Gino Finelli – Terminato il vecchio anno ci avviamo a vivere il nuovo il 2019. Come sempre gli auguri di un anno di prosperità e di benessere e, come si usa fare, di buona salute. Ogni volta ci appelliamo al Salvatore affinché ci faccia stare bene perché, più che mai e più di tutto, l’importante è la salute, quella che sia individualmente sia collettivamente, dovremmo cercare di salvaguardare.
Federico II, sovrano illuminato che fondò la prima Università pubblica Europea a Napoli, aveva in quel tempo già capito come era indispensabile preoccuparsi ed occuparsi del proprio corpo, tanto che implementò la già fiorente Scuola Medica Salernitana e promulgò leggi per la salvaguardia della salute.
Un sovrano che si interessò fortemente del sud e che fu capace di trasformarlo in una fucina di idee e di innovazioni che fecero grande il suo Regno, anche per l’ampia veduta degli aspetti religiosi e dell’integrazione dei popoli.
Morì a Castelfiorentino a soli 58 anni in preda ad una febbre violenta che i suoi medici, accorsi al capezzale non seppero curare. E fu questa la sua più grande delusione. Lui che aveva creduto, investito nella ricerca non era riuscito a salvare sé stesso.
Oggi anche noi possiamo dirci delusi perché nonostante la scienza, oramai codificata e certamente non confutabile, non riusciamo a salvare noi stessi dall’inquinamento dell’ aria, dei costumi, dalla corruzione, dal malgoverno, dalla perdita dei valori etico-morali, da quel progresso non più sostenibile che, se pur ci ha dato crescita, sviluppo e benessere sociale, ci ha portato a quel punto di probabile non ritorno.
Abbiamo tutti il dovere, oltre che morale, per la salvaguardia della nostra esistenza di mettere fine a questo dilagante fenomeno del permessivismo individualista, della mancanza di senso civico e di rispetto dei codici di comportamento, e soprattutto dobbiamo, con forza, ribellarci al dilagante fenomeno del consumo delle risorse del nostro pianeta.
Si deve cominciare dai noi e dalle piccole comunità per dare quell’esempio di civiltà e di sostenibilità che il nostro tempo e i nostri figli ci chiedono.
E anche noi piccola realtà dobbiamo imparare a rispettare e a rispettarci attraverso rinunce che tutelino la nostra salute, il nostro ambiente e il nostro futuro.
Ed ecco la necessità di arginare l’eccessivo uso delle auto che, oltre a congestionare le piccole strade del nostro territorio, liberano enormi quantità di scarichi, difficilmente smaltibili nell’atmosfera, per la topografia delle strade, aria che respiriamo noi e i nostri bambini.
Ed ecco la necessità di ripristinare, o almeno tutelare, quel che resta, delle aree verdi evitando abusi edilizi e favorendo chi conserva e coltiva i giardini che furono un tempo la meraviglia descritta dai poeti e scrittori conoscitori e estimatori della nostra Isola.
Ed ecco la improcrastinabilità di salvaguardare il mare, quel mare sul quale hanno e continuano a vivere a lavorare i nostri concittadini, attraverso opere come il depuratore, pulizia dei fondali, operazioni congiunte con altri servizi dello stato per evitare quegli scempi a cui assistiamo ogni anno per la inciviltà di chi utilizza il nostro mare e ne fa discarica.
Ed ecco l’esigenza di agire sul decoro urbano. Mettere ordine allo scempio di occupazione di suolo pubblico particolarmente in quei siti che sono lo specchio dell’Isola e mete privilegiate di visitatori di tutto il mondo. Di porre fine alla sporcizia delle nostre spiagge e al degrado visibile di luoghi che rappresentano la bellezza della nostra natura.
Ed ecco il bisogno di immaginare che anche l’edificio, simbolo dell’organizzazione e della gestione territoriale, quale il Comune, abbia, come negli altri paesi, una immagine di decoro, pulizia ed organizzazione, sia lo specchio di un luogo che, a buon ragione, è sulle copertine del mondo.
E ancora, sempre per la tutela della nostra salute, cancellare privilegi individuali che non hanno consentito la pedonalizzazione di aree da destinare così a luoghi di passeggio, di, shopping, di incontri.
Federico II trasformò i suoi territori in paesi con regole e ordine rendendo così grande il suo Regno e educando i suoi sudditi che si adeguarono e contribuirono allo sviluppo.
Insegnò loro l’importanza della conoscenza e della cultura e, attraverso la sua Università pubblica fece sì che tutti comprendessero che qualsiasi sviluppo passa attraverso il sapere e la tradizione
“Alla fonte delle scienze e al vivaio dei saperi: «Ad scientiarum haustum et seminarium doctrinarum», valore della tradizione e importanza della cultura.
Certo lui era un grande sovrano, era il Re con poteri assoluti di vita e di morte, ma era anche illuminato e sostenitore della collaborazione delle sue genti. Lui lo imponeva e poteva farlo, noi in democrazia pur non potendo imporlo, possiamo però chiedere al nostro popolo di collaborare tutti per la nostra salute, il nostro territorio e il nostro futuro.
Perché il futuro solitamente arriva prima che si sia preparati a riceverlo.