Redazione – Cristo crocifisso su un prete. Un bozzetto che farà discutere e non poco. Non perché negli anni non ci siano stati bozzetti o misteri che hanno fatto discutere, ma perché questo è davvero molto forte nella sua rappresentazione ed è drammaticamente attuale perché si unisce e si fonda fino ad arrivare alla processione isolana nella sua intimità più profonda.
Un grido forte, tratti di pennello e matita decisi e urla di denuncia a ciò che accade oggigiorno intorno a noi. Vogliamo provare ad introdurlo così, in questo contesto che ci porterà al venerdì santo 2019.
Che la processione di quest’anno stia per assurgere alle cronache come una delle più dibattute e combattute degli ultimi periodi, è sotto gli occhi di tutti. Basta farsi un giro sui social, sui giornali locali, sui siti web, ma anche ai bar e nelle case per capire quanto ha fatto e farà discutere.
Il tema è sempre lo stesso. Donne si, donne no. Uno spaccato di idee e convinzioni che ha tirato dentro di tutto nei vari commenti ed opinioni. Maschilismo, sessismo, femminismo. Non rispetto delle donne, il ruolo stesso delle mamme, mogli e figlie ecce cc è stato messo in discussione. Su poche cose l’isola è così partecipe come quando si parla della Processione del Venerdì santo.
Nonostante la giovane età, da anni, interprete dell’“ortodossia” della processione del Venerdì Santo, ma più in generale di tutto ciò che è legato alle tradizioni dell’isola di Arturo, in ogni suo aspetto è l’artista isolano Giovanni Righi.
Lo abbiamo incontrato e nel mostrarci il bozzetto del suo mistero ci ha raccontato un pò di cose che siamo sicuri susciteranno molto clamore.
«La processione del Venerdì santo, è stata aperta al “gentil sesso”, – dice Giovanni Righi – decisione che rispetto ma che non condivido. Ritengo però che una processione del genere, con una tradizione di oltre quattrocento anni, non possa essere stravolta nelle sue fondamenta, dalla decisione di due associazioni e dal padre spirituale considerato anche il fatto che l’attuale congrega dei turchini è commissariata dalla curia di Napoli. Ritengo invece, e con me altri gruppi di costruttori di misteri, che la cosa doveva essere vagliata diversamente anche magari interpellando tutta la popolazione isolana, vera “padrona” della Processione.
Detto ciò – tengo a precisare – che rispetto la decisione perché sono anni che il Papa ha aperto la chiesa alla donne. Numerose infatti sono le sue testimonianze in tale direzione: “Il genio femminile che si rispecchia nella chiesa che è donna”, oppure “Invitare a parlare una donna sulle ferite della chiesa è invitare la chiesta stessa a parlare su se stessa, sulle ferite che ha”. E tra queste ferite – continua Giovanni Righi: “la più grande ferita contemporanea è la pedofilia nella chiesa. Papa Francesco – infatti nel preparare il summit sugli abusi sessuali tenuto poco meno di un mese fa ha detto: Basta coperture, male da estinguere, parlando di piaga oramai diffusa ma ancora più mostruosa se perpretata nella chiesa”».
«Se dunque- e conclude – dobbiamo adeguarci ai tempi aprendo la processione alle donne, ho il pieno diritto di adeguarmi anche alle tematiche, lo dice il Papa»