Una ferita sempre dolorosa della marineria procidana che non dimentica i suoi uomini scomparsi in mare
“….perché la luce della preghiera e della memoria resti viva in tutti quelli che li hanno amati e che da ora li contemplano felici nel porto di Dio“. Con queste parole – vergate in una lapide commemorativa a Sant’Agnello – ci piace iniziare il nostro commosso ricordo alla memoria dei nostri tre procidani, Pietro Cibelli, Grazio Scotto di Marrazzo e Giuseppe Visaggio, che in quel tremendo tardo pomeriggio del 29 Dicembre del 1981 trovarono la morte nel tempestoso Golfo di Guascogna, e con loro in quell’immensa e gelida tomba altri 27 membri dell’equipaggio.
In meno di un minuto, infilandosi di prua, un’onda assassina trascinò in fondo al mare la nave con 30 giovani vite le cui salme non sono state mai più restituite alle famiglie. Di questi martiri del mare – oltre ai tre procidani – ben 21 appartenevano alla penisola sorrentina, 12 di Meta di Sorrento, 5 di Piano di Sorrento, 2 di Sorrento ed altrettanti di Massa Lubrense, 5 di Torre del Greco ed un cileno di Santiago del Cile, completavano l’equipaggio.
Sono trascorsi trentotto anni, ma il dolore e l’angoscia dei parenti, per una tragedia che non potrà mai scrivere la parola fine, si rinnovano giorno dopo giorno.
“Ormai questa è una giornata-simbolo per la nostra comunità per ricordare tutti i marittimi procidani morti sul lavoro – ricorda Antonio Carannante, Assessore con delega al Lavoro Marittimo.
– Il ricordo di diversi di loro, purtroppo, è sfumato col passare degli anni, pertanto quest’anno abbiamo invitato la cittadinanza a comunicare agli Uffici Comunali i nominativi dei marittimi di loro conoscenza deceduti sul lavoro. Vi è stata una bella risposta, un’esperienza tra le più emozionanti di questa mia esperienza amministrativa. Abbiamo aggiornato l’elenco, e nel 2020, come promesso, realizzeremo un monumento loro dedicato. Tutelare la memoria storica è essenziale per una vera comunità – conclude Carannante.