Procida – Tra coronavirus, ricorsi, sindacati e soprattutto silenzi, sul territorio si sta consumando il taglio degli operatori socio sanitari. Infatti, dal primo marzo una buona metà di loro dovrà lasciare il presidio isolano e trasferirsi a Ischia.
Il silenzio delle autorità locali, dalla politica fino all’ASL, appare assordante se si pensa che il ridimensionamento non potrà non andare ad incidere sulle prestazioni degli operatori. In termini numerici proprio e senza voler entrare nelle dinamiche di alcune mansioni svolte fino ad oggi e che con il nuovo contratto appaiono compromesse con la buona pace di tutti.
Già 15 unità da tempo non apparivano ( tra le diverse mansioni da svolgere) un numero congruo, ma il dislocamento della metà a Ischia appare davvero troppo.
Se la garanzia dei livelli occupazionali spetta all’Azienda e all’Asl, la comunità isolana chiede che venga garantito il sacrosanto diritto ad avere un presidio ospedaliero sempre più qualificato e non sempre più ridotto all’osso.