Gino Finelli – “Le strade piene, la folla intorno a me mi parla e ride e nulla sa di te io vedo intorno a me chi passa e va ma so che la città…”. Così una vecchia canzona di Mina parlava raccontando del vuoto che crea un amore perso. Un amore che continua a essere presente nel cuore e nella mente, ma che non si riesce a vedere a vivere. Una sofferenza che diviene lentamente malinconia.
E’ la stessa sofferenza che si prova passeggiando per le strade di Procida, piene di gente, che parla ride, e non sa nulla del luogo dove passeggia e si intrattiene.
E intorno la folla passa e va, quasi incurante della terra che sta calpestando, del mare che sta guardando.
E’ un’immagine simbolica di quanto accade sul territorio. Tutti guardano, passano, facendo finta di non vedere intorno a loro, di non sentire, comodamente immersi nel proprio tornaconto, incuranti della bellezza che li circonda e della necessità di proteggerla.
Comincia dal traffico la mia lamentazione, da quella, ahimè piaga dell’Isola, frutto di abitudini ingiustificate e di quel permessivismo eccessivo ed anarchico.
E quell’abitudine, tanto indispensabile al popolo isolano, diviene anche elemento di pericolosità per la salute elevando il livello di inquinamento dell’aria, anche in ragione della topografia del territorio.
E il rimedio, peraltro solo di estate, è un ipocrita divieto di circolazione in fasce orarie, che è stato concepito da tutte le amministrazioni e che continua ad essere l’unica soluzione ad un problema così grande che investe, non solo la vivibilità del territorio, ma la salute dei suoi abitanti.
Ed è così che si assiste al carosello delle auto e soprattutto dei motorini che percorrono le stradine, anche a velocità sostenuta, che posteggiano in modo disordinato e limitante per chi cammina a piedi in percorsi privi dei marciapiedi, che lasciano una scia di cattivo odore e di veleni che tutti respirano.
Un carosello nell’assoluta mancanza di controllo del territorio, che potrebbe essere vigilato in modo più attento e continuativo da quanti hanno la possibilità e l’autorità per farlo.
Abbiamo spesso parlato di Ospedale e della necessità di mantenere aperto e funzionante un presidio sanitario indispensabile per la collettività isolana, ma quella stessa gente che, con aria minacciosa, ha protestato ed è scesa in piazza per il suo ospedale, dimentica di fare la stessa cosa per salvaguardare la sua salute da quell’inquinamento incontrollabile ed incontrollato che attanaglia e rende impraticabili le strade della nostra Isola. E di più, come nella peggiore espressione di mancanza di senso civico e di cura della salute che si osserva a Napoli ed in gran parte del sud, alimenti, in particolare ortofrutticoli, esposti agli scarichi dei mezzi circolanti, che compriamo e malauguratamente mangiamo.
Un territorio con una già elevata presenza di neoplasie soffre dunque di un ulteriore problema di inquinamento che avvelena la salute dei suoi abitanti.
Siamo negli anni della tecnologia avanzata e, difronte ai cambiamenti climatici e al peggioramento dell’ambiente con le conseguenze sulla salute, abbiamo il dovere non solo di difenderci, ma di provvedere a migliorare la nostra qualità di aria e di cibo, abbiamo la necessità di analizzare e di programmare un progetto per il nostro futuro prossimo, affinchè le nuove generazioni possano continuare a vivere in un ambiente sano come è stato per le generazioni precedenti. Abbiamo il compito morale di educare i nostri giovani per evitare che, abitudini e comportamenti dannosi, possano modificare la loro crescita e il loro benessere.
Cominciamo da ora, con piccoli passi. Aree pedonali con fasce orarie, controllo dei mezzi inquinanti, sanzioni per soste non permesse, incentivazione dei veicoli elettrici, chiusura al traffico, almeno dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21 del centro storico, abolizione dei permessi, istituzione di una normativa che regola lo sbarco di grossi camion per il trasporto dei materiali, rivisitazione dell’area fronte mare destinata al passeggio, divieto assoluto di esporre in strada prodotti alimentari di qualsiasi tipo anche se imbustati, rispetto dei sensi di marcia anche per le bicilette di qualsiasi tipologia e così via.
Una sorta di vademecum che, certamente all’inizio troverà l’opposizione e susciterà le proteste dei cittadini, ma che lentamente impareranno a rispettare e , alla fine, non ne sapranno più fare a meno.
Chi governa deve avere il coraggio di essere anche impopolare, quando questa impopolarità è necessaria per migliorare la vivibilità, il benessere e la salute, quando serve in assoluto a proteggere il territorio e a rendere sostenibile la sua crescita ed il suo sviluppo.
Sento nell’aria il solito lamento su tutto, l’oramai diffondersi di un senso di rassegnazione ad una impossibilità di cambiamento. Sento quella negatività che serve soltanto a far sì che nulla cambi, ma soprattutto percepisco il bisogno di una radicale trasformazione di abitudini radicate e di progettare un percorso sostenibile a garanzia del territorio e dei suoi abitanti.
Diceva Sartre che “un solo momento di distrazione è un momento di complicità”
Ci stiamo distraendo oramai da troppi anni e non abbiamo più il diritto di lamentarci, criticare, colpevolizzare, ma solo l’immenso dovere di operare, di essere consapevoli e partecipi di quel necessario cambiamento di stile e di modi di vivere, della necessità di essere protagonisti del futuro di Procida.