Pasquale Lubrano – Non è più tempo di disquisizioni più o meno dotte in merito al Pronto Soccorso. La normativa, col Decreto Balducci, lo assegna con relativi servizi, strutture e personale alle zone disagiate da cui non è possibile raggiungere una vicina simile struttura in meno di un’ora. I cittadini hanno superato col ricorso al TAR le ostilità di riconoscimento di chi voleva ridurre l’assistenza alle urgenze ed emergenze sanitarie affidando l’impacchettamento del malato al 118 o ad un medico di guardia per il trasferimento via mare o aerea con tutte le incognite del caso. Chi come me ha una certa età ha vissuto più volte il dramma di quanti hanno perso la vita per la mancanza di idonee strutture o di mezzi di trasferimento adeguato. Ora è urgente impegnarsi a far mettere in atto quanto dovuto per la maggior tutela e nel modo migliore.
Come ho già scritto, il Consiglio Comunale, all’unanimità ha impegnato l’Amministrazione ad avviare le idonee iniziative sia per il Pronto Soccorso che per la specialistica ambulatoriale e la diagnostica, anche se dopo tre mesi non si ha notizia di sviluppi.
Dispiace che l’amico dott. Gino Finelli abbia preso a male queste osservazioni che sembravano contrapporsi alle sue. Confermo nei suoi confronti l’amicizia e stima di sempre. Ed è proprio riconoscendogli esperienza in campo sanitario, buon senso, cultura, buona fede che sono rimasto sorpreso dal contenuto del suo primo scritto in cui avallando e condividendo altrui assurde valutazioni in pratica ne assumeva la paternità. Prendo atto che ritiene anch’egli fondamentale il riconoscimento ottenuto del diritto dell’isola ad avere il Pronto Soccorso è che ora l’impegno deve andare alla sua concreta realizzazione.
Mi sembra ovvio che al punto in cui ci troviamo le opinioni pur tutte legittime vanno rapportate a ciò che é la situazione reale e a ciò che è possibile. Altrimenti si tratta di parlare o scrivere a caso, creando sfiducia sul tanto ottenuto ed indebolendo al contempo ogni stimolo ad ottenerne la sua messa in attuazione, facendolo apparire inutile o quasi. E’ importante essere uniti in questa azione per sconfiggere le resistenze, le convenienze, gli interessi, le remore di quanti in cattiva o buona fede, nell’ambito flegreo e a volte anche locale hanno impedito l’adeguata realizzazione di servizi sanitari pubblici che necessitano o contribuito a creare disfunzioni e discredito.
Tra le osservazioni esposte dal dott. Finelli c’è il riferimento operativo alla necessità di un organico stabile. Trent’anni fa pensavo allo stesso modo. Allora ero membro dell’USL 22 per la sanità nei 5 Comuni Flegrei nel periodo difficile post bradisismo con due Ospedali a Pozzuoli da ricostruire e le carenze dei vari Comuni. Avevo delega al personale ed al Bilancio, acquisendo non poca conoscenza del mondo sanitario dall’interno. Con notevole impegno avemmo a realizzare l’Ospedale a Pozzuoli, tra l’altro, e per Procida il distretto sanitario, e un Pronto Soccorso, presso l’Albano Francescano, con 25 posti letto e mettere in sito tutte le necessarie attrezzature ed espletare i relativi concorsi assumendo le qualifiche professionali necessarie. Conosco bene le resistenze in particolare di una parte della classe medica, i conflitti di interessi, e quant’altro troppo spesso confligge tra sanità pubblica e privata. E sono queste situazioni che ne ostacolano spesso il buon funzionamento. Quanto all’opzione tra pianta organica fissa o a rotazione, autorevolissimi esperti ed operatori qualificati del settore consigliavano e consigliano di far ruotare il personale medico con la struttura madre giacché la ridotta operatività locale va a discapito di manualità ed esperienza. Poi non ebbi la possibilità di sperimentare l’uno o l’altro tipo di organizzazione per fine mandato e per fine Pronto Soccorso, giacché il giorno dopo la mia assenza, con la complicità di molti anche procidani, la struttura non fu attivata anzi ridotta al lumicino nei servizi ed il personale e la strumentazione trasferito altrove.
Oggi le previsioni del Piano sono di una funzionalità integrata con l’Ospedale di Pozzuoli e sarà attuata con personale medico a rotazione e valuteremo la qualità di tale organizzazione, con un ritardo, per ora, di 30 anni.
Mi sembra opportuno che si lavori tutti per cogliere l’opportunità che la normativa offre senza rincorrere a cose prive di riferimenti normativi o sminuire quanto assegnato per voler sembrare più realisti del Re, creando peraltro alibi a chi rema contro, in buona o cattiva fede. In questa ottica auspico che proposte e suggerimenti possano sommarsi per un comune obiettivo.
