Sebastiano Cultrera – Le scorse elezioni hanno visto la crisi di una compagine di governo che aveva amministrato Procida quasi vent’anni, con perno l’avvocato Luigi MURO.
La Procida che Vorrei, che vinse le elezioni, sta portando a termine un mandato amministrativo per il quale il giudizio bisogna affidare ad una analisi più attenta. Si è trattato infatti, a mio modo di vedere, di una decorosa azione amministrativa basata sull’ordinaria amministrazione, senza infamia e senza lode. Essi hanno senza dubbio tratto vantaggio dal poco spessore di una opposizione mai propositiva, proveniente, in gran parte, da un’area che non ha fatto i conti con la propria storia e con le ragioni della propria sconfitta precedente. L’amministrazione, inoltre, ha lucrato anche altre circostanze favorevoli, come un forte ridimensionamento del costo del personale comunale (per via dei prepensionamenti) e un incremento del turismo senza precedenti nella storia dell’isola (oggi Procida è una delle mete internazionali più in ascesa).
Ma, a mio giudizio il progetto della Procida che Vorrei è sbattuto contro l’ordinaria amministrazione e ha mostrato di non reggere proprio su alcuni elementi costitutivi. Tra cui la chiusura politica a riccio, la difficile interlocuzione con altri Enti e l’inesperienza amministrativa.
Tutti i tre elementi si sono, onestamente, mitigati col tempo. La squadra amministrativa di oggi non ha, ormai, quasi nulla da invidiare a quelli del passato; e come impegno e dedizione all’isola in certi casi, ha da insegnare. Come dico sempre, non c’erano, nel nostro recente passato isolano, né Quintino Sella né Thaon de Revel, al confronto. Ciascuno fa quello che può, coi suoi limiti e con la sua generosità. Ma onestamente, allo stato, nel confronto tra gli attuali amministratori con i nomi che circolano della lista avversa, credo che la bilancia penda nettamente a favore dei primi.
Insomma, bisogna tuttavia riflettere come la funzione dell’amministrazione, in questi anni, non sia stata facile. Non tanto per l’eredità “finanziaria” dell’Ente, ma per la necessità di ricostruire una nuova credibilità della politica, dopo la sonora bocciatura della precedente classe politica. E soprattutto perché chi aveva vinto è passato attraverso una fase assembleare e radicale (con punte di populismo antipolitico). Trovandosi poi catapultato con responsabilità stringenti di governo del territorio e dell’isola in genere, con le sue complessità e con le sue criticità. La compagine, in quelle circostanze, non ha avuto la forza di portare avanti un progetto di CAMBIAMENTO, che è rimasto al palo, ed è stata assorbita dalle necessità quotidiane aggravate da pregiudizi e inesperienze politiche. Insomma, quella che doveva essere una PARTITA DI ATTACCO al cambiamento, verso il futuro dell’isola, è divenuto un CATENACCIO tutto rivolto al presente e ai suo piccoli, innumerevoli, problemi.
Ma verso la fine di questo quinquennio Procida si presenta, obiettivamente, MIGLIORE di come era all’inizio e anche l’impetuosa invasione di visitatori e turisti attenti alle bellezze (e alla identità) dell’isola (che pure ha soprattutto cause esterne alla dinamica politico-amministrativa) di certo è stata favorita e non ostacolata da questa giovane classe amministrativa. La missione, quindi sembra compiuta, pur con qualche mediocrità.
Ciò che sembra definitivamente esaurita è la spinta propulsiva verso il futuro e il cambiamento che aveva animato la “rivoluzione” politica del 2015. Ma sembra essercene l’anima e la consapevolezza, e ciò è un bene.
Le stesse parole del Sindaco Dino Ambrosino (nella sua recente intervista) sembrano gravide di consapevolezza della missione compiuta “a metà”. Come lo è la intelligente proposta di Procida Capitale della Cultura, progetto che può ridisegnare Procida, a partire dal recupero della sua vera IDENTITA’. Che può attivare una serie di processi, di sinergie, di consapevolezze, a vantaggio dei giovani e del futuro dell’isola. Al di là di distrazioni ed errori di partenza, e al di là delle polemiche (più sono accese e più sembrano strumentali) sembra questa la strada giusta per l’isola. Ma Dino Ambrosino, che politicamente è cresciuto, si sente, finalmente, spalle larghe da proporre anche un’apertura politica, SENZA PREGIUDIZI, a quei soggetti politici (citando anche DE CANDIA e CAPEZZUTO) che vogliano collaborare con la NUOVA FASE del suo progetto politico. Ma qui casca l’asino!
Se da un lato Luigi MURO è la sintesi e l’ubi consistam della propria proposta politica, che lo riproporrebbe come totale dominus del futuro dell’isola, AMBROSINO non può fare altrimenti.
MURO è la FORZA e il LIMITE della propria proposta politica, che sta volutamente incentrando tutta su sé stesso. Mette sul piatto della bilancia la propria esperienza e le proprie doti umane e politiche, e tiene sullo sfondo la proposta politica, la compagine e, in definitiva, le risorse dell’isola stessa. Ci torneremo.
Ma Dino AMBROSINO (di cui pure si narra, nelle stanze comunali, come soggetto a tendenze accentratrici) NON PUO’ tentare di competere su questo piano. Per età, per storia, ma, soprattutto, per target elettorale di riferimento.
MURO ha già maramaldeggiato nelle liste degli altri, sempre tuttavia con la tecnica di ADESIONE INDIVIDUALE alla sua personalità. AMBROSINO parte all’attacco verso bersagli grossi. Individuando quei soggetti che per storia e per azione politica sono stati, magari ALLEATI nel passato con Muro, ma mai ORGANICI al suo percorso politico e capaci, come hanno dimostrato, di aggregare, avere consenso e fare politica IN PROPRIO.
Ma la strada (stretta ma interessante) che può percorrere, per vincere la sfida, è quella di costruire (politicamente e come proposta amministrativa) una evoluzione della Procida che Vorrei in un CAMPO LARGO che contenga diverse istanze e contributi politici. Che siano in grado di sostenere, con forza, saggezza, e con esperienze acquisite (sul campo e da consistenti altri contributi politici) lo scontro politico verso una armata che si presenta agguerrita; ma soprattutto in grado di reggere la sfida (indispensabile) di un decisivo cambio di passo nei prossimi cinque anni di mandato amministrativo!