Procida – Una epistola a cuore aperto. Precisa fotografia del momento storico che anche Procida sta vivendo con grande apprensione. Non uno di quei messaggi o richieste che quotidianamente inondano la bacheca del profilo social del primo cittadino ma una autentica lettera, che la immagini addirittura scritta prima a penna e poi ricopiata, quella che il capogruppo di Insieme in Movimento Barti Scotto di Perta, ha indirizzato al Sindaco Dino Ambrosino:
“Caro Sindaco, le scrivo da cittadino da uomo da papà da figlio da nipote, e anche un pò da consigliere comunale. Di sicuro stiamo vivendo una delle più grandi sventure degli ultimi decenni, ci troviamo a combattere un nemico alquanto sconosciuto di cui sappiamo relativamente poco, che mette in contraddizione lo stesso mondo scientifico.
Caro Sindaco lei rappresenta le istituzioni la politica il potere, che in questi momenti dovrebbe guidarci e darci sicurezza, ma purtroppo come ormai noto il problema è stato già fin troppo sottovalutato.
Caro sindaco il nostro governo era già cosciente del rischio sanitario che incombeva sul nostro paese, basta consultare la GU Serie Generale n°26 del 01/02/20. “ Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie virali trasmissibili”.
Caro sindaco siamo ormai in pieno isolamento sociale dove ognuno cerca di difendere il proprio orticello, dove parole come barriera, restrizione, quarantena che fino a poco fa sapevano di razzismo, adesso ci sembrano semplici precauzioni.
Caro sindaco è proprio sul nostro orticello che vorrei sottoporle alcune riflessioni. Il primo pensiero va di sicuro alle istituzioni svilite più che mai in questo triste momento dove la politica non riesce più ad esprimere ne la rappresentanza ne la proposta. Assistiamo ormai da giorni a dirette di regime che dal governo passando per Regioni e sindaci dovrebbe rassicurarci ed allontanare la paura.
Cosa assai difficile se si passa da “ Milano non si ferma” a “ IO RESTO A CASA “ o la mascherina non serve non è obbligatoria, a mi raccomando mettete bene la mascherina.
Caro sindaco non so lei ma io un po’ di paura ce l’ho, quella sana però, quella che ti fa togliere le forbici ad un bambino, quella che ti fa guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, quella che ti fa anticipare il pericolo. Pericolo è quello che incombe sulla popolazione mondiale dove noi procidani di certo non facciamo eccezione. Abbiamo un presidio ospedaliero che potrebbe di certo essere attrezzato in maniera adeguata a fronteggiare un eventuale emergenza, come brillantemente sta avvenendo nella vicina Ischia, dove a quanto pare non ci sono casi di pazienti trasferiti in altre strutture centralizzate come le chiama lei.
Come dichiarato da alti rappresentanti dell’ASL NA2 nella vicina Ischia il contagio è arrivato da persone che rientravano da fuori, come accade quotidianamente anche a Procida, quindi mi domando come mai ancora non riusciamo a fare sti benedetti tamponi a chi giustamente rispetta la sua ordinanza di quarantena volontaria.
La stessa OMS ha dettato le linee guida per un corretto approccio al problema, che in sostanza si riassume in: Trova il contagio, Isolalo, testalo, traccia tutti i contatti.
Caro sindaco il popolo procidano come sempre ha risposto con enorme senso di responsabilità, abituato da secoli all’ isolamento e alla lontananza come ci insegnano gli uomini di mare, con il nostro DNA jusino siamo in grado di essere felici con poco, pertanto la prego non buttiamo alle ortiche i sacrifici fatti fino ad ora”.