Sebastiano Cultrera – Noi procidani abbiamo, via via, perso il senso della comunità e smarrito molte buone caratteristiche della nostra identità: mantenendo, purtroppo, abitudini più recenti meno lusinghiere. Cerco di spiegarmi con un esempio. La “favola” che il traffico sia connaturato alla identità marinara dell’isola è una vera e propria bufala, ma sono ancora moltissimi a giurare che l’origine “sociologica” del traffico venga dalla insopprimibile esigenza dei marittimi di usare la macchina: facendo così torto a tutti i marittimi pedoni (del mondo) e, cmq, a tutti i procidani che cercano di vivere l’isola al di là delle quattro ruote.
L’identità procidana (quella che viene dalla nostra storia) è un valore fortissimo, che trascende, evidentemente, dalle abitudini recenti della nostra comunità. Ed è la vera attrattiva turistica che sta convogliando a Procida svariate decine di migliaia di turisti ogni anno. Procida vive, nel settore turistico, ancora, molte approssimazioni, contraddizioni ed insufficienze. Ma è, oggi, indubbiamente una delle località turistiche in ascesa nel mercato turistico internazionale. I numeri, infatti, rimangono relativamente modesti, ma sono in forte crescita. Il prodotto Procida si afferma nel mondo per via delle sue caratteristiche (a partire da quelle diffuse dalla foto della Corricella) fortemente identitarie, che rimandano alla sua storia, alle sue centralità sui mari, alle sue tradizioni culturali e di vita isolana.
Ma il boom di questi ultimi (quattro?) anni, non è stato favorito né previsto dai procidani né dalla sua classe dirigente.
Una chiara dimostrazione del fallimento della classe dirigente (di tutte le liste che si proponevano nelle passate competizioni) nel campo della programmazione turistica, si può riscontrare confrontando i programmi elettorali di TUTTE le compagini, almeno negli ultimi DECENNI: alla voce “Turismo”, infatti, troviamo, inevitabilmente, una previsione di sviluppo “a partire da TRE POLI: il Porto Turistico; l’isolotto di Vivara; e l’ex Carcere”. Si parla, quindi, DI TRE SCOMMESSE PERSE.
Anche il Porto Turistico della Marina Grande, che è l’unico dei tre “poli” ad essere operativo, non ha mantenuto in pieno la promessa di diventare vero volano di sviluppo territoriale (pur abbozzando percorsi di sviluppo identitario interessanti, soprattutto nel settore della vela). Le altre due scommesse sono perse alla grande. La valorizzazione del Palazzo D’Avalos e dell’ex Carcere è al palo (col rischio, sempre più imminente, che lo Stato ce ne chieda conto). Vivara, accessibile solo qualche 29 di febbraio, ha avuto una vicenda proprietaria che ha confermato l’incapacità delle classi dirigenti isolane degli ultimi anni.
Insomma, l’unica cosa che possiamo dire, senza tema di sbagliare, è che l’attuale boom turistico della nostra isola si è realizzato INDIPENDENTEMENTE dai TRE POLI di SVILUPPO (Porto, Vivara ed ex Carcere) previsti dai procidani e, soprattutto dalla sua classe dirigente. La quale non solo è stata INCAPACE a metterli in opera, quei TRE POLI, ma, evidentemente, è stata anche incapace a COMPRENDERE il reale valore turistico della propria isola.
La vera e forte attrattiva turistica dell’isola di Procida è, infatti, L’ISOLA STESSA, nella dimensione della sua IDENTITA’, fatta di storia, tradizione, commerci e contaminazioni. È quella IDENTITA’ che i visitatori dell’isola AMMIRANO nei segni dell’architettura, GUSTANO in alcuni cibi locali, VIVONO nella lentezza della vita isolana, RESPIRANO nell’aria e sul mare di Procida.
Di tutto ciò, che invece costituisce la VERA ESSENZA dell’isola che quotidianamente i nostri figli vivono (cioè un’isola che tende ad essere aperta e cosmopolita), la classe dirigente, e quindi la classe politica, sembra non importarsene. O, almeno, nella quasi totalità, se ne mostra inconsapevole.
Anzi sembra esista, sul Comune, un comitato di reduci (miscelati ad attuali amministratori), che si lecca le ferite su vicende da ISOLA CHE NON C’E’, ciarlando di cose che non esistono, tipo Vivara ai forestieri usurpatori; Pio Monte tra marineria e chiesa; Congreghe e Confraternite varie.
Il tutto da riportare, secondo loro, sotto il controllo “procidano”, cioè sotto controllo politico. Per realizzare un progetto che NON esiste verso uno sviluppo turistico che, con quelle premesse, NON SAREBBE MAI AVVENUTO.
E cianciano ancora di TRE POLI, ma alcuni di loro possiamo immaginarli a sbavare solo per TRE POLLI.
Anche nelle prossime elezioni, che pure dovrebbero disegnare il futuro dell’isola, questi temi saranno, molto probabilmente, assenti. Si parlerà dei debiti (veri o presunti) di “quelli di prima” oppure delle (vero o presunte) incapacità amministrative di “quelli di adesso”. Candidati sindaci e candidati vari proporranno soluzioni (pubbliche o private) a vantaggio dei procidani (singoli, gruppi, famiglie o comunità): per migliorarne l’immediato futuro, in “cambio” del consenso elettorale.
Allo stato nessuno sembra volere avviare una riflessione seria sul futuro del nostro bene più grande: Procida.