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AFFAIRE LOCULI AL CIMITERO: CHE PASTICCIO. GLI OCCHI DELLA MAGISTRATURA SUL CASO?

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Ott 20, 2019

Procida – Durante la seduta consiliare di venerdì scorso è stato dibattuto l’argomento inserito con urgenza dai consiglieri comunali Maria Capodanno e Menico Scala del gruppo “Per Procida” sulle modalità e procedure per la costruzione di 240 monumentini-ossarini nel civico Cimitero da parte della locale Congregazione dei Turchini. Sull’argomento ci siamo già intrattenuti sia con la documentazione a sostegno della richiesta di inserimento all’o.d.g. da parte dei consiglieri di minoranza, sia con il comunicato dei Commissari Curiali che attualmente gestiscono la Congregazione. Questi hanno sostenuto che tutto viene svolto nel rispetto delle norme.

Tutt’altra musica quella ascoltata nell’aula consiliare. I due relatori hanno illustrato ad un attonito Consiglio Comunale la paradossale situazione venutasi a creare: l’edificazione di un manufatto di ampie proporzioni per 240 monumentini funebri all’interno del civico Cimitero senza concessione demaniale e con un permesso a costruire basato su presupposti giuridici ritenuti completamente incongrui. Le ricerche effettuate dai due consiglieri a vario livello non hanno, infatti, portato ad individuare un qualsiasi riferimento a titoli di proprietà, vantati ma mai esibiti, ritenuti validi. Anzi è risultato che, quando diversi mesi fa, l’Amministrazione Comunale venne sollecitata ad approfondire il problema ed incontrò gli attuali commissari, amministratori della Congregazione, prese per esaustive le loro spiegazioni orali sulla proprietà privata dell’area occupata, dell’ampio terrapieno sottostante la piazzola antistante la chiesetta e del viale di accesso occupati per l’edificazione dei monumentini. A rafforzare il vantato diritto di proprietà esibirono una “bolla” arcivescovile in latino che il sindaco accettò, evidentemente, di buon grado se non ritenne di porre in essere più accurate verifiche.

Né si hanno notizie di provvedimenti adottati a seguito della traduzione dei contenuti della “bolla” datata 23 ottobre 1878 che nulla dice sul diritto di proprietà.

In essa si legge che “constatato, a seguito della visita compiuta da un nostro inviato in quel medesimo luogo, che tutto sia stato disposto secondo le disposizioni canoniche e sinodali, valga la facoltà di celebrare nello stesso sacrosanto sacello il sacrificio della Messa; qualsiasi presbiterio è autorizzato da questa Curia Arcivescovile. e possano essere seppelliti nel sottostante ipogeo solo quelli che siano morti nella Comunione dei fedeli e riposino in Cristo”. Ciò avviene da allora in area data in concessione circa un secolo e mezzo fa, ma che non riguarda l’area in discussione e la “bolla” rappresenta comunque tutt’altro che un titolo di proprietà. Ad essa si fa riferimento anche nella documentazione a base del progetto con cui si è ottenuto il permesso a costruire. Se non c’è documento valido sembra molto ardita la tesi del diritto di proprietà trasmesso per via orale.

Sarebbe quindi stato necessario per poter realizzare il progetto richiedere e ottenere la concessione demaniale, essendo l’area cimiteriale demanio pubblico. Né ci si può riferire ad altra zonetta di 55 mq ottenuta in concessione nel 1982, già utilizzata per la costruzione di altri loculi in posizione nemmeno attigua.

Questi sono i punti cardine della situazione, tenendo conto di quelle che sono le conseguenze per chi costruisce su suolo altrui, peggio se su suolo demaniale, come, tra le soluzioni, l’acquisizione dei beni da parte del proprietario del suolo.

Di ciò si discuterà dopo la verifica che sarà posta in essere da apposita commissione tecnica da parte del Comune, come deliberato all’unanimità a conclusione del dibattito, qualora i rappresentanti della Congregazione non siano in grado di dimostrare il titolo di proprietà in modo documentale.

Numerose incongruenze sono emerse nella procedura autorizzativa a costruire. Per citarne una, basta riprendere una delle affermazioni scritte dai commissari curiali. Essi hanno provveduto a versare gli oneri di legge, il cui pagamento deve precedere il rilascio del permesso a costruire, tre anni dopo, solo alla vigilia del dibattito consiliare su ingiunzione degli uffici comunali. Peraltro l’importo da versare è apparso modesto rispetto a similari manufatti, né contiene l’aggravio della mora, come per legge. Trova ben diverso riscontro dagli atti la giustificazione addotta che all’epoca (2016) ci fu accordo col Comune sull’indefinita scadenza della data di pagamento.

Altri delicati aspetti collaterali sono emersi come, ad esempio, le modalità di smaltimento eseguito dei materiali edili e dell’enorme quantità di terreno cimiteriale di risulta.

L’auspicio che dopo la verifica degli atti, qualora dovesse permanere la mancanza di legittimazione dell’intervento edilizio, si riesca a concordare un’equa soluzione in applicazione delle norme di legge, a tutela degli interessi di tutti, Comune di Procida, Amministrazione Comunale, Congregazione dei Turchini e i suoi gestori, i cittadini che già hanno versato cospicui acconti per ottenere i monumentini, gli operatori tecnici delle parti. Un contenzioso da tempi lunghi danneggerebbe tutti, non solo per i tempi.

In attesa che tutto si chiarisca restano altri aspetti collaterali di non lieve spessore.

Un’Amministrazione Comunale alle prese con un predissesto finanziario e vorrebbe far credere con i suoi comunicati social ad una “certosina” gestione si lascia beffare in casa da un “affare” di tanta rilevanza con modalità in corso di chiarimento, con gravi danni per l’Ente.

C’è un aspetto morale che non potrà essere sanato: se, come è stato sostenuto, a fronte di un costo di costruzione di 600 mila Euro (forse) si intende, con i prezzi di assegnazione fissati (Euro 4800 ciascuno) si ricavano 1,2 milioni circa, il doppio, un rendimento del 100%, e questa iniziativa viene posta in essere da una associazione di solidarietà e di spirito religioso gravando in tal modo sulla pelle e sulle tasche dei “fratelli”, peraltro su suolo pubblico e anche se fosse su suolo privato, qualche riflessione andrebbe pur fatta. Se a ciò si aggiunge l’applicazione del Regolamento Arcivescovile con un esoso tariffario per l’utilizzo dei loculi e dei monumentini, senza offrire maggiori servizi in contropartita, l’insieme non è edificante dal punto di vista religioso. Chissà cosa ne pensa il clero locale, senza scomodare Papa Francesco di cui è facile immaginare l’amarezza per tali situazioni. Seguiremo gli sviluppi, sperando che tutto venga chiarito.

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