Questa coscienza è importante, perché significa recuperare la dimensione della umiltà; e della caducità e della fallacia delle azioni umane: recuperando quindi l’importanza di doti come la saggezza, la tolleranza e la prudenza. Queste doti fondamentali sembrano svalutate da un presente dominato dalla cultura dell’odio, della violenza (anche verbale, come accade spesso anche nei social) e della prevaricazione.

Dovremmo, invece, valorizzare l’idea che l’uomo da ammirare è quello che merita rispetto PER QUELLO CHE È, e non perché “è uno che si fa rispettare”, magari solo perché sa “battere i pugni sul tavolo”

Anche a livello pubblico deve contare (ed ha contato e tornerà a contare) più l’autorevolezza che l’autorità, soprattutto se questa è costruita su valori deboli, spacciati a persone vittime di un pensiero debole (ahimè) dilagante.

Questo è il dono, quindi, che il Natale potrà portare a tutti. È un dono gratuito, come quello della Salvezza. Per meritarselo, non bastano le opere. Non è sufficiente qualche elemosina o qualche giorno impiegato a distribuire sorrisi e auguri. Serve aprire le porte alla gratuità dell’Amore. Quello Vero.

Buon Natale, quindi, a tutti i nostri lettori, a tutti gli amici e a tutti coloro ai quali è stata data l’opportunità di attraversare l’avventura meravigliosa della Vita!

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