Continuo a non capire dove sarebbe il contraso, il remar contro. Tutti mi sembra si siano espressi a favore di un pronto soccorso efficiente e all’avanguardia, stabile e capace di smistare, appena possibile, per i casi più gravi il malcapitato nei centri di eccellenza. Ad esempio, un paziente con infarto cardiaco, deve avere il trattamento nell’unità coronarica di Procida? Ammesso che mai ci fosse, sarebbe una tragedia: il suo rischio di lasciarci le penne sarebbe altissimo. Lo stesso per una gravidanza a rischio o per un parto, per il rischio di una mancata efficace assistenza al neonato. Voglio dire, con tutti gli sforzi possibili e immaginabili non ci sarà mai un Ospedale alle spalle del Pronto Soccorso, per il semplice fatto che non basta una targa per fare un Ospedale. Esistono dei criteri minimi di validazione della struttura che si basano essenzialente sul numero di prestazioni. Al di sotto di quel numero/anno le strutture devono essere chiuse, non soltanto perchè dispendiose e inefficienti, ma perchè pericolose. Ora, il dicorso è semplice: le risorse, ammesso che ci siano, sono poche e bisogna giocarsele bene. Lei vuole un pronto soccorso che dirotti poi il malato in corsia senza trasportarlo nei centri specialistici? Vuole questo? Risponda, prego. Io voglio che il procidano malcapitato, e parlo di me, abbia un pronto soccorso come dio comanda e che sia in grado di dirottarmi/lo nel centro di eccellenza nel migliore stato possibile e nel minor tempo possibile. Poi è chiaro che se uno crede che nel prossimo futuro le risorse a disposizione della sanità saranno di gran lunga maggiori delle attuali, che le “contrattazioni a livello politico” saranno tutte mantenute, che i 30 anni trascorsi saranno solo un brutto ricordo, ne possiamo anche parlare davanti a una tazza di caffè. Io insisto nel richiedere un dibattito tra esperti-politici e pubblico allo scopo di evitare future brutte sorprese. E le assicuro che, nel mio piccolo, non sono in cattiva fede.
In merito al commento del signor Sandrino (non importa chi sia anche se immagino, rilevo che egli condivide la necessità che l’isola sia dotata del Pronto Soccorso che la normativa prevede e che ora sia necessario realizzarlo. Bene.
Non comprendo dove abbia letto tutto il resto che mi attribuisce ma, mi rendo conto, la lingua italiana é complessa sia per chi scrive che per chi la legge e deve comprenderne il contenuto.
Quanto alle sue preoccupazioni per i costi da sostenere per un Pronto Soccorso su un’isola, c’è da osservare che chi ha disposto la normativa ha già considerato i costi relativi. Non se ne faccia un inutile cruccio.
Se un giorno in sede di Governo dovesse essere stabilito che la salute di chi abita in territori disagiati non è da essere tutelata, sarà necessario contrastare con determinazione, ancora una volta, una tale scellerata evenienza.
Oggi l’impegno di tutti deve essere finalizzato a che il Pronto Soccorso sia realizzato nel migliore dei modi, come le normative stabiliscono in termini di strutture, figure professionali, attrezzature tecniche.
Niente dietrologie e nemmeno carri davanti a buoi.
Colgo l’occasione per portare a conoscenza di tale Sandrino e dei cittadini una ulteriore integrazione a favore dell’isola di Capri che ne aveva fatto richiesta, indicata positivamente nel Piano modificato, in aggiunta a quanto la normativa stabilisce per le zone disagiate.
Riporto: Per Capri ”deve essere prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dai DEA di I° livello e pronto soccorso dell’ASL; un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; – una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi di day surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; – per quanto riguarda il punto nascita si richiama quanto riportato nell’apposito capitolo”. Per i piccoli interventi ambulatoriali di chirurgia in day surgery” è indicato personale aggiuntivo con presenza per un numero limitato di ore a settimana, secondo le esigenze.
Questo tipo di assistenza chirurgica ed ostetrica era attuato anche a Procida fino a qualche anno fa con un buon numero di prestazioni anche a pazienti dal continente, malgrado le ostilità. Poi fa parte delle tante riduzioni di servizi, non certo per motivi economici.
Infatti, con una modesta aggiunta di costi si avevano e si avrebbero vari vantaggi per l’utente, evitando viaggi per essere assistito altrove; l’ASL contribuirebbe al decongestionamento delle strutture cittadine in cui le liste di attesa sono eterne ed otteneva ed otterrebbe minori costi verso le strutture private convenzionate.
Stesso discorso vale per eseguire indagini cliniche e diagnostiche utilizzando su ampia scala e buona organizzazione anche le attrezzature già esistenti o di cui dotare il Pronto Soccorso, con recupero di produttività ed efficienza della struttura, risparmio dei costi da sostenere verso ambulatori privati convenzionati e offrendo facilitazione al cittadino utente per fruire dei servizi.
