Gino Finelli – Qualche anno fa, in occasione della presentazione alla “Feltrinelli” di un racconto scritto da mia figlia Gea ed ambientato a Procida: “Domani sarà bel tempo” fu proiettato un video sulla storia e le bellezze della nostra Isola, realizzato da Max Noviello per la parte video e da Gea Finelli per il testo.
In quell’occasione alla presenza del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Ottavio Lucarelli e di molti esponenti della cultura Napoletana, il video fu molto apprezzato per aver riassunto, in soli tre minuti, una storia complessa, variegata e affascinate, facendo sì che anche l’avventore, completamente ignaro del luogo e del suo passato, potesse immergersi nella sua storia e nella sue meraviglie.
Racconto questo episodio poiché nella nostra comunicazione manca sempre quell’aspetto culturale e narrativo che sono il vero tesoro nascosto di Procida e della sua gente.
Un prologo per spiegare che non basta raccontare il mare, le spiagge, o ancora la pace e serenità del luogo, poiché queste cose, ed in particolare per Procida, non rappresentano un valore assoluto, ma solo un valore aggiunto. Bisogna che si ritorni a raccontare il passato e tentare di farlo rivivere. Bisogna che, come accade per le città d’arte, le più ricercate e visitate dai turisti di tutto il mondo, il visitatore venga attratto dal fascino della sua storia, delle sue tradizioni e del suo aver avuto uomini che hanno attraversato ogni mare e luogo del mondo, attingendo esperienze, imparando i linguaggi e conoscendo le etnie, divenendo così un popolo aperto al linguaggio universale delle genti.
Così, non potendo turisticamente per la topografia del luogo e per l’elevata densità abitativa, competere con altri territori, si può entrare in quel circuito di arte e letteratura di cui certamente Procida fa parte.
Ne è da sempre d’esempio la Processione del Venerdì Santo e la Sagra del mare, snaturata oramai da quella che doveva essere la sua ragione di essere: “il mare”.
Dunque oggi, più di ieri, nell’epoca dei social e della comunicazione veloce, è indispensabile un occhio attento e lungimirante di chi governa l’Isola. Un occhio proteso ad un progetto che salvaguardi tutto il nostro passato storico culturale e che sappia rilanciarlo, che guardi con attenzione al futuro, magari anche sacrificando quella ludicità apparentemente coinvolgente e ricca di consensi, ma priva di una progressione di crescita e benessere per il territorio.
Il nostro turismo può evolversi e progredire solo attraverso un investimento sostenibile e per questo abbiamo bisogno di più Europa, di continuare ad assicurare a quelli che verranno stabilità e pace, libera circolazione e comunicazione tra popoli.
Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo, bisogna ricordarsi di tutto questo, di quello che si è stati e di quello che si vorrà essere. L’Europa della pace, della solidarietà, e soprattutto l’Europa dell’apertura alla conoscenza, al dialogo, all’inclusione, rappresenta da sempre una prerogativa della nostra gente, di quella di mare che ha conosciuto e continua a conoscere gli abitanti del mondo imparando a collaborare pur con le diverse e naturali differenze.
Il video a margine e di cui parlavo in apertura è forse utile, poiché nonostante la sua brevità, riesce a far comprendere cosa era e cosa ha rappresentato nel mondo l’Isola e le sue genti.
“La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa e lo sarà ” (Altiero spinelli)
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https://drive.google.com/file/d/1Nr9Vm83Qh0h1kJdMWwhjUgE_T2R_5IRa/view