Procida – Il vecchio adagio sul valore del tempo e che recita tra l’altro: “Per scoprire il valore di un’ora, chiedi agli innamorati che stanno aspettando di vedersi”, sull’isola di Arturo si mescola bene con quanto sta avvenendo in questi giorni, a pochissimo tempo dall’emanazione dell’ordinanza che vieta la circolazione veicolare su tutto il territorio. Il valore di un’ora, dunque.
E’ quello che chiedono di riconsiderare- giustamente – commercianti, partite iva, e cittadini che hanno già iniziato una raccolta firme/petizione che va proprio nella direzione di chiedere che venga posticipata di una sola ora l’inizio del divieto la sera.
Nello specifico si legge:
«I sottoscritti firmatari, vista I’Ordinanza n. 60/2019 del 25/06/2019 nella quale si stabiliscono le fasce orario per il divieto di circolazione veicolare dal 1 luglio 2019 al 01 settembre 2019;
Considerato che per quanto riguarda la prima fascia (19 – 21) la stessa a fronte di benefici per il passeggio alquanto flebili giacche, in un’ isola turistica a quell’ora si è ancora in spiaggia, crea grosse difficoltà sia per quanto riguarda le attività commerciali, di fatto costrette a chiudere anticipatamente, sia per gli avventori costretti I’indomani mattina, a muoversi in maniera compulsiva per fare la spesa, situazione che aumenta maggiormente lo stato di caos della circolazione veicolare in un sistema già complesso di suo;
Per questi motivi i sottoscritti chiedono che il dispositivo di traffico disciplinato venga posticipato nella prima fascia alle ore 20.00, per consentire a tutti, in questo caso i commercianti e artigiani a svolgere con maggiore tranquillità il proprio lavoro e ai propri clienti di fare spesa al rientro dal mare evitando situazioni caotiche».
Appaiono dunque, davvero legittime le aspettative di chi – pur comprendendo le ragioni della chiusura al traffico veicolare – chiede che però ciò non intacchi o quanto meno intacchi in maniera non rilevante, il proprio lavoro. Un’ora poi, che sarà mai.
Da troppo tempo purtroppo la categoria dei commercianti isolani è vista come una gallina da spennare. Questo lo dobbiamo dire senza se e senza ma. Nel caos sovrano delle liberalizzazioni delle licenze poi il tutto è terribilmente peggiorato. E da troppo tempo manca un piano commerciale che tenga conto tra l’altro anche del divieto di circolazione serale.
Se alle tasse, alla burocrazia, al calo dei consumi, alla spietata concorrenza di internet, che purtroppo non si può governare “in loco”, ci aggiungiamo pure qualcosa di evitabile come il divieto delle 19.00, non ci meravigliamo se tante attività sul territorio durano il tempo dei “fiori di luna”.
Ma “Come si può governare una Nazione che ha 246 tipi diversi di formaggio?” si chiedeva il Presidente De Gaulle.
Allo stesso modo potremmo dire: come riuscire a governare la circolazione in un’isola come Procida, dove ognuno ha la sua personale idea di mobilità? E, aggiungiamo, ognuno ha un specifico interesse, o esigenza, o desiderio diverso, e spesso contrapposto, con un altro cittadino, magari suo vicino di casa.
Il problema è esploso da almeno 30 anni o qualcosa in più. Già dagli anni 80 si era capito che il tessuto viario era insufficiente ad ospitare il numero di veicolo che circolavano sull’isola. Nella seconda metà degli anni 90 neanche la più grande azione di riduzione del traffico finora sperimentata nell’isola (oltre 10 ore di pedonalizzazione dell’intera isola) riuscì a modellare un progetto duraturo di mobilità.
E’ compito della politica indicare una soluzione a LUNGO RAGGIO e a medio termine, che, con un percorso democratico, porti alla decisione finale. Meglio se si arrivasse a procedere ad un piano organico deliberato dal Consiglio Comunale, lasciando alle ordinanze, anche in questo campo, il solo compito di regolare le urgenze. Questo potrebbe essere un obiettivo che una amministrazione, che ha ricevuto un forte mandato di rinnovamento, potrebbe raggiungere entro i primi sei mesi di mandato, iniziando l’anno nuovo con un nuovo dispositivo. Una nuova e più efficace mobilità è necessaria per tutta la collettività! Anche per questo è bene sperimentare alcune misure già dai mesi invernali. Come farlo attiene alle scelte politiche e alle necessità tecniche.
Tuttavia un vero piano DI CAMBIAMENTO nel settore non può prescindere da un nuovo approccio CULTURALE al tema.