Procida – A bordo capita di tutto. Si fuma, si sale, si scende, si parcheggia senza rispettare le giuste distanze tra i vettori, ci si avvia in garage molto prima che il traghetto o aliscafo abbia messo il portellone a terra, e oggi, cosa si scopre? Che LA LEGGE da rispettare deve essere applicata a qualche povero cristo che allettato o che non deambula bene e su un’ambulanza è costretto a raggiungere la terraferma.
Pazzesco solo a pensarlo quando poi ti giri e attorno vedi che a bordo sale di tutto, camion imbracati male, catene non messe, mezzi addirittura lasciati in moto per tenere i frigo accesi del camion e tutti fanno finta di non vedere. Non vogliamo nemmeno provare a raccontare se si mettesse mano ( ed occhi ) sulla sicurezza di zattere di salvataggio e canotti a seguito per vedere se realmente funzionano e se basterebbero per tutti i passeggeri, ma fatto sta che l’ennesimo episodio di ieri l’altro avvenuto a Ischia è di una gravità ( morale ) assoluta.
Sull’argomento è intervenuto in queste ore anche il solerte Peppe Giaquinto di Procida in Movimento:
«Il caso sollevato dalla combattente Rosa Iacono, Presidente dell’associazione di Trasporto Ammalati e di Disabili di Ischia non può lasciarci indifferenti.
Eppure
nessuna voce istituzionale né la politica in generale ha mostrato attenzione
verso questo problema che riguarda tutti noi cittadini di serie B residenti
sulle isole.
In pratica si stanno ripetendo casi di traghetti Medmar e Caremar che non fanno
imbarcare le ambulanze con persone a bordo che necessitano di andare in
terraferma per esami o visite indispensabili ma non possono muoversi.
E’ successo già una decina di volte a Ischia e
presto potrebbe succedere a Procida e a Capri.
Alla base di questa decisione ci sta un decreto legislativo n. 28/2001 nella
parte in cui è previsto che i passeggeri non possono accedere al garage
destinato ai veicoli durante la navigazione ripreso da un altro decreto, il
numero 25 del febbraio 2018 e di recente sollecitato anche da una direttiva
ministeriale.
In pratica i malati che non possono salire ai saloni passeggeri perchè in
condizioni di salute talmente gravi da dover restare nel veicolo affiancati da
personale sanitario non si possono più imbarcare.
Tale atteggiamento, seppure supportato dalla legge, fa si che il diritto alla salute del cittadino venga dopo la sicurezza della navigazione. Certo è prevista una certa discrezionalità da parte del Comandante, ma solo nei casi in cui i garage delle navi abbiamo un adeguato impianto di aerazione. Facile intuire che nel nostro golfo di Napoli le navi sono in gran parte vicine ai 40/50 anni di età e non hanno nessun requisito per l’applicazione della deroga che, ricordiamolo, comporta l’assunzione di responsabilità in capo al Comandante.
La soluzione può essere una correzione alla norma di legge che permetta alle ambulanze di essere imbarcate sui traghetti che fanno servizio per le isole.
Del resto bisogna ricordare che oltre ai malati in
ambulanza ci sono tanti disabili e persone con difficoltà motorie che fino a
ieri sono state fatte viaggiare nelle auto nei garage e che ora non possono
accedere a bordo dato che attualmente gran parte dei traghetti delle compagnie
di navigazione che operano nel golfo non sono attrezzate per permettere ai
disabili di salire alle stanze dei passeggeri.
E’ chiaro che a questo punto qualcuno dovrebbe chiedersi ma una popolazione che
non ha sull’isola servizi sanitari adeguati e che si vede costretta a
rivolgersi a strutture in terraferma come può fare per “volare sulle acque” e
raggiungere la destinazione? Diceva un detto antico “cornuti e mazziati”.
Non solo non possiamo avere strutture sanitarie adeguate
sul territorio ma, ora, a meno che non veniamo trasportati in emergenza, ci
negano pure il diritto di essere trasportati a Napoli per cercare di curarci.
E allora per stare tranquilli o dobbiamo chiedere a qualcuno di girarsi
dall’altro lato e non vedere che a bordo c’è un ambulanza con almeno 3 persone
nel garage (il malato, l’autista e l’operatore sanitario) oppure chiedere il
miracolo di Lazzaro e una volta al porto per imbarcarci con l’ambulanza
affidare le nostre speranze a chi possa dirci “alzati e cammina”.
Oppure qualche primo o secondo cittadino, qualche parlamentare europeo o
nazionale farebbe meglio a sollecitare il Ministero competente e chiedere che
venga concessa una deroga per gli abitanti delle isole, già cittadini di serie
B.
Nell’attesa, chiudiamo con una conclusione amara: i due problemi che gravano
sulle nostre isole, trasporti e sanità, se si accoppiano ci penalizzano in modo
ingiusto ed incivile, nell’assordante silenzio di quelli che dovrebbero dire e
fare qualcosa».