A rischio il finanziamento di 103 mila Euro assegnato dal Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli per la ristrutturazione della ex Casa del Caporale
Procida – Alla ventennale vicenda giudiziaria intentata, nel 1999, dall’avv. Giuseppe Diana e conclusasi con un’incomprensibile sentenza che ha sottratto all’Ente di assistenza e beneficenza Albano Francescano il lascito del benefattore, dott. Domenico Scotto Lachianca, per consegnarlo ai Sig.ri Francesca ed Antonio Diana, figli del suddetto ricorrente e discendenti per via collaterale del precitato benefattore, si è aggiunto un nuovo capitolo a ingarbugliare la già intricata matassa.
Infatti, tra i parenti dell’avv. Giuseppe Diana ci sono vari rami della famiglia che già hanno adito le vie legali e altri che si apprestano a farlo sostenendo, tutti, di avere pari diritto a dividersi l’eredità del dott. Scotto Lachianca, di cui allo stato solo i figli dell’avvocato ne stanno godendo i benefici.
Il giudice, cui si sono rivolti detti parenti dei germani Diana, ha disposto il sequestro dei beni restituiti dall’Albano Francescano, che comprendono anche l’isolotto di Vivaro, nominando il custode giudiziario.
Avendo approfondito la questione presso l’ottava sezione civile del Tribunale di Napoli, abbiamo anche appreso che il giudice avrebbe rivisitato l’ordinanza di sequestro emessa il 20 gennaio scorso, con cui nominava un custode terzo, e, accogliendo parzialmente le richieste dei contendenti, avrebbe nominato come custode dei beni sequestrati un gruppo formato dai rappresentanti dei diversi ceppi familiari, ancora da definire. Si dice anche di un possibile accordo tra i contendenti con doppia nomina a periodi alterni, per far ruotare il ruolo di custodi giudiziari.
In ogni caso, in attesa della sentenza definitiva sulla vertenza in atto, gli affittuari degli immobili costituenti il lascito sequestrato avranno difficoltà a capire a chi versare il fitto, mentre per la “Riserva” resta, ancora una volta, non chiara la individuazione della proprietà dell’isolotto di Vivaro ove, stante il sequestro, nessuna attività parrebbe da effettuarsi.
Ciò stante, ne consegue: che il Ministero, dopo aver modificato il decreto istitutivo per estromettere dal Comitato di gestione della Riserva di Vivara l’Opera Pia “Ospedale Civico Albano Francescano”, non potrà nominare, in detto Comitato, il rappresentante della proprietà dell’isolotto, senza l’accordo del gruppo dei menzionati custodi giudiziari; che il sequestro dell’isolotto impedisce al Comitato di gestione di adempiere gli obblighi assunti con la sottoscrizione della Convenzione con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, e in particolare a quelli previsti dall’art. 7 di detta convenzione, quali la conclusione dei progetti didattici, dei progetti operativi e servizi per educazione ambientale, le visite guidate, la manutenzione ordinaria, nonché le attività di antincendio boschivo, non avendo il giudice – forse perché non gli è stata rappresentata adeguatamente la questione – stabilito alcunché circa le attività di conservazione e tutela della “Riserva”. Occorrerà, dunque, rivolgersi al custode ovvero al gruppo dei custodi giudiziari, quando saranno definiti, per capire il da farsi.
D’altro canto è da valutare anche il comportamento di chi nel pretendere con vari atti di diffida urbi et orbi la partecipazione dei propri assistiti al Comitato di gestione, non ha rappresentato al Ministero l’esistenza di tale contenzioso incombente; tanto che il 2 agosto scorso il Ministero “invitò” il Presidente Marinella a non convocare alle sedute del Comitato il rappresentante dell’Opera Pia ed a limitarsi alla sola ordinaria amministrazione. Ora, se possibile, la situazione appare ancora più ingarbugliata e nemmeno più la gestione ordinaria sembra possibile.
Va evidenziato che le rivendicazioni di proprietà poste in essere dai parenti dei Diana risalgono almeno al 2018, e quindi emergono altri aspetti di non lieve significato. Infatti, il procedimento messo in piedi dagli altri pretendenti ai beni dello Scotto Lachianca in cui s’incardina l’Ordinanza di sequestro del 20.1.2020 è stato impiantato nel 2018, dunque l’avv.to e anche i fratelli Diana, erano ben a conoscenza delle rivendicazioni quando, nella scorsa estate, sono stati al Ministero per perorare l’estromissione del rappresentante dell’Albano Francescano dal Comitato di gestione della Riserva, eppure hanno sottaciuto l’esistenza di tale procedimento. Poi, nel dicembre scorso, all’approssimarsi dell’udienza giudiziaria del 20 gennaio, hanno ripetutamente sollecitato il pagamento del saldo relativo alla convenzione stipulata con l’Albano Francescano nel 2017, per l’effettuazione dei Progetti che coinvolgevano i fabbricati dell’isolotto, ottenendo appena pochi giorni prima dell’ordinanza di sequestro il pagamento di 45.000,00 Euro, tacendo l’esistenza di una tale eventualità anche alla Riserva.
A ciò s’aggiunge che resta irrisolto il pasticcio del Decreto Ministeriale n. 344 del 2 dicembre 2019, di modifica del decreto istitutivo della Riserva Naturale Statale “Isola di Vivara” del 24 giugno 2002, che emanato per inserire i Diana nel Comitato di gestione ha anche dichiarato decaduti i membri del Comitato nominato l’8 luglio 2003, ma non il Presidente Maurizio Marinella, l’avv. Gaetano Cennamo, il dott. Roberto Costanzo, l’ing. Giuseppe Rosato, il prof. Costantino D’Antonio e il prof. Michele di Cesare che, nominati successivamente, allo stato sono tuttora in carica. Appare, dunque, evidente che il Decreto Ministeriale n. 344 del 2 dicembre 2019 è solo un maldestro tentativo per rimuovere gli attuali membri non ritenuti abbastanza obbedienti a qualche azzeccagarbugli, al suo impetuoso interlocutore ed agli autoritari burocrati dello stesso Ministero dell’Ambiente.
Da ultimo, in un simile contesto, s’inserisce il finanziamento di 103.000 Euro circa, stanziato nell’ambito del Piano Strategico Metropolitano, approvato dalla Città Metropolitana di Napoli per le Aree Naturali Protette che il Comitato ha richiesto e ottenuto per ristrutturare l’ex Casa del Caporale per farne posto di controllo degli accessi alla Riserva.
L’intera vicenda dell’isolotto di Vivara, da sempre molto complessa, è divenuta così un vero caos.
Il Ministero dell’Ambiente dovrà farsi carico di dirimere tutte le questioni.
Ai tanti che avevano creduto di mettere le mani su Vivara per piccoli egoismi personali, contrastando il Comitato di gestione guidato da Maurizio Marinella e plaudendo alla discussa sentenza di rimozione della Fondazione di assistenza e beneficenza degli indigenti procidani con l’insediamento dei nuovi proprietari, potrebbe tornare in mente il vecchio detto premonitore che sostiene: “la farina del diavolo finisce in crusca.”
E non finisce qui.