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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

Il punto di Gino Finelli. “Coronavirus, siamo tutti chiamati a fare la nostra parte”

Ditgprocida

Mar 12, 2020

Gino Finelli – Cari amici, in questo momento così difficile e complesso per il nostro paese e soprattutto di grande impegno dei medici e del personale parasanitario del nostro sistema sanitario nazionale ed in particolare dei nostri ospedali, mi è sembrato doveroso dare qualche delucidazione in merito alla infezione da Covid 19.

Mi è parso utile per far capire meglio difronte a cosa ci troviamo e soprattutto per far comprendere a tutti che non possiamo permetterci errori che comporterebbero il collasso, inevitabile, delle nostre strutture con una conseguenza devastante e con il rischio di una altissima mortalità, perché il vero problema di questa infezione sono le sue complicanze e la necessità, per fortuna non frequente, di dover assistere il paziente con una ventilazione assistita, cosa che può essere fatta solo in una terapia intensiva e, peraltro con posti dedicati ai pazienti infettivi.

Per queste ragioni cercherò con l’aiuto dei testi di medicina di spiegare meglio l’ infezione.

“La parola “virus” deriva dalla parola  latina  vīrus, che significa “tossina” o “veleno”. I virus sono tutti parassiti endocellulari obbligati. All’esterno delle cellule ospiti sono costituiti da un  virione, formato da una capsula proteica (detta  capside) contenente l’acido nucleico. Alcuni virus possono inserire fisicamente il loro  genoma  in quello dell’ospite  in modo che sia replicato insieme con esso.  Un virus può essere dotato di un genoma a  DNA  o uno a  RNA  e pertanto vengono denominati rispettivamente virus a DNA o virus a RNA; la stragrande maggioranza sono a RNA

I virus non sono in grado di riprodursi attraverso la divisione cellulare poiché non sono cellule. Pertanto sfruttano il  metabolismo  e le risorse di una cellula  ospite  per produrre copie multiple di sé che si  assemblano  nella cellula.

Virus a RNA  sono  virus  che utilizzano l’RNA  come  materiale genetico. Questo  acido nucleico  di solito è presente come filamento singolo, sebbene siano presenti gruppi di virus che utilizzano un RNA a doppio filamento.

I principali virus patogeni appartenenti ai virus a RNA sono i virus della  SARS, dell’Influenza, dell’Ebola  e dell’Epatite C e naturalmente il Coronavirus

Un  virus  è un  microrganismo  acellulare  con caratteristiche di  parassita  obbligato, in quanto si replica esclusivamente all’interno delle  cellule  di altri  organismi.

I virus possono infettare tutti i tipi di forme di vita, dagli  animali, alle  piante, ai  microrganismi  e anche altri virus. Quando non si trovano all’interno di una cellula infetta o nella fase di infettarne una, i virus esistono in forma di particelle indipendenti e inattive. Queste particelle virali, note anche come  virioni, sono costituite da due o tre parti, il materiale genetico costituito da  DNA  o  RNA, lunghe molecole che trasportano le informazioni genetiche. La maggior parte delle specie di virus possiedono virioni che sono troppo piccoli per essere visti con un  microscopio ottico. Sono considerati da alcuni biologi come una forma di vita, poiché sono possessori di materiale genetico, si  riproducono  e si evolvono attraverso la  selezione naturale. Tuttavia, sono privi di alcune importanti caratteristiche, come la struttura delle cellule e un metabolismo. Poiché possiedono alcune, ma non tutte le caratteristiche, i virus sono stati spesso descritti come “organismi ai margini della vita”. Il nostro sistema immunitario “innato” provvede alla difesa del nostro organismo riconoscendo l’agente patogeno e sviluppando una serie di processi di difesa fino alla creazione degli anticorpi, ma questo sistema non consente a differenza del sistema immunitario “adattativo”, alla base della nostra attività immunologica, una capacità di risposta duratura nel tempo.

