Procida – Cresce il fermento intorno alla costruzione in atto dei 240 monumentini-ossarini da parte della Confraternita dei Turchini nel civico Cimitero. Agli aspetti tecnici si sommano quelli economici.
Nella lettera diffusa a mezzo stampa, in una delle parti della stessa non inviate al Sindaco, i Commissari Curiali lamentavano i “conti in tasca” fatti dai soliti detrattori mentre essi con la Congregazione si battevano per assicurare “una mirabile opera” per i defunti procidani che correvano il “rischio di essere sepolti a Napoli”. Non si sa chi abbia fornito loro queste notizie. Peraltro l’iniziativa è senz’altro utile, come riconosciuta da tutti, ma non è certo finalizzata alla sepoltura e, in casi estremi attualmente non rilevabili, con la cremazione sempre più diffusa il pericolo paventato non sussisterebbe.
Quanto ai “conti in tasca”, speriamo che non si fa peccato nel chiedersi se la natura dell’iniziativa sia speculativa, altrimenti si finirebbe “ad infera”, magari proprio quello di “proprietà” della Congregazione.
La natura dell’operazione è importante, perché se commerciale porterebbe a trattare l’intervento fuori dalle norme relative agli uffici di culto. Da tener conto dell’entità dell’utile atteso, quella del nuovo tariffario e dell’incremento del costo di assegnazione passato da Euro 2800 con la gestione ordinaria nel 2015 a 4800 in quella commissariale attuale.
Peraltro i Commissari Curiali nella lettera inviata al Sindaco e resa nota al Consiglio Comunale, in una delle parti non rese pubbliche a mezzo stampa, affermano che “La Confraternita, infatti, deve puntare a consolidare la propria posizione economica, ad accrescere le proprie risorse e questo non certo per futilmente arricchirsi ma solo allo scopo, essenziale e irrinunciabile, di potere, con fervore, passione e programmazione pastorale investire nella vita religiosa.”
Le espressioni usate ed i valori in gioco, sembrano più da Ente economico che da Ente ed iniziativa di culto, se riferito ad un rafforzamento economico pari a circa 600 mila Euro di utile di una piccola Congregazione, con modesto bilancio annuale, a meno che il verificarsi di Commissariamenti di Congregazioni laiche, anche se per pure coincidenza, con sostanziosi patrimoni edilizi o cospicue entrate, attuati o tentati, nell’isola come nella provincia di Napoli, non corrisponda ad una precisa modalità di interpretare la divulgazione su vasta scala del valore del Vangelo da parte della Curia Napoletana.
A quanto si dice, a Napoli i “fratelli” sono stati costretti ad occupare la sede della Congregazione per impedire l’insediamento degli emissari curiali; a Procida, senza alcuna nota giustificazione, si è commissariato finanche il commissario curiale al “Pio Monte dei Marinai”.
La mission degli emissari curiali per la Congregazione dei Turchini era stata disposta per mettere “a posto le cose” tra cui, si vociferava, “la faccenda dei loculi”. A distanza di due anni va a gonfie vele il “consolidamento economico” e, a leggere quanto lamentano i vecchi iscritti, il regolamento di “conti interni” di potere gestionale. E’ augurabile che ci sia puntualità a far regolare anche i conti esterni per fornitura di materiale per costruire gli ossarini, come invece lamenta pubblicamente qualche fornitore e, magari, si ponga attenzione a non disperdere qualche briciola di patrimonio non solo culturale, recuperando qualche “mistero a spalla” dimenticato in altra chiesa da oltre sei mesi. In questo caso si può però immaginare un voluto risparmio per i costi di trasporto in vista del prossimo Venerdì Santo.
Intanto restano i problemi amministrativi legati alla costruzione degli ossarini.
I Commissari che gestiscono la Congregazione, ricordiamo, hanno scritto al Sindaco confermando genericamente che la costruzione sta avvenendo su suolo di proprietà della Congregazione e che la documentazione trovasi già al Comune.
Dagli atti catastali non risulta alcuna particella privata all’interno dell’area cimiteriale. Poiché la documentazione allora prodotta a base della richiesta del permesso a costruire appare inidonea essi potrebbero puntualizzare tecnicamente le loro ragioni, visto che il Consiglio Comunale da un esame di quanto allegato alla pratica non è di pari avviso.
I richiedenti il permesso a costruire hanno fondato le loro ragioni sul diritto di proprietà e l’utilizzo delle pertinenze del luogo di culto. Da ciò che appare, pur volendo considerare il luogo di culto come proprietà privata costruito su suolo demaniale, il sagrato ed il vialetto d’accesso, in assenza di indicazioni precise catastali, devono al più considerarsi pertinenze di natura funzionale ma restano beni demaniali e sia la superfice che il terreno sottostante e sovrastante non potevano avere un cambio di destinazione senza concessione.
A parte ciò, ci sarebbe da verificare se per la qualificazione pertinenziale di detti beni sia sufficiente un generico durevole rapporto di servizio tra questi e la cosa principale oppure se, considerata la peculiarità del regime che caratterizza la disciplina degli edifici di culto, sia necessaria la loro diretta e immediata connessione con l’esercizio del culto. In assenza di rapporto di servizio e utilizzo del bene pertinenziale con un incremento del suo vapore di oltre un milione di Euro, di gran lunga superiore al valore della “cosa principale” è difficile sostenere che resti tale.
In ogni caso e ad ogni buon fine, è bene tener presente che proprio in tema di monumentini funebri la legislazione attuale sia stata dichiarata dal legislatore sostitutiva di norme pregresse, di qualunque epoca.
Sostanzino i Commissari in breve tempo, la loro affermazione sui diritti di proprietà con adeguata documentazione relativa all’edificio di culto, con particolare riguardo alle pertinenze, documentazione che nessuno, a quel che risulta, al momento è stato in grado di reperire negli uffici pubblici a ciò preposti.
Con una tale collaborazione dei Commissari, la questione si potrebbe ridurre a valutazioni relative al solo permesso a costruire e al suolo demaniale eventualmente occupato al di fuori di quello proprio.
Qualora non ci siano idonei documenti che comprovino tale proprietà, convengano che si è operato senza concessione su suolo demaniale e pertanto non è possibile evitare di rifarsi a quanto fissano le normative vigenti e contribuiscano ad individuare la soluzione alle problematiche sorte.
Ora è tempo di agire. Il ritardo, con la prosecuzione dei lavori, con l’incasso dei saldi, come da contratto se già sottoscritto dagli aspiranti concessionari, creerebbe danni notevoli.
Poiché la volontà da parte del Consiglio Comunale è di salvaguardare gli interessi di tutti, una corretta soluzione ai problemi sorti può essere ottenuta se il Governo della Congregazione è animato da pari volontà, altrimenti sarebbero ben altri organismi a doversene interessare in tempi molto brevi.