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L’editoriale di Giacomo Retaggio: “Congrega dei Turchini. Ma che succede?”

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Ott 22, 2019

Giacomo Retaggio – Quando si manca per un certo periodo di tempo da un luogo, sia pure familiare, si perde il contatto con la realtà. Se ne perdono i confini precisi e si ha una visione distorta dello stato delle cose. E’ quello che è capitato a me negli ultimi quindici giorni per un ricovero ospedaliero. Ho perso di vista ciò che sta succedendo alla Congrega dei Turchini con mio grande rammarico.

Ma cosa sta succedendo? Mi hanno riferito che si è stabilito un dissidio tra un gruppo considerevole di confratelli e il padre spirituale, con la connivenza dei commissari curiali. La Congrega dei Turchini è un’organizzazione che ha quattrocento anni di vita, fondata a sua tempo dai Gesuiti. E’ un organizzazione laica, quindi sostenuta da gente normale, non appartenente al clero. Si è sempre interessata della carità e del venire incontro ai bisogni della povera gente. I confratelli sono lavoratori, contadini e soprattutto per questo quella dei Turchini viene definita “Congrega di terra”. Il suo governo viene eletto dai confratelli in ordine con i pagamenti, senza alcuna interferenza del padre spirituale. Di fatti una delle regole della vita della Congrega è l’indipendenza del governo dei confratelli dal padre spirituale nei movimenti puramente laici.

Secondo la regola di Sant’Alfonso, la vita della Congrega deve essere gestita dal governo d’ufficio e non dal padre spirituale che si deve interessare solo dell’attività cultuale della Congrega stessa, senza per nulla entrare nelle attività temporali del sodalizio. In parole povere il governo della Congrega deve provvedere all’amministrazione laica della stessa, mentre il padre spirituale si deve interessare delle cose dello spirito. Ma le cose sono così semplici e lineari. In questo momento il dissidio è dovuto ad un eccesso di interferenza del padre spirituale nel governo della congrega contro ogni regola e tradizione. La Congrega dei Turchini è proprietà privata perché nella seconda metà dell’ottocento fu comprata dai confratelli (ed esiste un regolare atto notarile) dalla famiglia Scotti che doveva costruire un conservatorio di suore clarisse di cui l’edificio della Congrega sarebbe stato la cappella. L’edifico non era completo e furono i Turchini a completarlo e a renderlo come quello attuale.

La Congrega dei Turchini fino a quel momento era presso la chiesa di San Michele, a Terra Murata, ed il 31 agosto del 1892, con processione solenne, si trasferì presso l’attuale sede. Si comprende benissimo da quanto detto che essa è proprietà privata dei Turchini e nessuno, che non faccia parte della Congrega, si può arrogare il diritto di una sua gestione tra cui apertura e chiusura secondo il proprio piacere. Le cose andrebbero in maniera molto semplice e lineare se venissero rispettate le regole: il padre spirituale si deve interessare delle cose dello spirito e il governo della gestione laica del sodalizio. E allora perché succedono questi fraintendimenti e queste situazioni imbarazzanti nell’ambiente della Congrega? perché c’è tutto un movimento di prevaricazione da parte del padre spirituale nei riguardi dei confratelli che non ha nessun motivo di esistere. Questo stato di cose nuoce alla vita della Congrega stessa e alla sua vita spirituale.

Difatti la chiesa aperta fa da richiamo per i confratelli e per la popolazione stessa nonché per i turisti , in quanto il Cristo di Lantriceni è un attrattore formidabile per questa chiesa collaborando vivamente alla vita spirituale dell’isola. Questa attuale, nella Congrega dei Turchini, non è una bella situazione anche perché esistono discrepanze di altra natura, non solo quelle legate alle divergenze tra padre spirituale e confratelli, quali, per esempio, il pagamento dei loculi per lo spostamento delle ceneri in esse. È mai possibile che occorrono ben trecento euro per la sistemazione delle ceneri di un defunto in un loculo che per giunta è anche di sua proprietà? È mai possibile che (e in questo il padre spirituale non c’entra) la curia napoletana si arroghi il diritto di stabilire tariffe e di farle applicare per la gestione dei morti? L’attuale governo commissariale della Congrega e lo stesso padre spirituale (questo bisogna dirlo per onestà mentale) non possono interferire nella gestione delle tariffe cimiteriali, in quanto appannaggio esclusivo della curia napoletana. L’attuale governo della Congrega non è un governo eletto regolarmente dai confratelli ma è stato, ormai sono più di due anni, segnalato dalla curia napoletana commissariale.

Quindi le divergenze non sono tra confratelli e governo commissariale, quanto piuttosto con il padre spirituale e un’altra parte di confratelli che sta dalla parte di quest’ultimo. Anzi gli elementi del governo commissariale non è che sono proprio in sintonia con il padre spirituale. Un’altra situazione scabrosa è quella delle prossime elezioni per le eleggere un governo regolare della Congrega. Elezioni che dovrebbero tenersi a novembre per le elezioni del Priore.

La vestizione dei nuovi confratelli secondo tradizione deve avvenire il giorno dell’Immacolata Concezione,ma le cose attualmente non sono in ordine per la divergenza tra il modo di vedere del padre spirituale e quello dei confratelli. Noi che siamo confratelli di vecchia data e abbiamo assistito alla vita della Congrega nei suoi minimi particolari ci sentiamo umiliati perché esclusi dalla gestione della stessa e trattati come soggetti in soprannumero e al di fuori delle normali leggi. A quando, ci chiediamo, la Congrega dei Turchini ritornerà nel pieno dei suoi poteri con un governo autonomo e laico quale dice lo statuto?

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