Redazione – “….perché la luce della preghiera e della memoria resti viva in tutti quelli che li hanno amati e che da ora li contemplano felici nel porto di Dio“. Con queste parole – vergate in una lapide commemorativa a Sant’Agnello – ci piace iniziare il nostro commosso ricordo alla memoria dei nostri tre procidani, Pietro Cibelli, Grazio Scotto di Marrazzo e Giuseppe Visaggio, che in quel tremendo tardo pomeriggio del 29 Dicembre del 1981 trovarono la morte nel tempestoso Golfo di Guascogna, e con loro in quell’immensa e gelida tomba altri 27 membri dell’equipaggio.
Trentasette lunghi anni da quando, sull’isola che si apprestava a festeggiare il capodanno, si apprese la terribile notizia dell’avvenuto naufragio della nave “Marina d’Aequa”, partita da Torre del greco il 24 dicembre precedente, con sosta ad Anversa per caricare acciaio diretta verso gli Stati Uniti d’America e inabissatasi dopo l’SOS lanciato in mare 280 km al largo della Spagna, in quello che fu allora definito “il maledetto Golfo di Guascogna”.
Alle 17,55 del 29 Dicembre 1981 a circa 320 miglia a SW di BREST, il MARINA D’EQUA s’inabissava nell’Atlantico in tempesta. Le cause del sinistro furono attribuite, dalla Commissione d’Inchiesta Ministeriale – come fatto iniziale – al cedimento degli elementi n° 2 e 3 dei boccaporti della stiva n°1 e come causa finale – al collasso della paratia tra la stiva 1e 2. Il tutto per le proibitive condizioni del tempo instauratesi nei giorni 27, 28 e 29 Dicembre per la presenza di una depressione di 975 mb. (731 m/m) posizionata in Lat. 43°N e Long. 28°W che provocava, soprattutto il 29 Dicembre, vento da SW forza 10 e mare da WSW di altezza significativa di 11 metri. Il che provocò, come detto, dapprima un notevole imbarco d’acqua nella stiva e, successivamente, per lo sbattimento della massa d’acqua penetrata nella stessa stiva n°1, il cedimento (collasso) della paratia stagna fra la stiva 1 e 2, con conseguente perdita di galleggiabilità e quindi l’affondamento della nave.