Gli anticorpi possono continuare a essere un meccanismo di difesa efficace anche dopo che i virus sono riusciti a ottenere l’ingresso nella cellula ospite. Una proteina presente nelle cellule, è in grado di legarsi agli anticorpi sulla superficie della particella virale. Questo innesca la successiva distruzione del virus da parte degli enzimi Queste semplici e sintetiche considerazioni per cercare di spiegare in modo elementare ciò che abbiamo difronte e dobbiamo affrontare. Alla luce della capacità di diffusione e, soprattutto del modo con cui avviene la diffusione che è quello aereo, ci troviamo in presenza di un rischio di elevata gravità a cui tutti noi, con responsabilità e profondo senso civico, dobbiamo rispondere per contribuire il più possibile a limitarne la diffusione e a far decrescere la curva infettivologica.

Chi come me ha vissuto il periodo del colera ricorda il dramma di quella situazione, ricorda le difficoltà e rischi che fummo costretti ad affrontare e la paura che serpeggiava nella popolazione. Ma si trattava di un contagio totalmente diverso. Infatti si trasmetteva la malattia per via oro-fecale, quindi attraverso rapporti sessuali, sangue cibi non lavati e così via e dunque più facilmente arginabile e controllabile, oltre al fatto che era circoscritta in una area non grande e soprattutto esisteva il vaccino. Difronte allo scenario attuale era dunque ben poca cosa eppure tutti ci attivammo con grande diligenza in quel periodo e contribuimmo ad uscire fuori dalla condizione di appestati e di untori.

Oggi data la pericolosità del coronavirus siamo chiamati ad un sacrificio ancora più grande, ma assolutamente necessario che deve riguardare tutti evitando quegli atteggiamenti da bulli o da saputoni che appartengono agli ignoranti, agli incivili e soprattutto a chi, forse anche in buona fede, non ha compreso la gravità della situazione. Le regole che sono state emanate sono solo una piccola raccomandazione che va di certo rispettata e seguita, ma dobbiamo fare noi tutti di più modificando le nostre abitudini di vita e i nostri abituali rapporti sociali. Poi con l’arrivo del caldo l’infezione e la curva epidemica tenderà a decrescere fino a scomparire e potremo ritornare alla nostra vita ordinaria consapevoli di aver contribuito, con il nostro comportamento, ad evitare il diffondersi della malattia.

Apparteniamo ad un mondo globalizzato e dobbiamo imparare pertanto che fatti e situazioni come queste possono non solo capitare, ma ripetersi anche con una certa frequenza. In un mondo dove tutti si muovono e dove le distanze sono presso che annullate e con esse i confini, è inevitabile che possano verificarsi contagi e diffusione di patologie per noi, come per gli altri popoli, magari sconosciute. Per questo dobbiamo sempre di più, sia in termini personali che collettivi, implementare il nostro senso civico, proteggendo il territorio e migliorando la nostra qualità di vita attivando tutte le possibilità e le risorse per una crescita sostenibile.

In conclusione invito tutti ad osservare tutte le precauzioni possibili come indicate, ad evitare di utilizzare incertezze o anche errori di chi in questo momento gestisce il territorio, magari con difficoltà e legate anche alla scarsa conoscenza, per polemizzare o avviare un inutile e dannoso contradditorio; di non mettersi inutilmente a rischio con atteggiamenti spavaldi che compromettono, oltre che la salute personale, anche quella degli altri; di evitare spostamenti non indispensabili e soprattutto di collaborare con alto senso civico affinché tutti i nostri atteggiamenti, personali e sociali, siano tesi al rispetto degli altri.

Siamo in presenza di una epidemia, cioè “ad una manifestazione collettiva di una malattia, che rapidamente si diffonde fino a colpire un gran numero di persone o di territorio”, la medicina deve dunque, in queste circostanze, salvaguardare la salute e migliorare le condizioni pisico-fisiche della popolazione attraverso tutti i sistemi e gli strumenti di protezione sanitaria dei singoli individui e della popolazione, valutando anche le condizioni ambientali e i rapporti sociali.

E’ una prova di capacità collettiva all’emergenza che le generazioni che non hanno sofferto le guerre, le pestilenze e le carestie, come le nostre, per la prima volta sono chiamate ad affrontare.

Può essere molto utile a tutti per migliorare il nostro modo di vivere, per imparare a proteggere noi stessi e l’ambiente nel quale viviamo, per aumentare il nostro senso civico ed il conseguente rispetto per gli altri, per insegnare ai nostri figli come progettare un futuro migliore.

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