E‘ da tempo che viene chiesto all’ASL NA 2 l’integrazione anche logistica a Procida dell’attività ambulatoriale specialistica tra Distretto e Presidio Ospedaliero con risparmio di costi e maggiori servizi resi.
Il Consiglio Comunale, per restare a tempi recenti, è da ottobre, come già si diceva, che ha impegnato l’Amministrazione a relazionarsi con Regione ed ASL per l’attuazione del Pronto Soccorso e coordinare i servizi specialistici e di indagine ambulatoriali. Non si conoscono eventuali esiti; conosciamo solo quelli ottenuti dall’impegno dell’Amministrazione di Capri.
Peraltro l’organizzazione posta in essere, anche col mio personale impegno, nell’87 si basava su questi criteri ed il minor problema, ieri come oggi, erano o sono i costi.
Il nemico maggiore, lo creda il signor Sandrino, è il boicottaggio per motivazioni varie ed esso va contrastato al massimo senza fornire alibi a chicchessia.
Egregio Dott. Lubrano, sono d’accordo con lei sulla comprensione difficile della nostra lingua. Anche lei non sembra aver ‘compreso, ma questo certamente per la mia incapacità nell’esprimermi, che le mie preoccupazioni sono tutte per una poco utile e funzionale “mega” struttura di ricovero per degenti che abbiano superato il filtro del pronto soccorso. Ribadisco: sono a favore di un pronto soccorso efficientissimo e superattrezzato. Considero, invece i 25 posti di degenza un’inutile spreco di risorse che potrebbe minacciare l’efficace ed efficiente gestione dello stesso Pronto Soccorso dotato di 9 posti letto (che non ritengo per nulla pochi). E’ su questo punto che lei difende a spada tratta la vittoria ottenuta con il ricorso al TAR. O no? Il pronto soccorso non ce lo avrebbero mai potuto togliere e lei lo sa bene. Comunque, una vittoria è una vittoria, non la sminuisco per nulla. Bisogna, però, saperla sfruttare. Le sa meglio di me che le vittorie in carta bollata non sempre cambiano la storia. Lei fa giustamente riferimento a Capri e, da profondo conoscitore delle cose sanitarie, non le sarà sfuggita la notizia che, proprio a Capri è stata riaperta la sala operatoria dopo 2 (diconsi due) anni di chiusura. Sicuramente alla cerimonia di ri-inaugurazione avranno partecipato politici e religiosi, ma non mi sembra un evento da festeggiare troppo. E’ invece, a mio avviso, l’espressione di quanto possa essere inefficiente la gestione sanitaria nelle aree disagiate. Lei obietterà che i nostri politici ed amministratori, a quelli di Capri, non li vedono proprio, ed io sono della stessa opinione, visto che vincono un sacco di ricorsi al TAR.
Concludo scusandomi ancora per non essere stato chiaro, ma ho dei limiti comunicativi. Confido nella sua benevola comprensione e le chiefo di concedermi di aggiugere ultima mia piccola contestazione alla necessità, da lei affermata nel titolo del suo articolo, di smetterla con la filosofia. Invece, io credo che la filosofia – amore per la saggezza – non dovrebbe abbandonarci nella pianificazione sanitaria. E’ un’occasione da non sprecare, per evitare di fare delle belle inaugarazioni seguite da FLOP.
La ringrazio per l’attenzione dimostratami e, comunque, non sono quello che ha pensato di riconoscere.
Caro Dott. Lubrano,
Il nostro Sebastiano Cultrera, il 20 Gen. u.s., ha scritto su questo stesso giornale, che ci ospita:
“… infatti i posti letto dell’Ospedale sono 9 (nove) solo SULLA CARTA, perché il Piano Ospedaliero ne conferma 20 (venti) e tanti saranno al termine di “lavori di edilizia ospedaliera già programmati…” Mi scuso dunque per l’inesattezza dei 5 in piu’. La sostanza,però, non cambia. Lei ha le possibilità di chiarire l’arcano e le sarei grato se lo facesse pubblicamente. Potremmo finalmente capire, noi poveri non informati, come andrà (se mai andrà – e l’incertezza quanto meno della tempistica dei finanziamenti da lei manifestata testè, rende ipotetico l’evento-) a configurarsi la nostra struttura assistenziale. Ma mi consenta qualche domanda: ma per avere una qualche informazione, c’è bisogno di una serie di lettere e letterine da parte di anonimi non informati come me? Non sarebbe più dignitoso per tutti, info e non informati, parlarne pubblicamente? Inoltre, ammesso che tutto quello che affermo sia destituito di fondamento, non ritiene forse che le mie siano preoccupazioni leggittimamente espresse, piuttosto che angosciate ed improvvide affermazioni miranti al sabotaggio, al boicottaggio?
Cordialità.