Gino Finelli – Il testo di questa canzone trasmessa stamane per radio mi ha dato lo spunto per commentare quanto sta accadendo e quanto forse ancora deve accadere.
Accade che ogni tanto qualcuno esprima considerazioni e commenti critici sempre rivolti agli errori e alle manchevolezze degli altri, senza mai prendere in considerazione i propri, senza una analisi critica di comportamenti, atteggiamenti e posizioni assunte, spesso arroganti e pretestuose che potrebbero aver determinato una confusione di linguaggio e anche di ruoli.
Oggi la politica, ed in particolare quella che si fa in una piccola realtà come la nostra, ha ampie lacune culturali e pochissime idee. Non presenta mai un progetto politico realmente sostenibile nel tempo e non ha quella lungimiranza necessaria per dare spinta propulsiva e far crescere un territorio. Mi sono chiesto spesso se è un problema di tempi o di uomini. Oggi penso di poter rispondere, con assoluta certezza, che si tratta di uomini, di quella classe cosiddetta dirigente che non si è saputa formare e che la mia generazione non ha formato, che non ha la consapevolezza spesso del ruolo che svolge e dell’istituzione che rappresenta, che non ha quella cultura politica indispensabile per governare un paese. D’altronde noi abbiamo affidato le sorti della Nazione a persone i cui curriculum non sarebbero stati accettati da nessuna azienda, li abbiamo lasciati fare e poi abbiamo avuto anche il coraggio di criticarli e di rimproverarli.
L’unico rimprovero che dobbiamo veramente fare e quello verso noi stessi; un rimprovero per aver creduto e per esserci lasciati illudere da imbonitori, sempre per seguire quella strada di personalismo, inficiando un progetto collettivo e socialmente qualificato.
Se ciò accade nella nostra Italia figuriamoci nella piccola Isola, dove ognuno alza la testa per dire di sé il meglio, misconoscendo l’altro; dove ognuno si arroga il diritto di essere capace di amministrare e di condurre alla riscossa il territorio; dove ognuno immagina di essere portatore di un grande consenso.
Ed è ciò che si sta verificando e che vedremo sempre più con l’avvicinarsi della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale.Assisteremo ad ogni sorta di personalismo, di critica, di atteggiamenti, anche irrispettosi, per mostrare i muscoli, la determinazione, la propria forza.
Uno spettacolo davvero indecoroso che colorerà la politica e renderà, ancora una volta, un momento di confronto propositivo, in uno scontro senza alcuna progettualità e privo di quella cultura politica, oggi più che mai necessaria per il futuro della nostra terra.
L’appuntamento elettorale è vicino e, trascorse le festività, inizierà la campagna elettorale, quella della ricerca casa per casa, persona per persona, promessa per promessa. Quella che chiama a raccolta amici, conoscenti, quella che esprime le mancanze dell’uno, le magagne dell’altro. Insomma il solito modo di sentire la cosa pubblica, la solita mancanza di rispetto verso il collettivo a vantaggio del personalismo più sfrenato che ha rappresentato, in questi ultimi anni, la disfatta dell’immagine del nostro paese, della nostra identità, della nostra storia culturale.
Dobbiamo dunque dire basta e aprirci ad un confronto concreto di idee. Bisogna che ciascuno che pensi di governare la cosa pubblica nei prossimi anni, ci faccia capire cosa vuole fare, quali sono le sue idee e, soprattutto, con quale modo ci vuole governare.
Non è più il tempo del clientelismo allargato, è il tempo della coscienza collettiva quella che potrà determinare il vero cambiamento.
E’ necessario, dunque, uno, due, tanti dibattiti pubblici sulle idee, sui progetti, sulle metodologie di gestione; ascoltare le istanze di rinnovamento, di riqualificazione e di linguaggio per identificare chi dovrà condurre le sorti dell’isola per i prossimi 5 anni.
E’ mio compito, in qualità di cittadino onorario, di spingere affinché ciò avvenga con la più ampia partecipazione della popolazione. Ed è mio dovere sollecitare la coscienza popolare a riconoscere ed identificare il percorso progettuale più idoneo e corretto per lo sviluppo del nostro territorio.
Al direttore del Giornale Leo Pugliese chiedo la più ampia collaborazione per far sì che noi, che abbiamo più volte scritto, parlato e spiegate le nostre motivazione i e i nostri pensieri, possiamo nel modo più mediatico possibile, portarli a conoscenza dell’intera cittadinanza ottemperando a quel progetto che ci siamo prefigurati: “Un patto per Procida e per i Procidani”.