Linea Blu, la trasmissione televisiva di RAI 1 sceglie Procida per una delle sue puntate.
Scorci bellissimi, mare incontaminato, fondali variegati e sfavillanti di colori, contrade immerse nel silenzio, strade e porticcioli ricchi di tradizioni e di leggende.
La sapiente mano della regia, con ampi grandangolari, perfetta scenografia, luci e riflessi studiati, copione come di una bellissima rappresentazione, effetti speciali, mi hanno fatto vedere, una volta tanto, anche se solo nella finzione scenica, la Procida che vorrei. Ciascun intervistato, sapientemente scelto ed edotto, ha raccontato l’Isola, la sua bellezza, la sua magia, il suo immenso linguaggio nel tempo.
Un tuffo nel passato, in quell’acqua blu, in quei fondali meravigliosi con una variopinta flora e fauna marina, il ricordo di quelle coste dove pareti di cozze e molluschi costruivano la loro dimora abituale.
Quella Procida, insomma, che ho più volte ricordata nei miei articoli, alla quale ho dedicato tutta la mia attenzione, sollecitando le coscienze alla sua preservazione per la sua enorme specificità.
Un’ Isola che ha da raccontare, ma per farlo la si deve conoscere studiando la sua storia, le sue abitudini ed imparando ad amare, attraverso il suo passato, la sua bellezza innata cercando di non ferirla, di non distruggere quello che giustamente, con sapiente maestria, la giornalista della Rai ha colto.
Forse guardando la Televisione e lasciandosi da essa spiegare quella bellezza, che molti non riescono a cogliere, si può sperare che i giovani imparino ad amarla di più e a maturare quel rispetto dovuto, salvandola dallo scempio che in questi ultimi trent’anni ha fatto da protagonista.
Per le strade finalmente si vedono folti gruppi di turisti provenienti da tutto il mondo, si respira quell’aria internazionale che è patrimonio del popolo navigante, si comincia a vedere un rispetto maggiore verso il visitatore e una professionalità turistica dignitosa.
Insomma, quell’Isola di Naviganti che non doveva divenire “l’Isola dei camerieri”, così come tante volte ascoltato nei passati comizi elettorali e che è stata un anatema sul futuro della nostra terra e sul rispetto verso gli altri, determinando anche comportamenti di assoluta mancanza di rispetto verso le regole e verso la collettività, ha iniziato un percorso di rinnovamento molto però individualistico, cioè affidato al singolo senza una sapiente regia che avrebbe dovuto e potuto cogliere il giusto e favorevole momento per indirizzare, organizzare e controllare quell’improvviso sviluppo turistico.
E ancora una volta si sta per perdere la nostra, forse più grande, occasione quella fortuna che capita poche volte e che apre la strada ad uno sviluppo sostenibile.
E’ come il gioco, vince chi non sa giocare. Noi abbiamo vinto senza saper giocare e da quel tavolo ce ne dobbiamo scappare per non ritentare e non perdere. Con la nostra vincita fortunata ed occasionale dobbiamo sederci e progettare il meglio possibile, creare una organizzazione in linea con i tempi e soprattutto controllare, controllare e ancora controllare che tutto sia svolto nel rispetto delle direttive.
Oltre la via del mare, quella che da sempre è la principale risorsa, si apre finalmente il nuovo scenario, quello dell’ospitalità turistica, non mordi e fuggi, ma residenziale. Per quest’ultimo dobbiamo presentare i nostri tesori puliti, ben organizzati, rendere fruibili le zone destinate al passeggio e allo shopping, incentivare il trasporto pubblico, instituire le zone a traffico limitato e le aree pedonali, implementare l’illuminazione, regolamentare le concessioni di spazi comunali, migliorare il verde e così via.
Ridare decoro e dignità ad una terra per troppo tempo abbandonata e lasciata alla libera decisionalità del cittadino, è una priorità assoluta, così come la riscoperta di quel senso civico e di quell’educazione e rispetto verso la cosa pubblica che è progetto educativo e allo stesso tempo sviluppo per Procida e le sue genti.
Siamo alla fine di un percorso amministrativo e in questo tempo che ci separa dalla prossima consultazione elettorale abbiamo il dovere di dialogare, di offrire le nostre idee, di stipulare una sorta di patto collettivo per i prossimi anni e soprattutto abbiamo la necessità di informare il più possibile la cittadinanza affinché il dibattito-confronto diventi il più ampio possibile e veda una larga partecipazione.
E’ evidente che non ci si può aspettare il consenso unanime, ma è proprio dal confronto, dalla discussione, dal sapere ascoltare e riflettere che nasce un progetto sostenibile.
Non è solo un diritto, ma un nostro dovere perché quando con la crocetta si sceglie un simbolo o si scrive un nome, si delega a qualcuno il nostro futuro, si affida la nostra terra e con essa i nostri figli a quel consesso civico che non sempre è stato all’altezza dei suoi compiti e delle nostre aspettative.
Non per fede, dunque, né per amicizia, conoscenza o compromessi che bisogna apporre la x, ma per convinzione e conoscenza dei programmi e soprattutto degli uomini.
Lo sviluppo e con esso il futuro prossimo di Procida dipende solo dai Procidani e da quanti amano e vivono su questa terra. Ad essi è affidato il compito di ridare, anche attraverso piccoli sacrifici, il contributo per rinnovare le coscienze e aprire la strada davvero a quella Procida che tutti a parole vorrebbero.
Mi piace concludere con una parte di un lungo scritto di Pico della Mirandola che parlando del tema della dignità dell’uomo immagina che Dio incontri Adamo e, dopo avergli spiegato la logica del suo averlo creato, gli dice: “ La natura limitata degli astri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui podestà ti consegnai. Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti: secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”
Rigenerarsi nel bello e nel saggio è dunque il nostro obiettivo.
Gino Finelli